“Leonardo da Vinci: un’umanità ricca di Dio”
- Introduzione
Un saluto al presidente dell’Istituto del Dramma Popolare, Marzio Gabbanini.
Un saluto e il benvenuto al prof. Antonino Zichichi…
Un saluto al moderatore dell’incontro di oggi, il presidente Eugenio Giani.
Il mio saluto anche al sindaco di San Miniato Vittorio Gabbanini.
Il grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio per la location, nella persona del Presidente Rossi.
Grazie anche per l’invito rivoltomi ad intervenire a questo importante incontro. Sono onorato di parlare accanto al prof. Zichichi, e insieme sono intimorito, col desiderio di proporre qualche mio pensiero sul tema e di lasciare che sia soprattutto il professore a accompagnarci nella riflessione.
Il titolo del nostro incontro presenta due soggetti, scienza ed etica e allude ad una relazione tra di loro. Si parla di “complesso rapporto”… La storia ci insegna come effettivamente questa relazione sia stata accompagnata da interrogativi, tensioni, eccessi e sfide. Infatti spesso ha prevalso la scienza sull’etica o viceversa. Ecco perché si parla di “complesso rapporto”.
Un altro elemento evocato nel titolo è il contesto, cioè la cultura. Si comprende questo rapporto tra scienza ed etica all’interno di un humus culturale che ne determina comprensione, orizzonti, elementi del dialogo.
Noi ci collochiamo qui, all’interno di un “complesso rapporto”.
Sarà importante chiarire la posizione in cui ci si colloca. Nel nostro caso rifletto da credente, cristiano e quindi non posso non legare l’etica alla dimensione di fede, così come non posso non riandare ai tratti della storia della Salvezza che parla di questo rapporto in una particolarissima relazione che è quella tra Dio, Adonai e il popolo Israele e non posso accennare anche al Magistero della Chiesa che più volte è intervenuto sul tema, con una evoluzione di pensiero e di riflessione.
Scienza, etica… cultura… Un intreccio il cui complesso rapporto si realizza non primariamente nelle tesi filosofiche o nell’intellettualismo, ma nella esperienza reale e viva della vita.
- Lo sguardo di Leonardo da Vinci
Ho più volte visitato i luoghi della famiglia, dell’infanzia e dei primi lavori di Leonardo. Vinci… e nella nostra diocesi Streda, San Pantaleo…
Si notano campagna, colline, spazi e orizzonti definiti, tratteggiati dal profilo di monti e di alture. Ci si sofferma a contemplare il cielo, gli spazi aperti, i colori del tramonto…
Sono gli sguardi che immaginiamo anche il giovane Leonardo ha gustato e che hanno inizialmente ispirato il genio e la sua opera.
Possiamo immaginare come lo sguardo di Leonardo fosse allora carico di ammirazione, di domande e interrogativi sull’uomo e sulla vita, accompagnato a scoprire l’esistente e ad andare in profondità della esperienza umana e il suo concretizzarsi in uno spazio e in una storia.
Immaginiamo che lo sguardo di Leonardo arrivasse qui ad interrogarsi anche su Dio, la sua opera e l’arte con cui l’Altissimo aveva operato le meraviglie dell’universo che poi l’artista avrebbe cercato di indagare, approfondire e riproporre nelle sue opere.
Dice un noto teologo (Hans Urs von Balthasar), “il tutto nel frammento”. Ecco… Il panorama da Streda, San Pantaleo… è un frammento dell’artista che è Dio, del suo intervenire nella storia e nella vita, nella creazione, ma è un frammento che contiene il tutto. E questo tutto cercava, a questo tutto tendeva Leonardo e ce ne ha rappresentato straordinarie realizzazioni.
In questo sguardo di Leonardo così raccontato troviamo le tracce di quel rapporto tra scienza ed etica, tra creato e creatore, tra uomo e umanità.
- Fides et Ratio
Un breve accenno è necessario farlo al cammino che il Magistero della Chiesa ha fatto riguardo al nostro tema.
Conosciamo bene i passi compiuti dalla condanna di Galileo, fino alla riabilitazione dei suoi studi e del personaggio stesso. La riflessione della Chiesa ha fatto, soprattutto con la spinta del Concilio Vaticano II, passi importanti nella comprensione del complesso rapporto tra scienza e fede, tra scienza ed etica.
