Omelia del giorno di Pasqua

San Miniato, chiesa Cattedrale, ore 11
17-04-2022

 

La Pasqua è una festa da collocare, bisogna trovarle una cornice, un terreno.

Se guardiamo alla nostra vita, ai nostri tempi pare di doverla collocare in un ambiente piuttosto ostile.

La Pasqua di questo anno viene ad abitare in un mondo piuttosto inospitale.

E’ ancora il mondo e il tempo della pandemia, con l’esperienza di una malattia e di tante morti e solitudini, con i veleni che sono stati fatti scorrere riguardo alla questione dei vaccini, con le preoccupazioni per il futuro che non ci consente ancora di dire che si può respirare.

E’ un ambiente, quello dove viene l’annuncio di Pasqua, nel quale la natura stessa soffre. Cosa ne abbiamo fatto noi umani dell’ambiente? Non ci sono buone prospettive riguardo al cambiamento climatico, l’innalzamento della temperatura e non sembra di vedere politiche decisamente orientate a correggere il tiro. Sono solo parole per ora quelle che parlano di conversione ecologica, come continua la distruzione delle foreste e poco impegno c’è per salvare il pianeta. Non un bell’ambiente insomma.

E’ un terreno il nostro, quest’anno, segnato più dolorosamente e drammaticamente dalla guerra. Ce ne sono tante per il mondo. Solo alcuni nomi potremmo fare, come la Siria, Gerusalemme, e poi paesi in Africa, America Latina… e forte, vicino a noi, alle porte dell’Europa rombano i cannoni e il fuoco nella terra Ucraina. La guerra ancora ci fa vedere i suoi orrori, il suo dolore, la sua dimensione e realtà diabolica. Ogni guerra è ingiustificata, e quella in Ucraina, come ci ricorda il papa, è una guerra sacrilega, contro l’uomo e contro Dio. Ed è Pasqua… in questa cornice.

Ma terreno e cornice per la Pasqua del 2022 è poi anche la nostra vita, la tua vita. E di quale terreno si tratti lo conosci tu, lo sai tu. Te lo puoi chiedere… Cosa porti nel tuo cuore ora? Ci sono speranze e felicità? Oppure anche preoccupazione e qualche dolore? E’ abitata la tua vita dalla fraternità e dalla amicizia con gli altri oppure è ferita da litigi e fratture, lontananze insanabili? Sei tranquillo col lavoro, con il tuo futuro? E poi la famiglia, i bimbi, l’attenzione agli anziani…, la quotidianità. E’ la nostra vita. E’ il terreno in cui viene a trovarci l’annuncio di Pasqua.

La Parola di Dio della Pasqua ci invita a cercare un ambiente ideale per la Pasqua, o meglio ci suggerisce dove cercare, in quale ambiente andare per trovare davvero la gioia della Pasqua, che è annuncio di risurrezione e di pace.

Il vangelo che abbiamo ascoltato, le pagine di Giovanni ci parlano di un giardino.

Dicono che Gesù, una volta deposto dal sepolcro, viene messo in un giardino: “Nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là… posero Gesù”.

E infatti Maria, il mattino di Pasqua, va al sepolcro e scambia Gesù per il giardiniere. Siamo in un giardino.

In quel giardino è stato posto Gesù crocifisso, Gesù morto.

E’ un annuncio straordinario. Ci viene detto oggi di collocare ogni nostra morte, ogni dolore, ogni ingiustizia, ogni dramma, la vita tutta in un giardino.

Come possiamo trovare questo giardino? E’ il giardino della Pasqua… E’ il giardino delle risurrezione.

Un primo indizio: nel sepolcro nel giardino Gesù è posto da un amico, Giuseppe d’Arimatea… Un amico, cioè uno che ama. E nel giardino a prendersi cura di Gesù morto c’è Maria, l’amica di Gesù, colei che lo riconoscerà sentendosi chiamare col proprio nome e con il suono dell’affetto: “Maria”.

E’ questo il primo segnale per trovare il giardino: è l’amore.

Laddove si colloca la vita, con le sue ferite e le sue ingiustizie, laddove si colloca il mondo di oggi che abbiamo sopra ricordato nell’amore, abbiamo trovato il giardino… e può essere Pasqua.

Così recita una bella poesia di Schmemann A.: “E’ stato l’amore a venire a sapere per primo della vittoria; a questo amore, a questa fedeltà delle donne che vanno al sepolcro per primi, viene concesso di sapere che la morte è inghiottita dalla vittoria. Questo amore e questa fedeltà sono e saranno sempre la luce che risplende nell’oscurità senza fondo” (I passi della fede).

E’ stato l’amore. Ecco.

Ti viene detto di collocare la vita, di accompagnare la vita, la tua vita, con i segni, i gesti, le parole dell’amore e così ogni vita, anche la tua, diventa un giardino in cui può essere Pasqua.

E’ un primo invito per oggi: è Pasqua, allora cerca il giardino, cerca l’amore… cercali nella tua vita e nel nostro mondo. Ed sarà Pasqua di pace e di risurrezione.

Un secondo indizio ci è dato dal vangelo proclamato questa notte: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”.

Cercare il giardino vuol dire cercare la vita, accogliere la vita, sempre, promuovere ogni possibilità di vita, sperare la vita. Più autenticamente: cercare il giardino significa… vivere.

Se cerchiamo Gesù lo dobbiamo cercare vivo, lo possiamo incontrare vivo, così come i suoi amici vivranno. E andranno a dire a tutti: “Abbiamo visto il Signore”.

E’ giardino quando nella tua esistenza vedi e cerchi la vita, vivi la vita e così puoi incontrare il Risorto sui passi del tuo cammino e anche tu potrai dire… Ho visto il Signore, il Vivente.

Così racconta il vescovo Klaus Hemmerle: “Auguro a noi occhi di Pasqua, capaci di guardare nella morte fino alla vita, nella colpa fino al perdono, nella divisione fino all’unità, nella piaga fino allo splendore, nell’uomo fino a vedere Dio, in Dio fino a vedere l’uomo, nell’io fino al tu. E insieme a questo, tutta la forza della Pasqua”. Così si cerca la vita…

E scopri così che la tua vita è il giardino della Pasqua, perché incontrando Lui, il Vivente, il Risorto, tu vivi, tu ritrovi la vita che hai bisogno, tu, oggi, puoi risorgere dalle morti che forse possono aver toccato il tuo cuore.

Potremmo riassumere così la nostra Pasqua quest’anno… Cerchiamo il giardino, è il terreno, e l’ambiente più bello e più vero per la Pasqua… E vorrà dire cercare l’amore, cercare la vita.

Cerca il giardino, amico, amica… e troverai la tua vita, e ti troverà il tuo Signore, il Risorto, il Vivente.