Cattedrale, 13 Aprile 2017
13-04-2017
Iniziamo carissimi con questa eucaristia, la Messa in Coena Domini, il triduo santo, celebrazione della passione, morte e risurrezione del Signore. La celebrazione che stiamo per iniziare non si concluderà, come di consueto, con l’amen e la benedizione, perché iniziamo una grande unica celebrazione che si chiuderà con la Veglia nella notte di Pasqua.
La Messa che celebriamo, che ripresenta la scena evangelica della lavanda dei piedi, è memoria dell’ultima cena del Signore, quella tavola da cui è nata la Chiesa, l’Eucaristia e il sacerdozio ministeriale.
La Messa in Coena Domini è memoria di quella cena in cui Gesù ha svelato il suo destino e il senso della sua morte, come ci viene raccontato nella seconda lettura sul pane e sul vino donati e il vangelo con la lavanda dei piedi.
Il Vangelo è collocato tra due dichiarazioni. La prima: “avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine” e “Vi ho dato un esempio infatti perché anche voi facciate come io ho fatto a voi”. Queste due dichiarazioni racchiudono il gesto della lavanda dei piedi. Lavare i piedi, questo servizio fatto dagli schiavi, di Gesù che è in mezzo a noi come colui che serve, è racconto del suo amare fino alla fine, in pienezza, fino al dono della vita ed è l’esempio, il gesto fatto da lui per primo. Ci soffermiamo su questo gesto della lavanda, su un particolare: i piedi.
Anzitutto i piedi rappresentano il cammino fatto, la strada percorsa nella nostra vita, raccontano di luoghi lasciati, quelli da cui siamo partiti. I piedi e la strada fatta sono testimoni di tratti buoni di strada, di vita, e anche di percorsi difficili, pieni di insidie, segnati da fatica, da sofferenza anche. I piedi con i propri dolori, gli odori, le forme sono riassunto della nostra storia fin qui, della nostra avventura. Gesù lava questi piedi…, dona la vita. Significa: Gesù lava, purifica, benedice questi piedi, questa storia di vita. Il gesto di Gesù, il suo cammino verso la croce è benedizione della nostra vita, segnata anche da debolezze, dal peccato, da ciò che non ci piace, non vorremmo…, eppure una vita benedetta, amata.
I piedi lavati sono testimoni della fragranza e del piacere del riposo, della pulizia, della frescura. I piedi lavati raccontano il bene di una cura carica di tenerezza, di comprensione, di accoglienza. Lavare i piedi racconta dunque una storia di tenerezza, di cura, di accoglienza, di custodia. E’ così la croce: nella tragica scena della crocifissione ci è svelato un mistero di tenerezza di Dio.
I piedi lavati, infine, si rimetteranno in movimento, in cammino… Lavandoli sono preparati per riprendere il cammino. Il profumo che li accompagna, la dolcezza di gesti teneri custodiscono una promessa di bene, di compagnia. I piedi porteranno con sé il profumo che è il profumo dell’amore di Cristo, del dono della sua vita. I piedi lavati saranno testimoni della promessa del Risorto: “Io sarò con voi sempre fino alla fine del mondo”, “io sarò con te”. I piedi lavati ora raccolgono la promessa e si inizia a camminare in compagnia del Signore, del Risorto.
Tutto questo celebriamo in questo giovedì santo: l’amore fino alla fine, l’esempio di Gesù…
La memoria, l’Eucaristia, il gesto del Maestro svelano il dono della croce e ci dicono che essa è misericordia, tenerezza, condivisione.
Gesù ci lascia un compito, una sorta di testamento: “come ho fatto io”. E’ certamente un invito a vivere lo stesso servizio umile che lui ha mostrato per primo. Ama servendo, ci dice; ama, servendo chi è ultimo, chi ha bisogno di avere i piedi lavati.
Esempio però vuol dire anche che è il gesto posto per primo da Gesù, per sua iniziativa, donato da lui non perché meritato, ma per dono, per esempio, appunto. Si tratta allora di scoprire questa gratuità dell’amore di Gesù per noi. E significa anche che l’esempio, il lavare i piedi ci è possibile solo se prima sono stati lavati a noi, a me. Solo accorgendosi e accogliendo il dono di vita di Gesù, l’amore che scaturisce dalla sua croce, potremo compiere noi quel gesto.
Immagino i piedi di Gesù. Qualcuno poi li avrà lavati anche a lui? Forse Pietro? O il discepolo amato? O una donna del suo seguito?
Sappiamo poi dove si sono diretti i piedi di Gesù: verso il Getsemani e poi mossi perché costretti, i piedi di uno arrestato che vanno da Caifa, poi da Pilato e poi su su, verso il Calvario e la croce. Sono i passi di Gesù verso la morte, verso il dono della vita… Sono passi che misteriosamente si dirigono verso di noi, ci consegnano Gesù, la sua vita, perché la morte sia vinta dalla sua morte e ogni nostra morte ormai abbia già la sentenza di condanna, perché la vita ha vinto la morte.
