Omelia per il Mandato ai Catechisti

San Miniato, Cattedrale ore 18.00
22-09-2024

XXV domenica del tempo ordinario

(Sap 2,12.17-20; Sal 53; Giac 3,16-4,3; Mc 9,30-37)

 

Stavano ogni giorno con Gesù, lo ascoltavano e lo guardavano pieni di stupore e ammirazione, ma il loro giudizio, la loro mente e il loro cuore erano lontano da Lui. Come avrà sofferto Gesù nel vedere questa distanza…

Quando noi catechisti siamo tentati di scoraggiamento, perché ci sembra di non riuscire a toccare l’intimo del cuore, la fonte della mentalità dei nostri ragazzi e delle nostre famiglie, pensiamo che i primi a essere ancora lontani siamo noi.

Ma Gesù ci guarda con la stessa misericordia con cui guardava quei dodici suoi amici, impegnati a stabilire chi fosse il più grande tra loro e si mette in mezzo a noi indicandoci il cuore di bambini che dobbiamo chiedere, mendicare, per essere sempre meno lontani, sempre più trasformati dal Suo Spirito, sempre più, per Sua Grazia, “alter Christus”, come la gente chiamava San Francesco, di cui martedì scorso abbiamo celebrato l’ottavo centenario della sua maggiore immedesimazione con Gesù, l’immedesimazione fisica delle Stimmate che ricevette sul monte de La Verna.

Un’altra mentalità, quella di Gesù, da chiedere e da comunicare. Un’altra mentalità su tutto, perché per Gesù tutto è parte del rapporto con il Padre, tutto è parte della passione perché ogni persona si riconosca amata da Dio e possa perciò essere sé stessa nella nuova logica del dono, dell’amore senza misura, della misericordia che ricrea e che dona pace.

«La sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera». Abbiamo sentito nella Lettera di Giacomo. Non un’aggiunta spirituale alla mentalità di tutti, ma una nuova vita. Aggiunge Giacomo: «Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia». La vita intera come opera di pace. Ma cos’è, un attivismo nelle piazze? O solo pensieri che non cambiano le azioni? Si tratta di questo incessante immedesimarsi con Gesù, lasciarsi cambiare da lui e proporre, testimoniare («Testimoni non maestri», diceva Paolo VI) un modo di vivere che non è possesso, affermazione di sé sugli altri ma dono di sé grato, perché i primi ad essere oggetto di amore infinito siamo noi.

Ma come si comunica questa mentalità nuova? Con liste di doveri e di comandamenti? Con dottrina e prassi? Si impara nella comunità, in una comunità che prega, che si alimenta di Gesù, che vive e che si dona. Per questo la catechesi, carissimi catechisti, può solo essere esperienza di comunità vissuta, in cui l’insegnamento si dà come riflessione sull’esperienza. Come faceva Gesù, che ai suoi spiegava quello che già avevano visto e udito, avevano vissuto insieme. Quindi non rinuncia a spiegare, ma spiegare fatti vissuti, non teorie o dottrine.

Allora il piccolo seme che possiamo buttare nella terra della vita delle famiglie e dei ragazzi, nel tempo porterà frutto. Con che gratitudine vi guardo, catechisti e catechiste che siete qui a ricevere il mandato: chiediamo insieme allo Spirito che ci faccia sentire in ogni momento di essere il corpo vivo di Gesù, cerchiamo la comunità, prepariamoci insieme ai nostri incontri di catechismo, viviamo la comunità parrocchiale e diocesana, costruiamola insieme.

Siamo alle soglie del Giubileo, stiamo camminando nel Cammino Sinodale della Chiesa Italiana: chiediamo al Signore che siano momenti di grazia per ognuno di noi, per la nostra Chiesa.

Vi do il mandato: ricordatevi che non sono io che vi mando, ma Gesù, e siccome Gesù ha un corpo vivo, la Chiesa, è la Chiesa che vi manda. Tutti noi, con i limiti e le doti che abbiamo, chiediamo insieme di essere strumenti della Sua presenza, quasi di scomparire, perché sia Lui a splendere. Ma lo potremo fare nella preghiera, nella comunione vissuta, nella sequela semplice e desiderata alla Chiesa, alla nostra Chiesa diocesana di San Miniato e alla Chiesa universale che Papa Francesco guida alla sequela di Gesù.

Che il Signore vi doni gioia e pace.

 

+ Giovanni Paccosi