30 novembre 2017
30-11-2017
Sant Andrea apostolo, patrono del Seminario, ci regala oggi una significativa occasione di familiarità.
E’ la familiarità per chi festeggia un anniversario particolare: don Bottoni (60), don Fasani (50), con me don Mostioli e don Tassone (25) e, dal cielo, don Giampaolo Doniselli mio compagno di Messa. Il riferimento al primo apostolo ha accompagnato gli anni del nostro seminario, per me anche quelli di rettore e ci aiuta a pensare a tutto il nostro cammino con gratitudine, ritrovando qui le nostre radici di prete.
E’ la familiarità di tutti i preti presenti e guardo con particolare simpatia a coloro con cui ho condiviso gli anni da seminarista e a coloro che ho avuto come giovani in cammino verso il sacerdozio. S. Andrea ci parla di una comunità viva, vivace, abitata dalla gioia del vangelo e legata al cammino di Chiesa.
E’ la familiarità dei tanti amici presenti qui oggi: volti amici del personale del seminario, gli amici del seminario, alcuni scout, il coro di S. Genesio, il gruppo di s. Luca… E’ la bella famiglia che ha abitato e reso bello il nostro seminario e vederli qui, ricordando s. Andrea, ci fa comunità. In questa cornice di famiglia il mio grazie va al rettore don Davide, per il cordiale invito che mi ha rivolto ad essere oggi presente, al nostro vescovo Corrado per le parole di benvenuto e la sua amicizia, a tutti i seminaristi di oggi. S. Andrea patrono è eredità storica, memoria della prima Chiesa della comunità seminaristica, dedicata proprio al primo apostolo. E’ una figura esemplare per chi vuole seguire il Signore più da vicino, come i seminaristi… e noi già preti. S. Andrea è figura evocativa che oggi ci parla attraverso le letture proclamate.
Le tre letture ci parlano di “movimento”, un cammino, un dinamismo. La prima lettura dove Isaia annuncia: “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero…”; la seconda lettura ove si parla di annuncio, dell’itinerario della fede e della vita, richiamando anche il passo citato sopra di Isaia e si conclude: “per tutta la terra è corsa la loro voce e fino agli estremi confini del mondo le loro parole”; e il vangelo: ci parla di chiamata, Gesù dice: “Venite dietro a me…”, “lasciarono le reti e lo seguirono”.
Si narra di un cammino, un andare, un muoversi, un seguire… Il punto di partenza è una buona notizia: c’è una buona notizia accolta, udita che mette in cammino, apre alla fede, alla sequela e spinge all’annuncio, al donare la vita. Accompagna la Chiesa “in uscita”. Una buona notizia è capace di mettere in movimento una vita intera, è capace di sostenere il cammino e di vivere il dono della vita. Una buona notizia udita mette in cammino, fa vivere! Si parla di noi. Sessant’anni di prete, cinquanta, venticinque…, tutti noi. C’è una buona notizia che sta all’inizio e ci ha messo in cammino e ci ha accompagnato fino ad oggi. E poi…, preti giovani, seminaristi, credenti: c’è per noi una buona notizia. Quale buona notizia c’è all’origine del nostro cammino, ci chiediamo? Oggi, festeggiare il patrono è occasione per riscoprire, riascoltare la buona notizia che sta all’origine della chiamata, della sequela, del nostro andare. E’ quella parola che ancora abita e indirizza il nostro cammino!
Ma quale buona notizia troviamo nella Scrittura proclamata?
La prima lettura: Salvezza, regna il tuo Dio, vedono con gli occhi il ritorno del Signore; la seconda lettura: Se crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo; il vangelo: risuona la voce di Gesù, la sua chiamata. La buona notizia è il farsi vicino di Dio, la sua iniziativa, la sua chiamata. E’ Lui che provvede a noi. E’ il Signore che dona lui la vita. La buona notizia: c’è un aver cura, un dedicarsi di Dio per te, per ogni uomo e donna. La buona notizia è la chiamata di Dio che dice: “Io voglio bene a te, proprio a te!”.