Punto miliare di questo itinerario è la lettera enciclica di San Giovanni Paolo II Fides et ratio, del 14 settembre 1998. Il documento si collocava all’interno di un dibattito culturale e anche teologico riguardante lo statuto della ragione, una dimensione rivisitata dalla esperienza dell’Illuminismo e che alla luce di quella rivoluzione aveva ormai segnato il pensiero occidentale. E nello stesso tempo quel dibattito chiedeva di ripensare la fede, di ridefinirne competenze, confini, relazioni con l’esperienza umana occidentale. E’ l’epoca in cui viene messa in crisi, per esempio, il concetto di diritto o di etica naturale. E’ il terreno in cui matura quello che più volte Benedetto XVI ha definito come “relativismo etico”.
Non ci dilunghiamo su questo importante documento magisteriale.
Solo ne riportiamo un breve passaggio:
“Ciò che emerge da questo ultimo scorcio di storia della filosofia è, dunque, la constatazione di una progressiva separazione tra la fede e la ragione filosofica… Questo tuttavia non toglie che l’attuale rapporto tra fede e ragione richieda un attento sforzo di discernimento, perché sia la ragione che la fede si sono impoverite e sono divenute deboli l’una di fronte all’altra. La ragione privata dell’apporto della Rivelazione, ha percorso sentieri laterali che rischiano di farle perdere di vista la meta finale. La fede, privata della ragione, ha sottolineato il sentimento e l’esperienza, correndo il rischio di non essere più una proposta universale. E’ illusorio pensare che la fede, dinanzi a una ragione debole, abbia maggior incisività; essa, al contrario, cade nel grave pericolo di essere ridotta a mito o superstizione. Alla stessa stragua, una ragione che non abbia dinanzi una fede adulta non è provocata a puntare lo sguardo sulla novità e radicalità dell’essere” (n. 48).
E prosegue: “A tutti chiedo di guardare in profondità all’uomo, che Cristo ha salvato nel mistero del suo amore, e alla sua costante ricerca di verità e di senso. Diversi sistemi filosofici, illudendolo, lo hanno convinto che egli è assoluto padrone di sé, che può decidere autonomamente del proprio destino e del proprio futuro confidando solo in se stesso e sulle proprie forze. La grandezza dell’uomo non potrà mai essere questa. Determinante per la sua realizzazione sarà soltanto la scelta di inserirsi nella verità, costruendo la propria abitazione all’ombra della Sapienza e abitando in essa. Solo in questo orizzonte veritativo comprenderà il pieno esplicitarsi della sua libertà e la sua chiamata all’amore e alla conoscenza di Dio come attuazione suprema di sé” (n. 107).
Potremmo direi in sintesi che la via che il papa polacco propone è quella dell’esperienza dell’amore. E’ nel primato e nella esperienza dell’amore che si compone il rapporto fecondo tra fede e ragione, illuminato dal Dio che è amore e che è fonte della carità e sperimentando che l’avventura dell’amare parla della concretezza e del realismo della vita, della esperienza umana, come il campo in cui si intrecciano fede ed etica, fede e scelte.
- Pagine bibliche e domande
Le prime pagine della Bibbia, nel libro della Genesi, ci presentano lo sviluppo del pensiero della fede ebraica sul mondo, sull’esistente, la vita e il destino futuro.
Non è interesse del testo sacro affrontare dal punto di vista scientifico i problemi delle origini, dell’universo, della vita umana. E non di questo ci parla. Cercare nelle pagine bibliche la fonte e le informazioni dello sviluppo scientifico dell’universo può solo portare a incomprensioni, errori e infondate condanne. Il rischio, talvolta corso dalla chiesa, è quello del fondamentalismo.
Sono pagine invece che ci presentano l’annuncio di un Dio amante e poiché ricco di amore, pieno della vita è colui che ha desiderio e volontà di creare, di dare la vita. Ecco allora la creazione.
E in queste pagine, certo non scientifiche, e senza questa pretesa, vengono affrontate le domande esistenziali della vita e dell’essere umano.
Leggiamo a modo di esempio: Genesi 1, 27-31
E Dio creò l’uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò:
maschio e femmina li creò.
Dio li benedisse e Dio disse loro:
«Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra e soggiogatela,
dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente che striscia sulla terra».
Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
E potremmo proseguire… Caino e Abele e la lotta, la rivalità tra due fratelli, fino all’omicidio di Abele. La comprensione di una catastrofe, il diluvio, con le domande che da personali diventano cosmiche. La ripresa del progetto di Dio, fino alla universalità dell’umano, con la torre di Babele…
Sono pagine che rileggono alla luce degli interrogativi della fede e della ricerca credente il mistero della vita e quindi l’etica, le ragioni profonde del vivere e delle scelte.
