L’ultimo incontro del ciclo di conferenze che hanno riguardato le tematiche più attuali del Medioriente, promosso e introdotto da Benedetta Panchetti, dottoressa di ricerca in diritto ecclesiastico e diritto musulmano presso il Centro Universitario Cattolico di Roma, si è svolto presso l’Aula Magna del Seminario di San Miniato, martedì 30 maggio.
È stata una serata significativa perché ha riguardato la testimonianza di Giuseppe, siriano e cristiano di Aleppo, che ha parlato della sua vita in Siria prima e durante la guerra. Della storia di Giuseppe, quello che più ha colpito l’uditorio è stato l’evento cardine che lo ha visto partecipe in prima persona della drammaticità della guerra in Siria: «Era una giornata d’estate verso le 16,15. Io e mia moglie eravamo seduti sul divano; il bambino più grande era nella sua stanza; quello più piccolo, di un anno e mezzo, era sdraiato per terra… A un certo punto arriva il missile, colpisce la balconata sotto il mio appartamento. La mia macchina parcheggiata nel quartiere sotto casa viene distrutta e trasformata in un cumulo di ferro. Le fiamme erano alte, l’importante era fuggire!». Scampati alla tragedia era fondamentale andare via dalla Siria. Grazie a degli amici italiani che aveva conosciuto svolgendo l’attività di guida turistica ad Aleppo, Giuseppe è riuscito ad ottenere il visto e ad emigrare in Italia.
Il dramma personale vissuto da Giuseppe e dalla sua famiglia pone un interrogativo: che sta succedendo? Che cosa è successo in questi anni? La risposta non è ambigua: la vita ad Aleppo è stata ed è difficile: «Tutti i giorni morti e morti e la vita è diventata insostenibile». La Chiesa, dal canto suo, ha cercato di aiutare coloro che volevano rimanere con dei contributi in derrate alimentari e anche di carattere più strettamente economico. «Ma l’Occidente cosa fa? Rimane in Silenzio; l’Europa non fa nulla; l’America non fa nulla; non combatte in maniera seria il terrorismo e non si sa, dunque, quale sia il vero obiettivo». Le parole di S.E. mons. Migliavacca a conclusione dell’incontro sono state chiare a tal proposito: «Il ruolo dell’Occidente, il ruolo dell’Europa, il ruolo del nostro Paese è stato molte volte un ruolo di silenzio». Un silenzio che andrebbe rotto soprattutto per quello che riguarda la popolazione cristiana: questa sta, infatti, scomparendo dalle terre che sono state «la culla del Cristianesimo. E, allora, per far fronte a tutto ciò occorre sapere. Quello compiuto in questi mesi è un percorso da proseguire, da far conoscere sempre di più perché ci aiuta a tenere gli occhi aperti e a sentirci cittadini del mondo in modo maturo.