La lettera del Vescovo ai parroci
Carissimi,
vi prego di leggere con attenzione questa mia lettera e di farne partecipi i vostri più stretti collaboratori.
In considerazione del fatto che il consiglio pastorale diocesano è stato appena rinnovato, ritengo opportuno procedere anche al rinnovo o alla costituzione dei consigli pastorali di unità pastorale (o parrocchiali, se non fosse assolutamente possibile realizzare quelli di U.P). Di questo vi chiedo che sia data opportuna comunicazione alle comunità.
1. A partire dal mese di dicembre dunque, si dovrà procedere al rinnovo del Consiglio pastorale di unità pastorale, oppure alla sua costituzione laddove non fosse ancora presente. Se ciò non fosse possibile o lo si giudicasse ancora prematuro, si procederà al rinnovo o alla costituzione di quello parrocchiale.
2. In questa operazione, lo sottolineo, ci si orienta innanzitutto verso i Consigli pastorali di unità pastorale. Ciò richiede l’accordo tra i sacerdoti di una stessa unità pastorale, guidati dal coordinatore da me a suo tempo indicato. Le difficoltà non devono essere motivo per stare fermi. Laddove riteniate impossibile o prematuro procedere nel senso indicato, ci si orienterà verso la costituzione di Consigli Pastorali parrocchiali, ma dopo un’attenta valutazione fatta insieme a me.
3. Da questo momento debbono ritenersi decaduti tutti i consigli pastorali di unità pastorale o parrocchiali esistenti, a meno che non siano stati costituiti o rinnovati entro l’anno pastorale 2011/2012. Devono ritenersi decaduti altresì tutti i comitati, commissioni o comunque gruppi variamente denominati che in questi anni hanno di fatto svolto il ruolo del consiglio pastorale.
Tali organismi resteranno in carica in modalità provvisoria fino alla costituzione o al rinnovo dei Consigli Pastorali di u.p. (o parrocchiali).
4. La costituzione dei Consigli Pastorali di U.P. non impedisce, anzi richiede, che in ogni parrocchia dell’U.P. ci sia una piccola équipe di laici che partecipi col parroco alla responsabilità nei confronti della vita della comunità e che serva la comunione ecclesiale. Questo piccolo gruppo sarà lo stesso che farà parte del Consiglio Pastorale di U.P. Per evitare confusioni linguistiche e riservare il nome di “Consiglio Pastorale” soltanto a quello di u.p., all’équipe parrocchiale si dia il nome di “Consiglio di comunità” o semplicemente di “Consiglio parrocchiale”.
5. I consigli pastorali di unità pastorale (o parrocchiali) costituiti o rinnovati entro l’anno pastorale 2011 – 2012, saranno confermati e andranno a scadenza insieme a tutti gli altri, al termine del triennio 2012 – 2015. Dovranno però adottare lo Statuto allegato.
6. La durata del mandato dei nuovi consigli pastorali sarà triennale come quella del consiglio pastorale diocesano, in modo che al rinnovarsi di questo, si possa procedere al rinnovo anche dei vari consigli in tutta la diocesi. Vista la problematicità nel trovare persone disponibili per questo servizio, si potrà procedere al rinnovo del mandato, senza alcun limite, avendo però cura di realizzare un certo avvicendamento.
7. Dal momento che il Consiglio pastorali è un luogo ecclesiale di comunione e di discernimento e poiché, come dice il Salmo 126, “Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori”, appena costituito, farete in modo di organizzare per i suoi componenti, un momento significativo di preghiera con speciale invocazione allo Spirito Santo. Cercate pure che tutte le comunità parrocchiali preghino per coloro che sono chiamati a questo servizio ecclesiale.
8. Quanto detto fin qui, lo potete trovare nello Statuto allegato che vi prego di leggere con attenzione. In allegato trovate anche alcuni essenziali riferimenti ai documenti del Concilio Ecumenico Vaticano II che vi possono servire per una catechesi sulla Chiesa da proporre sia alle comunità che a coloro che faranno parte dei consigli.
9. Chi di voi è coordinatore dell’U.P. (o, in altri casi, il parroco) procurerà di trasmettere alla segreteria pastorale della curia, l’elenco dei membri del consiglio pastorale di unità pastorale, corredato di indirizzo e recapito telefonico o e-mail.
Lo scopo di ciò che vi propongo lo comprendete benissimo: favorire la partecipazione dei laici alla vita e alla missione della chiesa e far crescere in tutto il popolo di Dio il senso della comunione e della corresponsabilità, attorno al Nostro Unico Signore Gesù Cristo. Dio ci aiuti e col suo Santo Spirito ci faccia crescere come corpo di Cristo e sua casa in mezzo alle abitazioni degli uomini.
San Miniato, 25 novembre 2012,
Solennità di Cristo Re dell’universo
+ Fausto Tardelli
Riferimenti conciliari
Riferimenti conciliari essenziali per una breve catechesi allo scopo di motivare il rinnovo dei Consigli Pastorali di Unità pastorale o parrocchiali.