Sono le domande sulla vita e sul suo significato, sul rapporto tra l’essere umano e le realtà create; domande circa il mistero e il dramma delle relazioni umane, fino allo scandalo del fratello che è contro il fratello; domande sul male, soprattutto quando è innocente e sulla morte; domande sulla sofferenza umana e su un’attesa di redenzione; e poi ancora la domanda sul progetto di Dio e come esso sia da accogliere, ci si debba fidare e sia buono; domande sulla universalità della umanità e la sfida di tessere legami…
Domande che ritornano poi negli altri libri biblici: basti pensare a Giobbe e il tema della sofferenza. E poi i libri profetici con l’annuncio di un Messia, un Salvatore che avrebbe riportato il popolo eletto nell’orizzonte del progetto di Dio. E ancora: i libri storici, i re quali Saul, Davide, Salomone… e quindi una dimensione di fede e di relazionalità con Dio che si incarna in una vicenda storica, spesso fragile, ferita, imperfetta, oscurata spesso dal peccato.
Sono le tante domande, le tante questioni fondamentali che il testo sacro custodisce e dispiega attraverso la vicenda concreta di Dio nel rapporto con il suo popolo.
E’ dunque una storia dove fede e ragione, etica e ragione si intrecciano nella concretezza delle scelte, dei volti, degli incontri… e di una sapiente regia di Dio che sempre riapre le strade della vita. Ma possiamo notare come Dio scelga per entrare in relazione un popolo concreto, una storia circoscritta, vicende storiche concrete. E’ una fede che diventa storia, che non può prescindere dalla ragione, dalla umanità come tale.
Si arriverà a dire che Cristo svela l’uomo all’uomo (GS)… Cristo sarà la narrazione più bella di Dio e dell’uomo, il compimento di quel complesso rapporto tra ragione e etica.
Possiamo aggiungere che queste domande che soprattutto la Genesi ci ha presentato sono le domande delle origini, quelle che stanno all’inizio della vicenda umana e si interrogano sulla vita stessa e quindi sul suo esprimersi nelle dinamiche della ragione e dell’etica.
Insieme a questo però esse sono anche le domande sulla fine dell’esistenza umana e non solo nell’interrogarsi sulla morte. Le domande esistenziale ci parlano del destino dell’uomo, della fine e del fine, della eternità… Ed è verso quella meta che ulteriormente si potrà comporre il rapporto tra fede e etica, una sintesi che forse il Credo cristiano riassume dichiarando addirittura la “risurrezione della carne”. E’ lo sguardo sul destino ultimo che ci aiuta a illuminare e comprendere il complesso rapporto tra scienza, ragione e etica, fede.
- Una immagine evangelica: Nicodemo
C’è un testo nel vangelo di Giovanni carico di mistero, di interrogativi.
Lo leggiamo: Gv. 3, 1-8
Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio».
Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
Torna in questo dialogo tra Gesù, il Maestro, è Nicodemo il tema della vita.
Alludiamo solo a una dimensione. Si parla di un nascere dall’alto, di un rinascere… Ed è un rinascere da acqua e da Spirito, cioè da qualcosa che fa Dio.
Si vuol dire che la vita nuova, quella redenta, portata da Cristo è vita donata, è vita che si può solo accogliere, è vita segnata da gratuità, è abitata e motivata dall’amore, da un atto di amore.
Un Dio che ama genera e dona la vita; l’uomo che ama genera e dona la vita.
In questo dinamismo si intrecciano scienza ed etica.
E’ l’esperienza della vita accolta come dono e della vita donata che fa sì che la vita nella sua espressione terrena e universale sia illuminata dal criterio della fede che è l’amore e questa stessa esperienza fa sì che la dimensione della fede si traduca nella concretezza del vivere e nella “obbedienza” ad una natura e una scienza abitata dalle regole dell’esistere.
Sarà Matteo 25, avevo sete e mi avete dato da bere, avevo fame e mi avete dato da mangiare, ero straniero e mi avete accolto, a portare a sintesi il rapporto tra vita e etica, scienza e fede alla luce di una esperienza di vita-dono.
- Due conclusioni o sfide attuali
Scienza ed etica e mondo della comunicazione. Si tratta di cogliere le dinamiche del mondo della comunicazione oggi come opportunità e sfida a ripensare gli orizzonti della scienza, dell’etica e il loro intrecciarsi. Un percorso da avviare…
Scienza ed etica e il “metodo” del discernimento (cf. papa Francesco, Esortazione post-sinodale Amoris laetitia). Il discernimento richiede un processo, un cammino, un incontrarsi di strade diverse, orizzonti particolari verso una meta comune. Il discernimento è il metodo che può accompagnare il dialogo e l’incontro del mondo della scienza e quello dell’etica e della fede. Questo metodo ci insegna che il punto di incontro non sta alle nostre spalle, ma è la meta a cui arrivare. Scienza ed etica e il loro dialogo: non un già dato, ma un orizzonte verso il quale ci si dà appuntamento.