1. Quanta dolcezza c’è nella notte di Natale. Sarà per i ricordi d’infanzia, o per i canti che ci sono impressi nel cuore, saranno le luci, i regali, la festa, o forse anche la liturgia della Chiesa, così ricca di fascino che ripete gesti antichi ricchi di simboli, sarà per tutto questo, ma sta di fatto che nell’animo abbiamo stanotte un sentimento diffuso di dolcezza e di tenerezza che fa il clima particolare del Natale.
Non ci sfugga però il centro gravitazionale del Natale, senza del quale tutto sarebbe vuoto sentimentalismo ed in fondo, ipocrisia e menzogna: questo centro è racchiuso nel nome stesso della festa: ‘natale’ appunto, cioè ‘giorno natalizio di Nostro Signore Gesù Cristo’. Sembra scontato, ma oggi non lo è, e quindi occorre ricordarlo e riannunciarlo con vigore: a Natale si ricorda, si celebra, si fa memoria viva ed attuale della nascita di Dio nella carne umana, della sua entrata nella nostra storia, della nascita di Gesù Figlio di Dio e figlio dell’uomo, dell’incarnazione del Verbo eterno di Dio. Se non si dice questo, se non si pensa a questo, se non ci si concentra su questo paradossale mistero, il Natale perde tutto il suo significato, rimane solo carta straccia e a ben poco varranno i ricordi della nostra infanzia e tutti i richiami ai buoni sentimenti che in questi giorni ci inondano dalle strade, dai negozi, dalla televisione. […]
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