Quante volte è risuonata questa buona notizia per noi in seminario… Penso a quella prima intuizione della chiamata che ci ha spinto a muovere i passi verso il seminario, l’atmosfera dei primi tempi…; i volti dei nostri educatori; le avventure, anche divertenti, vissute da seminaristi; l’esperienza pastorale con tanti volti incontrati e varietà di storie di vita; le nostre famiglie… Qui è risuonata la buona notizia per noi. La memoria dei nostri anni da prete racconta come in una molteplicità di modi la buona notizia ci ha raggiunto. E ne siamo grati al seminario.
Ma oggi c’è ancora una buona notizia? E’ ancora possibile, comprensibile la vocazione?
Quante cattive notizie oggi! Numeri che si contraggono in seminario e nelle nostre comunità, “rumori” di guerra e di terrorismo, insufficienza di forze, cattive testimonianze di alcuni preti, amplificate dai media, aria di decadenza, difficoltà giovanili come la disoccupazione, la denatalità, la fatica ad essere credenti credibili nella proposta cristiana… La Parola di Dio oggi ti dice: c’è ancora una buona notizia! Il Signore viene. C’è Lui; è vicino, non ha smesso di portare la vita e di dire il suo amore, anche per questo mondo ferito. E’ ancora possibile udire la buona notizia e scoprire che sostiene cammini di dono, di servizio e anche di seminario e di sacerdozio.
La Parola ci svela anche il segreto per udire questa buona notizia. Annunciarla! Le letture tutte parlano di annuncio, di missione. Occorre andare, uscire, non piangersi addosso, donarsi, annunciare. E’ portando l’annuncio, che è la gioia del vangelo, che la buona notizia, sorprendentemente, raggiunge noi e di nuovo anima e sostiene il cammino della nostra vita, la nostra dedizione.
Viene alla mente il brano evangelico di Giovanni con la domanda di Andrea: “Maestro dove abiti?”. E dopo l’incontro egli va a chiamare subito il fratello Simone per portarlo a Gesù. E’ questo il racconto del cammino del discepolo, è il nostro cammino. Vai a chiamare un altro e ti accorgi che hai incontrato il Signore.
Gesù Signore, per intercessione di S. Andrea, benedica tutti noi, i preti e il nostro seminario.
E’ la familiarità per chi festeggia un anniversario particolare: don Bottoni (60), don Fasani (50), con me don Mostioli e don Tassone (25) e, dal cielo, don Giampaolo Doniselli mio compagno di Messa. Il riferimento al primo apostolo ha accompagnato gli anni del nostro seminario, per me anche quelli di rettore e ci aiuta a pensare a tutto il nostro cammino con gratitudine, ritrovando qui le nostre radici di prete.
E’ la familiarità di tutti i preti presenti e guardo con particolare simpatia a coloro con cui ho condiviso gli anni da seminarista e a coloro che ho avuto come giovani in cammino verso il sacerdozio. S. Andrea ci parla di una comunità viva, vivace, abitata dalla gioia del vangelo e legata al cammino di Chiesa.
E’ la familiarità dei tanti amici presenti qui oggi: volti amici del personale del seminario, gli amici del seminario, alcuni scout, il coro di S. Genesio, il gruppo di s. Luca… E’ la bella famiglia che ha abitato e reso bello il nostro seminario e vederli qui, ricordando s. Andrea, ci fa comunità. In questa cornice di famiglia il mio grazie va al rettore don Davide, per il cordiale invito che mi ha rivolto ad essere oggi presente, al nostro vescovo Corrado per le parole di benvenuto e la sua amicizia, a tutti i seminaristi di oggi. S. Andrea patrono è eredità storica, memoria della prima Chiesa della comunità seminaristica, dedicata proprio al primo apostolo. E’ una figura esemplare per chi vuole seguire il Signore più da vicino, come i seminaristi… e noi già preti. S. Andrea è figura evocativa che oggi ci parla attraverso le letture proclamate.
Le tre letture ci parlano di “movimento”, un cammino, un dinamismo. La prima lettura dove Isaia annuncia: “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero…”; la seconda lettura ove si parla di annuncio, dell’itinerario della fede e della vita, richiamando anche il passo citato sopra di Isaia e si conclude: “per tutta la terra è corsa la loro voce e fino agli estremi confini del mondo le loro parole”; e il vangelo: ci parla di chiamata, Gesù dice: “Venite dietro a me…”, “lasciarono le reti e lo seguirono”.
