Chiesa e convento di san Francesco a San Miniato

Introduzione

Uno dei luoghi più suggestivi di San Miniato, la Chiesa di San Francesco con il suo Convento, per secoli sede dei Frati Minori Conventuali, che hanno lasciato la struttura nel 2015.

Il complesso monumentale, di oltre 9000 metri quadrati, si presenta sobrio e possente nel suo aspetto esteriore mostrando tutti i caratteri di una storia plurisecolare. Dalla chiesa dai tratti trecenteschi ai suoi silenziosi chiostri, dalle raffinate pitture parietali del refettorio alle collezioni artistiche contenute nei lunghi corridoi, la Chiesa e il Convento francescano di San Miniato sono meta obbligata per il pellegrino, che qui può trovare anche accoglienza e ospitalità.

 

Breve storia dell’edificio

La prima struttura fu innalzata a partire dal 1276 sopra un terreno ai margini delle mura esterne del castello. La nuova chiesa ereditò l’antica intitolazione a San Miniato, presente nell’oratorio documentato già alla fine dell’VIII secolo sulla sommità della collina dove successivamente Federico II costruì la Rocca. La tradizione, non confermata però da documenti, narra infatti che nel 1211 San Francesco, passando sulla direttrice Pisa Siena, in località “Catena”, ricevette in dono questo luogo da alcuni notabili che lo incontrarono, e a cui chiese di fondare un cenobio. Il fatto che l’incontro sia avvenuto a La Catena non è documentato, ma plausibile. In quella località non era ancora presente una dogana e quindi un punto di pedaggio, ma vi era l’importante Abbazia camaldolese dei SS. Bartolomeo e Gioconda, comunemente nota come Badia di Santa Gonda. E’ possibile quindi che Francesco abbia trovato ristoro presso la comunità di monaci benedettini che lì risiedevano.

Un’altra tradizione, inaugurata dallo storico e canonico Giuseppe Conti nell’Ottocento, vuole che la chiesa fu progettata da Frate Elia, che fu Vicario Generale dell’Ordine dal 1221 al 1227. Frate Elia ebbe tra l’altro il compito, nel 1228, di partecipare alla progettazione della Basilica di Assisi, dove nel 1230 fu traslata poi la salma di San Francesco.

Tra il 1343 e il 1360 sono attestati i primi lavori al luogo di culto e agli ambienti ad uso di convento e sagrestia. Jacopo di Mino del Pellicciaio iniziò una fitta attività, soprattutto negli ambienti francescani, con la realizzazione del grandioso affresco della Maestà nella parete di fondo della Sala Capitolare, oggi al Museo diocesano. Del medesimo periodo anche l’affresco di pittore fiorentino con il Redentore e Santi, anch’esso esposto al Museo diocesano di arte sacra.

La Chiesa subì successivi ingrandimenti: nel 1403 è attestato un primo innalzamento del tetto, e per tutto il secolo furono eseguite modifiche alla struttura, sino alla consacrazione del luogo di culto avvenuta il 13 maggio del 1498 per mano del Vescovo di Lucca Sandonnini. Nella prima metà del ‘500 vennero costruiti una parte abitativa sopra il chiostro annesso alla grande chiesa, il vecchio refettorio e una cappella dedicata a Ludovico d’Angiò. Intorno al primo chiostro, detto dei “padri”, vennero edificate celle, corridoi e l’ampio refettorio sulla cui parete di fondo si staglia la Cena Francescana del pittore Carlo Bambocci (1690). Il secondo chiostro, detto dei “novizi”, fu invece costruito verso la fine del 1600. Nell'estate del 1575 il vescovo di rimini mons. Castelli, in visita apostolica a San Miniato, decretò di rimuovere tutti gli altari fatti di materiale non nobile (cotto o legno) e circa 26 anni dopo, nel 1601, applicando così la riforma tridentina, prendeva forma l'attuale planimetria del tempio con i cosiddetti altari vasariani. Al 1624 è ascrivibile la riquadratura in pietra del portale centrale, mentre al 1640 è databile, per l’epigrafe esterna collocata dall’OPA, la doppia rampa di scale in pietra ad uso di accesso laterale. Il chiostro cinquecentesco dei padri venne restaurato nel 1779; il secondo chiostro, dei novizi, fu terminato solo nel 1751. Dopo le spoliazioni ottocentesche di molte delle opere d’arte antica qui contenute, è da segnalare, in facciata, l’aggiunta della lunetta affrescata con San francesco sullo stile di Agnolo Gatti, di mano del canonico Galli-Angelini (1925/26).