(Ad utilità anche di coloro che saranno chiamati a farne parte)
Il primato di Dio
“Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelarsi in persona e manifestare il mi-Dio stero della sua volontà (cfr. Ef 1,9), mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, hanno accesso al Padre nello Spirito Santo e sono resi partecipi della divina natura (cfr. Ef 2,18; 2 Pt 1,4). Con questa Rivelazione infatti Dio invisibile (cfr. Col 1,15; 1 Tm 1,17) nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici (cfr. Es 33,11; Gv 15,14-15) e si intrattiene con essi (cfr. Bar 3,38), per invitarli e ammetterli alla comunione con sé. (Dei Verbum 2).
Perché la Chiesa
Dio, il quale «vuole che tutti gli uomini si salvino e arrivino alla conoscenza della verità» (1 Tm 2,4), «dopo avere già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti» (Eb 1,1), quando venne la pienezza dei tempi, mandò il suo Figlio, Verbo fatto carne, unto dallo Spirito Santo, ad annunziare la buona novella ai poveri, a risanare i cuori affranti, «medico di carne e di spirito», mediatore tra Dio e gli uomini. Infatti la sua umanità, nell’unità della persona del Verbo, fu strumento della nostra salvezza. Perciò in Cristo « avvenne il perfetto compimento della nostra riconciliazione e ci fu data la pienezza del culto divino». Quest’opera della redenzione umana e della perfetta glorificazione di Dio, che ha il suo preludio nelle mirabili gesta divine operate nel popolo dell’Antico Testamento, è stata compiuta da Cristo Signore principalmente per mezzo del mistero pasquale della sua beata passione, risurrezione da morte e gloriosa ascensione, mistero col quale « morendo ha distrutto la nostra morte e risorgendo ha restaurato la vita». Infatti dal costato di Cristo dormiente sulla croce è scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa. (Sacrosantum Concilium 5).
Il compito della Chiesa
“Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun le-Chiesa game tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse secondo la verità e lo servisse nella santità.” (Lumen gentium 9). “La Chiesa è, in Cristo, in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (Lumen gentium 1).
“La Chiesa annunzia il messaggio della salvezza a coloro che ancora non credo-la Chiesa no, affinché tutti gli uomini conoscano l’unico vero Dio e il suo inviato, Gesù Cri¬sto, e cambino la loro condotta facendo penitenza” (Sacrosantum concilium 9).
“Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tri¬stezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. La loro comunità, infatti, è composta di uomini i quali, riuniti insieme nel Cristo, sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegri¬naggio verso il regno del Padre, ed hanno ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti. Perciò la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia.” (Gaudium et spes 1)
Al centro la liturgia
“La liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia. Il lavoro apostolico, infatti, è ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella Chiesa, prendano parte al sacrificio e alla mensa del Signore….Dalla liturgia, dunque, e particolarmente dall’eucaristia, deriva in noi, come da sorgente, la grazia, e si ottiene con la massima efficacia quella santificazione degli uomini nel Cristo e quella glorificazione di Dio, alla quale tendono, come a loro fine, tutte le altre attività della Chiesa.” (Sacrosantum concilium 10)
In ascolto delle Sacre Scritture
“La Chiesa venera le divine Scritture come fa per il Corpo stesso di Cristo, non mancando mai, soprattutto nella sacra liturgia, di nutrirsi del pane di vita dalla mensa sia della parola di Dio che del Corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli. Insieme con la sacra Tradizione, ha sempre considerato e considera le divine Scritture come la regola suprema della propria fede; esse infatti, ispirate come sono da Dio e redatte una volta per sempre, comunicano immutabilmente la parola di Dio stesso e fanno risuonare nelle parole dei profeti e degli apostoli la voce dello Spirito Santo.” (Dei verbum 21)
Le caratteristiche del Popolo di Dio
“Questo popolo messianico ha per capo Cristo « dato a morte per i nostri peccati e risuscitato per la nostra giustificazione » (Rm 4,25), e che ora, dopo essersi acquistato un nome che è al di sopra di ogni altro nome, regna glorioso in cielo. Ha per condizione la dignità e la libertà dei figli di Dio, nel cuore dei quali dimora lo Spirito Santo come in un tempio. Ha per legge il nuovo precetto di amare come lo stesso Cristo ci ha amati (cfr. Gv 13,34). E finalmente, ha per fine il regno di Dio, incominciato in terra dallo stesso Dio, e che deve essere ulteriormente dilatato, finché alla fine dei secoli sia da lui portato a compimento, quando comparirà Cristo, vita nostra (cfr. Col 3,4) e « anche le stesse creature saranno liberate dalla schiavitù della corruzione per partecipare alla gloriosa libertà dei figli di Dio » (Rm 8,21). (Lumen gentium 9).
A cosa è chiamato ogni membro del Popolo di Dio
“Tutti i membri di questo popolo devono conformarsi a Cristo, fino a che non sia in essi formato (cfr. Gal 4,19). Perciò siamo collegati ai misteri della sua vita, resi conformi a lui, morti e resuscitati con lui, finché con lui regneremo (cfr. Fil 3,21; 2 Tm 2,11; Ef 2,6). Ancora peregrinanti in terra, mentre seguiamo le sue orme nella tribolazione e nella persecuzione, veniamo associati alle sue sofferenze, come il corpo al capo e soffriamo con lui per essere con lui glorificati (cfr. Rm 8,17)” (Lumen gentium 7).