Domenica 29 ottobre, alle 17, nella settimana dei festeggiamenti del Santissimo Crocifisso e del mese mariano dedicato alle missioni, i diaconi Luca Carloni e Massimo Meini riceveranno l’Ordinazione sacerdotale nella cattedrale diocesana di San Miniato.
In queste occasioni, cercando di descrivere l’avvenimento, è molto facile cadere nella retorica della festa e nel sentimento emotivo che ne nasce, senza evidenziare nel profondo il vero significato di che cosa rappresenta e che cosa comporta l’essere sacerdote cristiano e cattolico. Sono momenti di gioia per l’ordinando, per la sua famiglia, per la comunità parrocchiale di provenienza, per la diocesi, per il suo vescovo, per l’universalità della Chiesa intera, ma l’imposizione del sacro Ordine va più in alto dell’umana soddisfazione: «L’Ordine è il sacramento grazie al quale la missione affidata da Cristo ai suoi Apostoli continua ad essere esercitata nella Chiesa sino alla fine dei tempi: è dunque, il sacramento del ministero apostolico». Questi due seminaristi, Luca e Massimo, hanno riflettuto ed hanno enunciato il loro adsum (sono presente) alla chiamata, senza perdere però il loro profilo di uomini, poiché in prima istanza dovranno svolgere la loro missione come sacerdoti, ma sempre poi anche come uomini, maturando sempre di più la loro vocazione evangelica.
«I presbiteri sono stati presi tra gli uomini, si afferma nella Presbyterorum ordinis, e costituiti in favore degli uomini stessi nelle cose che si riferiscono a Dio, per offrire doni e sacrifici in remissione dei peccati, vivono quindi in mezzo agli altri uomini come fratelli in mezzo ai fratelli». Il sacerdote è un uomo che nasce in un certo contesto umano. Lì apprende i primi valori, assorbe la spiritualità del popolo, si abitua alle relazioni. I preti hanno una storia, non sono «funghi», afferma Papa Francesco che spuntano nel giorno della loro ordinazione. La loro vera formazione inizia in famiglia con la «tradizione» della fede e con tutta l’esperienza della famiglia. Un prete non può perdere le sue radici, resta sempre un uomo del popolo e della cultura che lo hanno generato.
Quante responsabilità ha il sacerdote! Quanta forza spirituale deve possedere per superare ostacoli umani propri ed altrui che la vita presenta! Nella segmentazione della società vi è il povero ed il ricco, il lavoratore ed il disoccupato, il sano ed il malato, il giovane e l’anziano. Ad ognuno il sacerdote deve parlare di Cristo, deve testimoniare la sua fede, deve offrire speranza, deve rivolgere misericordia. Luca e Massimo lo hanno capito già nella loro gioiosa vita giovanile. Hanno rinunciato, in piena libertà, ad una vita mondana, in molti casi insignificante, intraprendendo una strada di studi teologici e di preghiera per offrirsi ad ogni strato sociale. Il popolo delle loro rispettive unità parrocchiali sarà presente a questa loro sacra celebrazione per testimoniare il suo aiuto, il suo apprezzamento, il suo grazie. Un pensiero grato vada ai loro genitori che forse molte volte involontariamente con il loro esempio e con qualche parola hanno dimostrato loro quale poteva essere la strada per la loro vita. Auguri cari, veri e sentiti Luca e Massimo!
«I presbiteri sono stati presi tra gli uomini, si afferma nella Presbyterorum ordinis, e costituiti in favore degli uomini stessi nelle cose che si riferiscono a Dio, per offrire doni e sacrifici in remissione dei peccati, vivono quindi in mezzo agli altri uomini come fratelli in mezzo ai fratelli». Il sacerdote è un uomo che nasce in un certo contesto umano. Lì apprende i primi valori, assorbe la spiritualità del popolo, si abitua alle relazioni. I preti hanno una storia, non sono «funghi», afferma Papa Francesco che spuntano nel giorno della loro ordinazione. La loro vera formazione inizia in famiglia con la «tradizione» della fede e con tutta l’esperienza della famiglia. Un prete non può perdere le sue radici, resta sempre un uomo del popolo e della cultura che lo hanno generato.
Quante responsabilità ha il sacerdote! Quanta forza spirituale deve possedere per superare ostacoli umani propri ed altrui che la vita presenta! Nella segmentazione della società vi è il povero ed il ricco, il lavoratore ed il disoccupato, il sano ed il malato, il giovane e l’anziano. Ad ognuno il sacerdote deve parlare di Cristo, deve testimoniare la sua fede, deve offrire speranza, deve rivolgere misericordia. Luca e Massimo lo hanno capito già nella loro gioiosa vita giovanile. Hanno rinunciato, in piena libertà, ad una vita mondana, in molti casi insignificante, intraprendendo una strada di studi teologici e di preghiera per offrirsi ad ogni strato sociale. Il popolo delle loro rispettive unità parrocchiali sarà presente a questa loro sacra celebrazione per testimoniare il suo aiuto, il suo apprezzamento, il suo grazie. Un pensiero grato vada ai loro genitori che forse molte volte involontariamente con il loro esempio e con qualche parola hanno dimostrato loro quale poteva essere la strada per la loro vita. Auguri cari, veri e sentiti Luca e Massimo!
Luca Carloni e Massimo Meini, il giorno della loro ordinazione Diaconale