Conferimento Accolitato a Nicola Gentili, Marco Paoli, Tommaso Giani
L’itinerario quaresimale è storia di cammini di vita che incontrano il Signore. La quaresima parla di tutti noi e di come il Signore ci è venuto incontro, ci ha amato e ci ha rimesso in cammino.
In modo particolare si colloca questa sera, nel percorso di quaresima, il conferimento del ministero di accolito a due seminaristi, Tommaso e Marco e a un uomo in cammino verso il diaconato permanente, Nicola. Si tratta dell’avventura umana della loro vita che oggi vive, nella Chiesa, una tappa significativa e decisiva, un incontro che segna un cammino, è l’incontro con il Signore che ama e che converte il cuore.
L’accolitato è dono di un cuore convertito dal Signore, perché amato da Lui ed è ministero che si apre all’amore. L’accolito è chiamato ad amare il Signore Gesù nell’Eucaristia anzitutto e la presenza di Gesù in quell’ottavo sacramento che è il povero.
A voi, Marco, Tommaso, Nicola l’accolitato dice che la vita a cui vi orientate, il presbiterato e il diaconato, sono orizzonti che parlano di dono, che vi chiedono di mettervi al servizio, e narrano anche il rapporto personalissimo di amicizia vostro con Gesù. Questo è l’accolito: un amico di Gesù che si nutre di Lui nell’Eucaristia e lo serve in tutti, specie nei poveri e in chi è ai margini.
La pagina di Isaia, di epoca post-esilica, descrive la vita del popolo come una festa. Ormai non c’è più nostalgia, ma la gioia di nuovi cieli e nuove terre, cioè di una nuova possibilità di vita; è promessa una vita duratura e un avvenire ricco di frutti dolci ed abbondanti, dati come dono.
Mi sembra di leggere in questa pagina del profeta anzitutto la fisionomia, l’identità, l’identikit dell’accolito. Egli è colui la cui vita può essere descritta come una festa. Il profeta così cerca di descrivere la vita quando entra in rapporto personale con Dio. In relazione con Lui, potremmo dire nella sua amicizia, la vita si apre ad orizzonti insperati e inediti, vive di una reale speranza, sa guardare al futuro; è la vita che scopre che può vivere la gratitudine di chi la vita la accoglie, gli è data come dono; scopre anche che la nostra avventura è benedetta dai frutti che ci occorrono… E’ una vita sorprendente, fantastica. Ed è così perché si lascia guidare dal Signore, perché si fa riferimento a Lui, guida e dono di vita, il Crocifisso.
L’accolito è colui la cui vita è una festa perché nutre una relazione intima, profonda, autentica con il Signore Gesù. Il Cristo è l’amico dell’accolito… o viceversa. L’accolito si nutre di questa amicizia, così come si prende e si mangia l’Eucaristia.
Cari accoliti è qui un primo augurio e un primo invito. Diventi accolito… cerca una relazione più profonda, amicale, sincera con Gesù Signore. Scopri nella tua vita la sua presenza, orienta a lui i tuoi pensieri e i tuoi sogni, coltiva una amicizia e una frequentazione che nascono dalla Parola. E poi… attaccati all’Eucaristia. Il servizio nella celebrazione, nutrirsi del pane eucaristico sia momento fondante della tua amicizia con il Signore Gesù. Per l’accolito l’Eucaristia è dono da accogliere e da condividere… e la vita diventa una festa.
Ci viene detto che un vero rapporto con il Signore, come l’Eucaristia ci offre, cambia la vita, la fa nuova, le dona il sapore della festa, di una pienezza di vita.
Caro accolito cerca Gesù, sempre, attaccati a Lui, gusta la sua amicizia, lasciati riempire il cuore e diventi tuo cibo nell’Eucaristia.
La pagina evangelica ci racconta una itineranza di Gesù fatta di incontri, di parole di bene, di miracoli di guarigione e anche di fatiche (“un profeta non riceve onore nella sua patria”). Giunto a Cana di Galilea incontra un funzionario del re e con lui la sua domanda, la sua preghiera, la sua storia.
