ARTICOLO

Le Palme: un popolo in uscita

Riflessioni

« Il giorno dopo la grande folla giunta per la festa, sentito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese rami di palma e gli andò incontro gridando: Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele!» (Gv 12, 12-13) La Chiesa ricorda liturgicamente questo passo evangelico nella Domenica della Palme. È uno dei giorni umanamente più gloriosi, più esaltanti della vita terrena del Cristo. La folla alza a lui e per lui palme e rami d’ulivo. Stende a terra mantelli. Lo incorona re d’Israele. L’episodio rimanda alla celebrazione della festività ebraica di Sukkot, la «festa delle Capanne», in occasione della quale i fedeli arrivavano in massa in pellegrinaggio a Gerusalemme e salivano al tempio in processione. Ciascuno portava in mano e sventolava il Lulav, un piccolo mazzetto composto dai rami di tre alberi legati insieme con un filo d’erba: la palma simbolo della fede, il mirto simbolo della preghiera che s’innalza verso il cielo, e il salice, la cui forma delle foglie rimandava alla bocca chiusa dei fedeli, in silenzio di fronte a Dio. Il popolo, senza timore e paure, sprigiona nel passo di Giovanni la propria religiosità, rendendola pubblica, reale e schietta.

Cosa testimonia questa loro gioia a tutti noi oggi? Il nostro tempo è contrassegnato da tre visioni concettuali: relativismo, secolarismo e storicismo. Questa triade è costantemente all’opera per soffocare la nostra vita religiosa, postulando che non esistono valori e verità assoluti. Ogni cosa è relativa ed è soggetta a mutamenti a seconda dei tempi e dei luoghi. In questo contesto la religiosità, da pubblica diventa privata, chiusa nelle nostre coscienze. Diviene invisibile, eppure non sparisce, perché l’uomo sempre ha nutrito e nutre nel suo cuore il sentimento religioso. L’uomo credente, se pur non partecipando direttamente alla vita religiosa e liturgica ha mantenuto una fede in una modalità intima e nascosta. Ecco allora che quella folla di Gerusalemme ci incoraggia ad uscire, ad acclamare Gesù re, ad essere gioiosi e sicuri del nostro credo. Le migliaia di persone che hanno accompagnato la visita di Papa Francesco come pellegrino nel luogo santo di Padre Pio ci testimonia quanto l’uomo cerca di sganciarsi da questa religiosità «invisibile», per affermare pubblicamente nelle piazze la valenza e la forza della Fede. Questa testimonianza che viene da Pietrelcina e San Giovanni Rotondo è indice della volontà di uscire dal tunnel di stagnazione a cui quella triade nefasta ha relegato i sentire religioso. In questa domenica così carica di segni liturgici, alzare rami di palma significa allora testimoniare, senza «se» e senza «ma», la nostra determinazione nel riconoscere la sovranità di Cristo Gesù. Ecco la nostra Pasqua!

 

di Antonio Baroncini