Si narra di un cammino, un andare, un muoversi, un seguire… Il punto di partenza è una buona notizia: c’è una buona notizia accolta, udita che mette in cammino, apre alla fede, alla sequela e spinge all’annuncio, al donare la vita. Accompagna la Chiesa “in uscita”. Una buona notizia è capace di mettere in movimento una vita intera, è capace di sostenere il cammino e di vivere il dono della vita. Una buona notizia udita mette in cammino, fa vivere! Si parla di noi. Sessant’anni di prete, cinquanta, venticinque…, tutti noi. C’è una buona notizia che sta all’inizio e ci ha messo in cammino e ci ha accompagnato fino ad oggi. E poi…, preti giovani, seminaristi, credenti: c’è per noi una buona notizia. Quale buona notizia c’è all’origine del nostro cammino, ci chiediamo? Oggi, festeggiare il patrono è occasione per riscoprire, riascoltare la buona notizia che sta all’origine della chiamata, della sequela, del nostro andare. E’ quella parola che ancora abita e indirizza il nostro cammino!
Ma quale buona notizia troviamo nella Scrittura proclamata?
La prima lettura: Salvezza, regna il tuo Dio, vedono con gli occhi il ritorno del Signore; la seconda lettura: Se crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo; il vangelo: risuona la voce di Gesù, la sua chiamata. La buona notizia è il farsi vicino di Dio, la sua iniziativa, la sua chiamata. E’ Lui che provvede a noi. E’ il Signore che dona lui la vita. La buona notizia: c’è un aver cura, un dedicarsi di Dio per te, per ogni uomo e donna. La buona notizia è la chiamata di Dio che dice: “Io voglio bene a te, proprio a te!”.
Quante volte è risuonata questa buona notizia per noi in seminario… Penso a quella prima intuizione della chiamata che ci ha spinto a muovere i passi verso il seminario, l’atmosfera dei primi tempi…; i volti dei nostri educatori; le avventure, anche divertenti, vissute da seminaristi; l’esperienza pastorale con tanti volti incontrati e varietà di storie di vita; le nostre famiglie… Qui è risuonata la buona notizia per noi. La memoria dei nostri anni da prete racconta come in una molteplicità di modi la buona notizia ci ha raggiunto. E ne siamo grati al seminario.
Ma oggi c’è ancora una buona notizia? E’ ancora possibile, comprensibile la vocazione?
Quante cattive notizie oggi! Numeri che si contraggono in seminario e nelle nostre comunità, “rumori” di guerra e di terrorismo, insufficienza di forze, cattive testimonianze di alcuni preti, amplificate dai media, aria di decadenza, difficoltà giovanili come la disoccupazione, la denatalità, la fatica ad essere credenti credibili nella proposta cristiana… La Parola di Dio oggi ti dice: c’è ancora una buona notizia! Il Signore viene. C’è Lui; è vicino, non ha smesso di portare la vita e di dire il suo amore, anche per questo mondo ferito. E’ ancora possibile udire la buona notizia e scoprire che sostiene cammini di dono, di servizio e anche di seminario e di sacerdozio.
La Parola ci svela anche il segreto per udire questa buona notizia. Annunciarla! Le letture tutte parlano di annuncio, di missione. Occorre andare, uscire, non piangersi addosso, donarsi, annunciare. E’ portando l’annuncio, che è la gioia del vangelo, che la buona notizia, sorprendentemente, raggiunge noi e di nuovo anima e sostiene il cammino della nostra vita, la nostra dedizione.
Viene alla mente il brano evangelico di Giovanni con la domanda di Andrea: “Maestro dove abiti?”. E dopo l’incontro egli va a chiamare subito il fratello Simone per portarlo a Gesù. E’ questo il racconto del cammino del discepolo, è il nostro cammino. Vai a chiamare un altro e ti accorgi che hai incontrato il Signore.
Gesù Signore, per intercessione di S. Andrea, benedica tutti noi, i preti e il nostro seminario.