Il vangelo ci narra in questo incontro i gesti di Gesù, le sue azioni… In questo incontrare gli altri e nei gesti di Gesù mi sembra si possano trovare anche gli atteggiamenti e il servizio dell’accolito.
Gesù anzitutto ascolta, vive una accoglienza che è ascolto. Quell’uomo gli domanda la guarigione del figlio. Gesù non dà una risposta immediata, ma dialoga perché quell’uomo mostri insieme alla sua domanda anche il suo cuore… e la sua fede.
Gesù ha poi uno sguardo, vede: egli vede la gente attorno a sé, vede chi ha bisogno, vede lo sguardo degli altri e così è il suo cammino ricco di incontri.
Gesù parla e dice parole di vita: “Va, tuo figlio vive”. E’ parola di vita perché di guarigione per il figlio…; ma è parola di vita anche perché mette in cammino chi incontra. Al funzionario dice “Va” e annota il vangelo: “Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino”. Si comprende bene che il cammino di cui qui si parla è la fede e si tratta di una fede che nasce prima del vedere, perché quando già si è messo in cammino, quando già si dice che crede, corrono a dirgli “Tuo figlio vive”. Dunque, non è la fede che nasce perché ho visto dei segni, ma è la fede che mi consente di vedere i segni.
Ecco i gesti di Gesù: ascolta, vede, parla, cammina insieme.
E’ una traccia su cui rileggere il ministero dell’accolito.
L’accolito, Tommaso, Marco, Nicola, ascolta, si mette nell’atteggiamento della accoglienza, del fare spazio all’altro, del comprendere le domande espresse e anche quelle chiuse nel cuore; l’accolito vede, è attento alla realtà concreta della sua vita, vive una attenzione che coglie i bisogni, i poveri, il desiderio di incontro, e arriva ad incrociare gli sguardi; l’accolito parla, come Gesù è chiamato a dire parole di vita, e sono parole di benedizione, parole di perdono, parole di consolazione, parole di correzione, parole di accoglienza, parole che riaprono orizzonti e cammini, parole di riconciliazione.
Cari Tommaso, Marco, Nicola siete chiamati ad ascoltare, a vedere, a parlare… con l’ascolto, lo sguardo, la parola di Gesù.
Il vangelo ci aiuta a capire che il senso profondo di questo atteggiamento non trova motivi primariamente in ragioni umanitarie e di bontà umana, ma il cuore è la fede. Si aiuta gli altri non perché appassionati dell’uomo, ma perché appassionati di Dio. O forse poi le cose arrivano a coincidere. Del credere infatti parla Gesù rivolto a tutti “Se non vedete segni e prodigi, voi non credete” e della fede del funzionario del re racconta il vangelo…, fino alla fede della comunità.
Cari accoliti voi dovete servire la vita degli altri, fino a servire la loro fede, il loro incontro con Gesù, perché è lui che ascolta, vede, parla.
E questo sguardo vi conduce all’Eucaristia, conduce voi. L’incontro con Gesù nell’Eucaristia e il servizio all’altare siano il vertice del vostro ascoltare, vedere e servire l’uomo, la donna e i poveri soprattutto. Da quel pane donata nasca il vostro servizio nella vita.
Si tratta allora di lasciarvi guardare voi. Gesù ascolta, vede, parla… a voi. E interpellata la vostra fede. A voi carissimi viene detto: “Va, tuo figlio vive”, cioè cammina, vivi con una vita carica di fecondità. E di voi il vangelo sembra dire… “Credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino”.
“Credette lui e con tutta la sua famiglia”, si annota al termine di questa pagina evangelica. La fede è sempre dono condiviso, dono che trascina altri. Così sarà la scoperta del vostro accolitato: voi coltivate il cammino di discepoli, voi andate per dire parole di vita, voi servite Gesù tra di noi, soprattutto nell’Eucaristia e molti, con voi, diventeranno testimoni dello stesso amore. E diranno come alla samaritana: non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il Salvatore del mondo”.