«Qualcuno ci ha mai promesso qualcosa? E allora perché attendiamo?» (C. Pavese)
La stoffa della nostra vita è desiderio di bene e, più profondamente, attesa di bene. L’attesa è più grande ancora del desiderio, molla segreta di ogni gesto umano. Infatti il desiderio è un pungolo che ci spinge verso un compimento che non sappiamo definire: quante volte, giunti a una meta che ci eravamo prefissati, sperando di trovare lì pace al nostro desiderio, ci siamo accorti che non era sufficiente? Per questo spesso si vive in una “agitazione” che fa spostare il desiderio da una cosa all’altra, senza pace.
Senza pace è il cammino dell’uomo finche non si trasforma in attesa. L’attesa non è vaga illusione: non sappiamo come e quando, ma la risposta all’attesa verrà. L’abbiamo scritta nel cuore – come sottolinea la frase di Pavese – “siamo” attesa. Attesa di Dio, anche se questa parola ci fa un po’ paura, quando non la riduciamo a immagini troppo piccole. Attesa che Colui che ci ha formati ci faccia scoprire perché ci ha fatti e perché ci dà la vita ogni giorno, attesa di scoprire come la nostra esistenza può essere piena ed utile, buona e contenta.
Attendere, dipendere da un Altro che deve venire ci stanca, e spesso cerchiamo scorciatoie, identificando in progetti nostri questo bene di cui abbiamo bisogno. Da questa debolezza nasce la delusione e il peccato, il male che attanaglia il nostro cuore e il mondo. Progetti di potere su di sé e sugli altri, disperazione per non essere all’altezza dell’immagine di noi che ci facciamo, o che fa una mentalità che ci schiavizza.
La Chiesa, con amore di madre, ci fa vivere l’Avvento perché possiamo renderci conto che la nostra non è più un’attesa senza sapere “da dove mi verrà l’aiuto” come dice il Salmo 120, ma è Attesa di Lui, di Gesù. Gesù, Dio che si fa presenza vicina, piccolo bambino e poi uomo maturo, per darci sé stesso, le sue parole e la sua vita offerta per noi.
A te Gesù, “si volge tutto il nostro desiderio” (Is 26, 8) e di Te è la nostra attesa: Tu che conosci la nostra debolezza e ci ami nonostante il nostro male, facci giungere, attraverso la tenerezza con cui Ti guardiamo, piccolo bambino nella mangiatoia dei nostri presepi, a riconoscerti come centro del nostro cuore, fonte della nostra gioia, scopo del nostro agire, meta del nostro cammino. Che la Tua venuta, ora e qui, oggi come duemila anni fa, porti pace al mondo e al cuore di ognuno. Nei giorni del Tuo Natale quest’anno inizierà il Giubileo: sia per tutti la carezza della Tua misericordia che ci fa lieti, e già da adesso rendici “pellegrini di speranza”.
Viviamo insieme l’Avvento nella preghiera intensa, nella carità concreta, e offriamo a tutti, nelle nostre comunità, il calore della gioia cristiana.
Buon Avvento!
+ Giovanni Paccosi