La Messa che celebriamo, che ripresenta la scena evangelica della lavanda dei piedi, è memoria dell’ultima cena del Signore, quella tavola da cui è nata la Chiesa, l’Eucaristia e il sacerdozio ministeriale.
La Messa in Coena Domini è memoria di quella cena in cui Gesù ha svelato il suo destino e il senso della sua morte, come ci viene raccontato nella seconda lettura sul pane e sul vino donati e il vangelo con la lavanda dei piedi.
Il Vangelo è collocato tra due dichiarazioni. La prima: “avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine” e “Vi ho dato un esempio infatti perché anche voi facciate come io ho fatto a voi”. Queste due dichiarazioni racchiudono il gesto della lavanda dei piedi. Lavare i piedi, questo servizio fatto dagli schiavi, di Gesù che è in mezzo a noi come colui che serve, è racconto del suo amare fino alla fine, in pienezza, fino al dono della vita ed è l’esempio, il gesto fatto da lui per primo. Ci soffermiamo su questo gesto della lavanda, su un particolare: i piedi.
Anzitutto i piedi rappresentano il cammino fatto, la strada percorsa nella nostra vita, raccontano di luoghi lasciati, quelli da cui siamo partiti. I piedi e la strada fatta sono testimoni di tratti buoni di strada, di vita, e anche di percorsi difficili, pieni di insidie, segnati da fatica, da sofferenza anche. I piedi con i propri dolori, gli odori, le forme sono riassunto della nostra storia fin qui, della nostra avventura. Gesù lava questi piedi…, dona la vita. Significa: Gesù lava, purifica, benedice questi piedi, questa storia di vita. Il gesto di Gesù, il suo cammino verso la croce è benedizione della nostra vita, segnata anche da debolezze, dal peccato, da ciò che non ci piace, non vorremmo…, eppure una vita benedetta, amata.
I piedi lavati sono testimoni della fragranza e del piacere del riposo, della pulizia, della frescura. I piedi lavati raccontano il bene di una cura carica di tenerezza, di comprensione, di accoglienza. Lavare i piedi racconta dunque una storia di tenerezza, di cura, di accoglienza, di custodia. E’ così la croce: nella tragica scena della crocifissione ci è svelato un mistero di tenerezza di Dio.
I piedi lavati, infine, si rimetteranno in movimento, in cammino… Lavandoli sono preparati per riprendere il cammino. Il profumo che li accompagna, la dolcezza di gesti teneri custodiscono una promessa di bene, di compagnia. I piedi porteranno con sé il profumo che è il profumo dell’amore di Cristo, del dono della sua vita. I piedi lavati saranno testimoni della promessa del Risorto: “Io sarò con voi sempre fino alla fine del mondo”, “io sarò con te”. I piedi lavati ora raccolgono la promessa e si inizia a camminare in compagnia del Signore, del Risorto.
Tutto questo celebriamo in questo giovedì santo: l’amore fino alla fine, l’esempio di Gesù…
La memoria, l’Eucaristia, il gesto del Maestro svelano il dono della croce e ci dicono che essa è misericordia, tenerezza, condivisione.
Gesù ci lascia un compito, una sorta di testamento: “come ho fatto io”. E’ certamente un invito a vivere lo stesso servizio umile che lui ha mostrato per primo. Ama servendo, ci dice; ama, servendo chi è ultimo, chi ha bisogno di avere i piedi lavati.
Esempio però vuol dire anche che è il gesto posto per primo da Gesù, per sua iniziativa, donato da lui non perché meritato, ma per dono, per esempio, appunto. Si tratta allora di scoprire questa gratuità dell’amore di Gesù per noi. E significa anche che l’esempio, il lavare i piedi ci è possibile solo se prima sono stati lavati a noi, a me. Solo accorgendosi e accogliendo il dono di vita di Gesù, l’amore che scaturisce dalla sua croce, potremo compiere noi quel gesto.
Immagino i piedi di Gesù. Qualcuno poi li avrà lavati anche a lui? Forse Pietro? O il discepolo amato? O una donna del suo seguito?
Sappiamo poi dove si sono diretti i piedi di Gesù: verso il Getsemani e poi mossi perché costretti, i piedi di uno arrestato che vanno da Caifa, poi da Pilato e poi su su, verso il Calvario e la croce. Sono i passi di Gesù verso la morte, verso il dono della vita… Sono passi che misteriosamente si dirigono verso di noi, ci consegnano Gesù, la sua vita, perché la morte sia vinta dalla sua morte e ogni nostra morte ormai abbia già la sentenza di condanna, perché la vita ha vinto la morte.