di Francesco Fisoni
L’estate è il tempo ideale per riflettere e meditare. Con questa nuova rubrica, dallo stile quasi «balneare», vorremmo offrire ai lettori un distillato di intuizioni e aforismi utili per le prossime vacanze. Talvolta la citazione giusta al momento giusto, può essere la scintilla che dà fuoco al barile di polvere che è in ciascuno di noi. Ci sono anime che sono state rivelate a se stesse dalla lettura di un solo pensiero che rispondeva alla loro attesa inespressa. Ciascuno vi peschi secondo l’ispirazione e il bisogno. Cominciamo con Kafka che sul legger libri aveva un pensiero artigliante: «Se il libro che stiamo leggendo non ci colpisce come un pugno sul cranio, perché annoiarsi leggendolo? Ciò di cui abbiamo bisogno sono quei libri che ci perturbano profondamente, come la morte di qualcuno che amiamo. Un libro deve essere la piccozza che rompe il mare ghiacciato che è dentro di noi». Tra gli argomenti per il rifiuto di Dio c’è, oggi come sempre, la presenza del male nel mondo; avvertiva però Lanza del Vasto: «L’uomo è come un bambino che lancia pietre per aria, e poi accusa Dio se le pietre gli ricascano sulla testa».
Luois Veuillot, giornalista cattolico geniale e integrale, ripeteva spesso: «Tutto è Provvidenza e benedizione di Dio. Anche se vi sono delle benedizioni che ci entrano in casa spaccando i vetri». Il Baudelaire che non ti aspetti, quello che sul letto di morte chiese i sacramenti: «La vera civiltà non è nel gas o nel vapore, ma nel lavoro di ogni giorno per ridurre le conseguenze del peccato originale». Un po’ di tempo fa andavano di moda gli «atei devoti», a questo proposito sarà utile riascoltare Kierkegaard: «Cristo non vuole ammiratori, ma discepoli. Non sa che farsene di chi lo loda, vuole chi lo segua».
A chi è tentato di svendere la fede sul mercato delle consolazioni: «Ci piacerebbe tanto avere una religione portafortuna. E invece il segno di Cristo non è il quadrifoglio, è la croce» (F. Zeissing). Su questo avrebbe molto da dire anche Julien Green: «Un cristianesimo senza croce: ecco ciò che cerca oscuramente la grandissima maggioranza dei cristiani. A cominciare da noi». Gustave Thibon, lo scrittore contadino ritiratosi nel fondo della provincia francese a vivere un suo cattolicesimo di minoranza, a chi lo accusava di diserzione rispondeva: «Compito del cristiano è l’essere insieme straniero e presente al suo tempo. Straniero alle sue illusioni e presente a tutti i mali che derivano da quelle illusioni». Ancora Thibon, sulla verità brandita come una spada, senza carità: «Entri in lizza con un carico di argomenti potenti: ma non vedi che il tuo avversario aspetta de te innanzitutto un abbraccio? Prima di provargli che hai ragione, dimostragli che gli vuoi bene».
E lasciamo al già citato Green la chiusura: «Finché si è inquieti si può star tranquilli».