Anche per quest’anno la scuola volge al termine. Per molti bambini e ragazzi arriva non solo il tempo delle vacanze estive, ma anche quello del bilancio e delle riflessioni per le soddisfazioni e le fatiche, i momenti di crescita e le cadute, le speranze e i timori di quest’anno scolastico. Per altri invece è il tempo di chiudere un percorso di studio e di prepararsi ad aprire una nuova fase della vita. È tempo di esami: così i più piccoli si preparano all’esame conclusivo del primo ciclo di istruzione prima di passare alle superiori, mentre i più grandi si trovano di fronte alla maturità e alla scelta di decidere di proseguire con l’università o di entrare nel mondo del lavoro. Qualcuno sarà soddisfatto, qualcun altro sarà un po’ più deluso. Purtroppo questo accade anche nelle prove della vita. Ma un voto o un esito di un esame, qualunque esso sia o sia stato, non può contenere la bellezza di una persona. Una persona vale molto di più delle sue debolezze, così come dei suoi successi e delle sue conquiste. Perché la scuola assomiglia per molti versi alla vita. Come la vita, anche la scuola è un cammino, costituito da tappe, dove ci sono cadute e più o meno pronte ripartenze. Quante volte nel cammino della vita, quando s’inizia a camminare, si cade. Solo cadendo s’impara a camminare. E, d’altra parte, solo se si cammina si rischia di cadere. Che cosa consegue da questo? Che nella vita conta non cadere mai? Oppure, che nella vita conta sapere rialzarsi? La cosa che conta non sta nel numero delle cadute, ma nella certezza di avere la forza di ripartire ogni volta con lo stesso slancio, nonostante gli errori compiuti. Ma, come un bambino ha bisogno di essere guardato mentre prova a stare in piedi, si diverte ed è felice, alla stessa maniera ogni uomo ha bisogno di qualcuno che gli permette di ripartire, di qualcuno con cui condividere non solo la felicità ma anche le cadute. Di qualcuno che gli permette di rendersi conto che siamo stati fatti per grandi cose, che siamo chiamati a un compito. In fondo è qui il fascino della vita, nella scoperta di come il mistero della realtà chiama ogni uomo a dare il proprio contributo alla bellezza del cosmo. «Ad ogni uomo», ha scritto San Giovanni Paolo II, «è affidato il compito di essere artefice della propria vita: in un certo senso egli deve farne un’opera d’arte, un capolavoro». Ogni uomo è chiamato a comprendere se stesso attraverso segni con cui la vita sorprende e stupisce. E capire quale è il suo compito, la sua vocazione. Ma come è possibile riconoscere la vera vocazione? Al riguardo, prendiamo spunto da Santa Teresa di Calcutta. Quando la santa ha chiesto al suo padre spirituale come avrebbe riconosciuto la propria vocazione, ha avuto questa risposta: «Lo saprai dalla tua felicità interiore. La profonda letizia del cuore è la bussola che indica il sentiero da seguire». La scuola è come la vita, quindi. Ora, però, sta per suonare l’ultima campanella dell’anno. Prepariamoci a uscire e a salutare, pronti a ripartire.