Note pratiche sulla Catechesi dei bambini e dei ragazzi

Ai Rev.di Parroci

 

Carissimi parroci,

avendo ormai potuto visitare praticamente tutte le comunità parrocchiali della Diocesi, vorrei scrivervi alcune riflessioni e dare alcune indicazioni concrete riguardanti la Catechesi – non il “catechismo”, vocabolo che indica un libro – che costituisce una delle responsabilità più importanti e più belle del parroco.

Infatti, oltre ad essere l’occasione per entrare in rapporto con la maggior parte delle famiglie e dei ragazzi, è una vera possibilità di costruzione della comunità parrocchiale, in tutti i suoi aspetti, dalla carità, alla liturgia, alla comunione vissuta.

A volte ci sembra che la catechesi non dia i frutti sperati, ma noi siamo chiamati a seminare, e a cercare di farlo sempre meglio, coinvolgendo con gioia le persone disponibili, mettendoci noi al servizio dell’educazione della nostra gente.

Nella mia esperienza di trentaquattro anni da parroco, da questa e dall’altra parte del mondo, la catechesi è sempre stata una bellissima esperienza di comunità, in cui tante famiglie hanno scoperto o approfondito la fede, in cui ho visto catechisti geniali e dedicati con amore ai ragazzi e alle famiglie.

Di ciò che vedo nelle Parrocchie sono contento, e in alcune comunità contentissimo, ma in altre noto come una certa rassegnazione, che porta, mi sembra (spero sia un’impressione sbagliata), alcuni parroci a ridurre sempre più il tempo che dedicano alla formazione dei catechisti e anche, quasi “arrendendosi” alla difficoltà per conseguire dei catechisti, a ridurre gli anni della Catechesi e il numero degli incontri.

Mi ha rallegrato, in alcune parrocchie, vedere i ragazzi che ricevevano la Confermazione esprimere la loro attesa di poter cominciare gli incontri della comunità giovanile che li aspettava. Mi ha colpito però anche, in altre parrocchie, sentire i catechisti, o gli stessi parroci, dire ai cresimati, magari ragazzini di appena undici anni: «Continuate a venire alla Messa la domenica…», senza nessuna proposta di comunità, di attività per loro, cosa che per i preadolescenti è necessario supporto all’educazione alla fede.

L’Ufficio Catechistico Diocesano sta mettendo in moto, dopo gli incontri sinodali svolti in tutte le unità pastorali, una formazione per i catechisti, che è stata la richiesta emersa in tutti gli incontri, sia da parte dei catechisti stessi, sia dalle comunità in genere, come possiamo vedere nella sintesi della fase sapienziale del cammino Sinodale. Si è sottolineato anche che c’è bisogno di una Catechesi che parta dall’esperienza, non dai concetti, e porti a conoscere Gesù presente nella comunità affinché la fede in Lui orienti le scelte concrete della vita.

Mentre attendiamo di conoscere e di seguire ciò che le Assemblee sinodali della Chiesa universale e della Chiesa italiana ci indicheranno, ho però deciso di dare subito delle disposizioni riguardo alla durata e alla scansione della Catechesi dei bambini e dei ragazzi e sui suoi contenuti.

La Chiesa Italiana – quarant’anni fa – elaborò un itinerario catechetico, che oggi forse è superato nella forma dei testi che l’accompagnano, ma validissimo nell’ossatura dei temi e degli obiettivi da avere. Questa proposta nazionale, sempre valida, va seguita e ristudiata non come “libro di testo”, ma come guida tematica, come orizzonte da tenere, con modalià nuove che, fra l’altro, devono abbandonare le forme e i termini scolastici: aula, classe, maestra, ecc., per essere esperienza comunitaria su cui si riflette insieme.

In questo itinerario i Sacramenti, tappe importanti, non devono essere percepiti come la “promozione finale” di un apposito corso. Sapete già che a me, per esempio, non piace la consegna di quelle “pergamene” che assomigliano a dei diplomi, nella celebrazione dei Sacramenti: anche le cose esteriori comunicano il senso di quel che vogliamo trasmettere.

