Notizia nomina.
Alcune parole guida mi hanno accompagnato in questi ultimi giorni.
“Estote parati” (scout)
Parola che risuona nel vangelo di Luca (12,40) e di Matteo (24,44).
E’ questo l’appello, l’esortazione che sento risuonare nel mio cammino.
Esodo 12, 1-3. 11
Il Signore disse a Mosè e ad Aronne nel paese d’Egitto: «Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. Parlate a tutta la comunità di Israele e dite: Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la pasqua del Signore!”
E’ il cammino e lo stile di chi segue il Signore e sceglie di vivere la vita andando dietro a Lui e là dove la Chiesa ci indica: “con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano…”.
Domanda su obbedienza nel rito di ordinazione (9 dicembre 2015)
“Vuoi prestare fedele obbedienza al successore del beato Apostolo Pietro”. E ho risposto: “Si, lo voglio”.
Il nostro cammino è guidato dal dono della obbedienza. Dunque non ambizione o ricerca di posti secondo il proprio volere… ma “affidati” alla Parola che chiama e alla Chiesa che manda.
Alcuni pensieri e sentimenti…
Un primo sentimento: sorpresa, disorientamento.
Un secondo sentimento: il dispiacere che si prova quando nella amicizia qualcosa sembra allontanarci… e per lasciare una realtà che sento davvero come casa e fraternità. Ma volti, storie, persone che ormai sono nel cuore dell’amicizia non si lasciano e la distanza non impedisce di certo di vivere i legami veri della vita.
Un terzo sentimento: il timore di un cambiamento e insieme la percezione di una chiamata che mi raggiunge e che fa risuonare di nuovo nella mia vita la parola del vangelo: “Prendi il largo e gettate le reti per la pesca… E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono” (Lc 5, 1 s.). Un nuovo appello nella mia vita a rinnovare la sequela del Signore e vivere il servizio disinteressato nella Chiesa, il servizio al Vangelo.
Un quarto sentimento: la pace che viene quando si dice di sì al Signore, nella obbedienza e nell’affidamento alla Chiesa che ci manda e che ho scelto di servire. E’ la pace che c’è quando non si sceglie un posto, ma si lascia fare al Signore e a colui di cui egli si serve per vivere il mandato, il nostro papa. A papa Francesco certamente va la mia gratitudine per la fiducia accordatami.
Così ho scritto di noi nella lettera di saluto alla Chiesa di Arezzo, Cortona, Sansepolcro:
“Pace anche a te, lasciatemi dire, Chiesa che è in San Miniato e che mi hai accolto e custodito con grande affetto. Vi porto tutti nel cuore, in una amicizia e in una comunione che non vengono meno. Essa celebra quest’anno i suoi 400 anni di vita e sono lieto di poter accompagnare ancora per un tratto di strada questa storia di Chiesa”.
Quale futuro?
Continuiamo per un po’ a camminare insieme: giubileo e cammino sinodale. E’ il tempo che ci attende nelle prossime settimane nelle quali sono tra voi come vescovo, amministratore diocesano.
Continuiamo a camminare insieme poi: vescovo, amministratore diocesano, fino alla presa di possesso (data da definire) e poi amministratore apostolico fino al successore… Lavorerà ancor di più don Roberto e gli altri collaboratori.
Saluti
Anche da qui un saluto alla diocesi di Arezzo, Cortona e Sansepolcro… e al suo vescovo Riccardo.
A voi, e tramite voi alla diocesi, grazie perché sento il vostro affetto, la vostra vicinanza, il sincero volermi bene e il camminare insieme. Sento l’amicizia e la fraternità. Vi prego di credere nel mio dispiacere nel lasciare come vescovo la diocesi di San Miniato che mi ha accolto da “straniero lombardo” ed è diventata per me “casa”.
Mi sostengono la vostra amicizia, la preghiera, il desiderio di seguire Gesù e di fare la sua volontà.
Mi affido ai santi nel cielo
I nostri santi patroni San Genesio e San Miniato, insieme ai patroni di Arezzo, Cortona, Sansepolcro San Giovanni Apostolo ed Evangelista, San Donato e Santa Margherita da Cortona, insieme anche alla custodia dei santi Francesco d’Assisi e Chiara e della Beata Vergine Maria addolorata di cui celebriamo oggi la memoria liturgica.
Mi pare di sentir vicino anche alcuni amici che già sono nell’amore di Dio, pensando in questo momento a mio zio don Adriano e a don Morello che mi pare quasi rivolgermi sagge parole di incoraggiamento e di fiducia.
Tutti vi ringrazio e vi benedico.