La Pasqua segna il punto più alto nella religiosità dei due grandi monoteismi ebraico e cristiano. La Pasqua ebraica in particolare celebra la liberazione del Popolo eletto dall’Egitto e, attraverso l’affrancamento dalla schiavitù, esprime anche l’inizio di una nuova libertà con Dio verso la Terra promessa. Il cristianesimo attribuisce invece a quella stessa Pasqua un significato inedito: il passaggio per Cristo Gesù dalla morte alla vita e, per i cristiani, il passaggio a vita nuova, liberati dal peccato per quello stesso sacrifico di Cristo.
Per ambedue i monoteismi è un passaggio di vita dalla speranza alla concretezza, dalla sofferenza alla letizia. La Pasqua cristiana è detta Pasqua di risurrezione mentre quella ebraica è Pasqua di liberazione. Ecco il significato della Pesach («passare oltre»), per cui le prime comunità giudeo-cristiane, pur continuando a festeggiare la Pasqua ebraica, dovettero spogliarla del significato di attesa messianica, per attribuirle un nuovo significato: il ricordo della Passione e Risurrezione del Cristo.
San Paolo scriveva: «Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, ma con azzimi di sincerità e verità». Cristo è risorto! La nostra vita si riempie di verità e di misteri. La ragione non giunge alla verità assoluta, ma lavora e contribuisce all’accrescimento della fede. Cristo diviene, in piena libertà, guida, aiuto, pace e Speranza.
«Incamminiamoci con Lui – ha affermato il vescovo Andrea nella sua omelia della Domenica delle Palme -. Non abbiamo paura. Il cammino con Gesù è affascinante, è gioia, è amore, è gioventù». Perché questo cammino con Lui e con quali mezzi? Come scriveva don Divo Barsotti: «Gli Apostoli non avevano che questo; la loro forza fu proprio la loro povertà. Anche oggi vi è bisogno di questa povertà perché la forza della Fede ci investa. La Fede sola! La Fede assoluta, piena, che domini, sola, l’anima e la riempia; che non conosca i patteggiamenti, i compromessi umani; che non sappia più nulla, soltanto questo: Dio si è fatto uomo e vive con noi».
Auguriamo al nostro Vescovo Andrea, a tutti i nostri solerti ed operosi sacerdoti, ai nostri diaconi, a tutte le nostre suore, a tutti i nostri volontari che operano per il bene comune, una serena Pasqua cristiana. Un pensiero commosso vada poi a chi nel mondo sta soffrendo le ingiustizie di una guerra assurda e dolorosa, in particolare a tutti quei bambini che, con le lacrime agli occhi, ci chiedono aiuto e comprensione con gesti concreti di solidarietà. Sentiamoci tutti quanti cristiani, ascoltatori ed esecutori in comunione dell’amore di Cristo Gesù.