 

Descrizione della Chiesa

Le pareti in laterizio della struttura recano i segni della storia plurisecolare e delle vicende costruttive. Guardando la facciata tardo-romanica si può notare infatti come il suo aspetto sia stato modificato più volte, con l’eliminazione del rosone e il suo spostamento in posizione più alta, con il tamponamento del primitivo ingresso centrale e delle due aperture laterali di epoca successiva, con arco a sesto acuto, e con l’ingrandimento generale della fabbrica, ben visibile grazie alle diverse tonalità e disposizione dell’apparato murario. L’edificio di culto, accessibile attraverso gradoni in pietra serena, si trova due metri più in alto dell’originario piano di calpestio, che deve immaginarsi alla medesima altezza dell’adiacente chiostro grande o chiostro dei padri.

Entrando nella Chiesa, ad un'unica navata con grande capriata lignea, sono molte le opere d’arte sacra che si possono ancora ammirare. La pianta dell’edificio, a croce latina, è conclusa da un vasto presbiterio che si allarga a due navate laterali con ulteriori cappelle. Le braccia laterali sono sorrette da quattro grandi archi di forte slancio levati da due pilastri in cotto, sfaccettati e di forma ottagonale. Il presbiterio è concluso da tre cappelle absidali in stile gotico, quella dell’altar maggiore con pregiato coro ligneo, quello di destra con l’effige di Sant’Antonio e quello di destra con l’Immacolata del Veracini nell’altare della famiglia Ansaldi. Lungo le pareti della navata centrale sono addossati otto altari in pietra serena, quattro per parte, la cui costruzione ha mascherato gli originali affreschi trecenteschi della parete sinistra, di cui resta solo un'immagine con San Cristoforo tra il primo e il secondo altare, attribuito alla scuola di Masolino. Altri lacerti di affreschi trecenteschi sono parzialmente visibili in controfacciata insieme all'imposta di un arco in cotto, che segna, all'interno, il profilo di quello che doveva essere l'ingresso della chiesa databile al 1276.

Visitando l’edificio partendo dal lato di destra troviamo l’altare della famiglia Stefani con la tela raffigurante la Vergine con bambino tra i santi Biagio e Gaetano del 1708; segue l’altare con l’immagine della Ss. Annunciata attribuito a Francesco Curradi, del XVII secolo; il terzo altare vasariano, della famiglia Franchini, alloggia la tela dell’ignoto pittore reggiano, Joannes Maria de Reggys, del 1677 con San Giovanni Decollato; il quarto e ultimo altare ospita il quadro di Maria Assunta e santi firmata "Carolus Ceninus 1674". A chiusura del braccio destro della crocera la Cappella del Crocifisso, donata dalla nobile famiglia Migliorati tra il 1524 e il 1571, e poi ristrutturata agli inizi del Settecento, ospita un Crocifisso ligneo databile al XVI secolo.

Sulla parete di sinistra altre quattro cappelle, tutte con stemmi in pietra serena delle famiglie committenti: l’altare Portigiani con l’Assunzione della Vergine di Ridolfo del Ghirlandaio; l’altare Buonaparte con il Transito di San Giuseppe di mano o ambiente di Matteo Rosselli; un altro altare Buonaparte con la tela del Bambocci dell’XVIII secolo; l’altare Mercati con il San Michele arcangelo di Bartolomeo Sprangher; tra il terzo e il quarto altare l’affresco con San Cristoforo probabile opera di Masolino. Terminando il giro della chiesa, sulla controfacciata a sinistra, dove un tempo era l'altare dell'Annunziata fonte della devozione per l'Annunciazione e l'Immacolata, si scorgono tracce di affresco.

Notevole per dimensione e accuratezza estetica anche l’organo a canne in stile rinascimentale toscano situato su apposita cantoria nella prima campata della navata laterale di sinistra. Venne costruito nel 1593 da Cesare Romani e successivamente più volte modificato, in particolare da Antonio e Filippo Tronci che lo ampliarono nel 1766.

Meritano una visita anche gli ambienti conventuali della struttura, caratterizzati da opere d’arte dell’Ottocento e del Novecento e da vasti spazi ad uso comune, sale riunioni e refettori. Ai piani inferiori il Convento ospita anche una mostra permanente di presepi provenienti da ogni parte del mondo, inaugurata dai frati conventuali a metà del secolo scorso raccogliendo testimonianze artistiche dai luoghi di missione. A sud della struttura le stanze che ospitavano la cripta di San Lodovico d'Angiò trasformate a inizi Ottocento in frantoio, e oggi spazio polivalente.

 


Ospitalità e visite guidate

Il Convento di San Francesco è attualmente gestito dall’Associazione “Insieme verso Nuovi Orizzonti”, che in continuità con la tradizione secolare del luogo offre ospitalità ai pellegrini. Dispone di 25 camere variamente attrezzate, per un totale di 70 posti letto.

Per informazioni sull’accoglienza:

sanminiato@nuoviorizzonti.org

0571/ 43051 (interno 8)