ARTICOLO

Concluso il ciclo di incontri per conoscere la situazione in Medio Oriente

di Francesco Sardi

 

L’ultimo incontro del ciclo di conferenze che hanno riguardato le tematiche più attuali del Medioriente, promosso e introdotto da Benedetta Panchetti, dottoressa di ricerca in diritto ecclesiastico e diritto musulmano presso il Centro Universitario Cattolico di Roma, si è svolto presso l’Aula Magna del Seminario di San Miniato, martedì 30 maggio.

È stata una serata significativa perché ha riguardato la testimonianza di Giuseppe, siriano e cristiano di Aleppo, che ha parlato della sua vita in Siria prima e durante la guerra. Della storia di Giuseppe, quello che più ha colpito l’uditorio è stato l’evento cardine che lo ha visto partecipe in prima persona della drammaticità della guerra in Siria: «Era una giornata d’estate verso le 16,15. Io e mia moglie eravamo seduti sul divano; il bambino più grande era nella sua stanza; quello più piccolo, di un anno e mezzo, era sdraiato per terra… A un certo punto arriva il missile, colpisce la balconata sotto il mio appartamento. La mia macchina parcheggiata nel quartiere sotto casa viene distrutta e trasformata in un cumulo di ferro. Le fiamme erano alte, l’importante era fuggire!». Scampati alla tragedia era fondamentale andare via dalla Siria. Grazie a degli amici italiani che aveva conosciuto svolgendo l’attività di guida turistica ad Aleppo, Giuseppe è riuscito ad ottenere il visto e ad emigrare in Italia.

Il dramma personale vissuto da Giuseppe e dalla sua famiglia pone un interrogativo: che sta succedendo? Che cosa è successo in questi anni? La risposta non è ambigua: la vita ad Aleppo è stata ed è difficile: «Tutti i giorni morti e morti e la vita è diventata insostenibile». La Chiesa, dal canto suo, ha cercato di aiutare coloro che volevano rimanere con dei contributi in derrate alimentari e anche di carattere più strettamente economico. «Ma l’Occidente cosa fa? Rimane in Silenzio; l’Europa non fa nulla; l’America non fa nulla; non combatte in maniera seria il terrorismo e non si sa, dunque, quale sia il vero obiettivo». Le parole di S.E. mons. Migliavacca a conclusione dell’incontro sono state chiare a tal proposito: «Il ruolo dell’Occidente, il ruolo dell’Europa, il ruolo del nostro Paese è stato molte volte un ruolo di silenzio». Un silenzio che andrebbe rotto soprattutto per quello che riguarda la popolazione cristiana: questa sta, infatti, scomparendo dalle terre che sono state «la culla del Cristianesimo. E, allora, per far fronte a tutto ciò occorre sapere. Quello compiuto in questi mesi è un percorso da proseguire, da far conoscere sempre di più perché ci aiuta a tenere gli occhi aperti e a sentirci cittadini del mondo in modo maturo.