L’inizio della catechesi dei bambini è necessario situarlo almeno all’inizio della seconda elementare, con un primo anno semplice di esperienza della Chiesa, della preghiera, della religiosità, realizzato con forme che ogni parrocchia può trovare, anche insieme all’ufficio diocesano. Meglio se si può iniziare prima, con le famiglie che hanno bambini molto piccoli, ma non dopo…

Poi, in terza e quarta elementare, come indica la CEI, lo scopo della Catechesi è portare a conoscere Gesù e la Sacra Scrittura, e sperimentare la Sua presenza nei Sacramenti.

Non considero una scelta opportuna che il Sacramento della Riconciliazione sia posto come meta annuale nel gruppo di terza elementare, separandolo di un anno dalla Prima Comunione, sia per quanto già detto (i Sacramenti non sono la meta dell’anno), sia per una ragione più profonda: se un bambino è capace di comprendere i propri peccati e chiederne scusa a Dio, allora non si dovrebbe postergare la prima comunione in quanto anche già capace anche di comprendere che il pane Eucaristico è il corpo di Gesù. Per questo è più corretto collocare la prima Confessione in quarta elementare, all’età considerata adeguata per ricevere il Corpo di Cristo, magari in Quaresima, come gesto immediatamente preparatorio alla prima Comunione.

La finalità indicata dalla CEI per la Catechesi dei ragazzi che frequentano la quinta elementare, è quella di essere un cammino mistagogico di scoperta vissuta dell’Eucaristia, che può essere strutturato in modo diverso dagli altri anni, nella forma e nei tempi, affinché si faccia esperienza viva dell’Eucaristia, fonte della comunità.

Per i ragazzi che iniziano la scuola media, che sperimentano un passaggio, un cambiamento dei rapporti, degli amici, della concezione di sé, si deve marcare una differenza nel modo di proporre la catechesi, più esigente e legata al loro momento vitale che li apre a nuovi orizzonti, non ripetizione del passato.

La Confermazione non deve essere amministrata prima della fine della seconda media o, meglio, all’inizio della terza media. Si può posticipare, ma non anticipare sempre più, come purtroppo ho visto fare. L’aspetto più importante è che la catechesi delle medie si svolga dentro un programma più ampio di proposta di vita comunitaria, fatto di momenti di convivenza, di esperienze di carità concreta, di conoscenza delle realtà della Chiesa nella dimensione parrocchiale e diocesana. Più che gruppi, formare comunità.

In tutto questo va messo in primo piano il cammino con le famiglie, che sono da coinvolgere in ogni fase e soprattutto nei primi anni, per creare comunità con loro. Non riunioni “organizzative” o “lezioni” per loro, ma esperienza di fede condivisa!

So che con molti di voi “sfondo una porta aperta” e che già si fa più e meglio di così, ma queste sono sponde da cui non sottrarsi, per favore. Chiaramente ci vorrà un po’ di tempo per fare i cambiamenti, ma vi prego di non rimandare, in modo che tra due anni al massimo tutte le parrocchie abbiano questi criteri minimi, cosa che contribuirà anche a mostrare una Chiesa unita, in cui non succede, come a volte vedo, che in parrocchie confinanti, magari dello stesso paese, si adottino itinerari molto diversi. Siamo la Chiesa di San Miniato, porzione dell’unica Chiesa, che appartiene a Gesù: come è importante che la nostra unità si veda anche in queste cose.

Vi chiedo scusa se vi ho tediato con lunghe spiegazioni, ma sono a disposizione di tutti voi per aiutarci a costruire insieme, anche nella Catechesi, la comunità diocesana.

Grazie per quello che fate ogni giorno per il nostro popolo, in questo periodo di “cambiamento d’epoca” in cui, seguendo Papa Francesco, dobbiamo cambiare tante cose, per non cambiare l’essenziale: l’annuncio di Cristo speranza nostra, del mondo e di ogni persona.

+ Giovanni Paccosi

San Miniato, Curia Vescovile
23-07-2024