Omelia per l’inizio dell’Anno Pastorale e del Cammino Sinodale

San Miniato, chiesa Cattedrale, ore 17
17-10-2021

 

Carissime sorelle, carissimi fratelli, amici, questa celebrazione, nel ringraziamento che è l’Eucaristia, con la particolarità di alcuni segni che vogliono esprimere il cammino di tutta la diocesi, racchiude molti sguardi.

E’ la celebrazione nella quale, avendo già iniziato la vita pastorale nelle nostre comunità, vogliamo raccoglierci in questo momento diocesano per esprimere nella comunione l’inizio dell’anno pastorale. E’ un segno importante e ricco se compreso anche come “ripartenza”, ripresa di cammini interrotti a causa della pandemia e per tanti motivi, soprattutto per la malattia, i lutti, le paure, tante ferite, segnato ancora da smarrimento e da una esperienza che ha cambiato il volto delle nostre comunità. Ma si riparte… E in questa ripartenza possiamo riaprire anche la strada, nel nuovo anno, alla visita pastorale nelle nostre parrocchie.

E’ la celebrazione, in unione con tutte le diocesi del mondo, nella quale, per iniziativa di papa Francesco, apriamo la fase diocesana del Sinodo della Chiesa universale che tratterà il tema della Sinodalità e che confluirà nella assemblea sinodale a Roma nell’autunno del 2022. E si avvia così la dimensione dell’ascolto delle nostre comunità.

Così ha affermato il Papa lo scorso 9 ottobre all’avvio del Sinodo, a Roma:

Viviamo … questa occasione di incontro, ascolto e riflessione come un tempo di grazia, … e nella gioia del Vangelo, ci permetta di cogliere almeno tre opportunità. La prima è quella di incamminarci non occasionalmente ma strutturalmente verso una Chiesa sinodale: un luogo aperto, dove tutti si sentano a casa e possano partecipare. Il Sinodo ci offre poi l’opportunità di diventare Chiesa dell’ascolto: di prenderci una pausa dai nostri ritmi, di arrestare le nostre ansie pastorali per fermarci ad ascoltare. Ascoltare lo Spirito nell’adorazione e nella preghiera… Infine, abbiamo l’opportunità di diventare una Chiesa della vicinanza. Torniamo sempre allo stile di Dio: lo stile di Dio è vicinanza, compassione e tenerezza. Dio sempre ha operato così. Se noi non arriveremo a questa Chiesa della vicinanza con atteggiamenti di compassione e tenerezza, non saremo la Chiesa del Signore.

 

E’ anche la celebrazione in cui tutte le diocesi in Italia iniziano il Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia; anche la nostra diocesi quindi. E’ un percorso che ci porterà ad un evento unitario e nazionale nel 2025, ma che da subito ci chiede di attivarci per partecipare alla vita della Chiesa e per metterci in ascolto di tutti. E’ il cammino con cui siamo chiamati a recepire l’orizzonte indicato dal documento papale Evangelii gaudium e attivare quella conversione pastorale che tante volte il Papa ci ha chiesto e che anche l’esperienza della pandemia spinge a mettere in moto. Inizieremo dunque nelle prossime settimane una diffusa esperienza di ascolto in gruppi sinodali, nelle nostre parrocchie, nelle varie aggregazioni per far confluire i nostri pensieri al cammino delle chiese in Italia e al Sinodo della Chiesa universale. Un grande tempo di ascolto dunque.

Così si legge nella Lettera alle donne e agli uomini di buona volontà, del Consiglio permanente della Cei, del 29 settembre 2021: “Ascolta” è l’imperativo biblico da imparare: ascolto della Parola di Dio e ascolto dei segni dei tempi, ascolto del grido della terra e di quello dei poveri, ascolto del cuore di ogni donna e di ogni uomo a qualsiasi generazione appartengano.

E nel messaggio dei vescovi a tutti i fedeli ancora si legge: E’ tempo di sottoporre con decisione al discernimento comunitario l’assetto della nostra pastorale, lasciando da parte le tentazioni conservative e restauratrici e, nello spirito della viva tradizione ecclesiale – tutt’altra cosa degli allestimenti museali – affrontare con decisione il tema della “riforma”, cioè del recupero di una “forma” più evangelica; se la riforma è compito continuo della Chiesa diventa compito strutturale, come insegna la storia, ad ogni mutamento d’epoca.

Un cammino sinodale dunque per tornare al vangelo, per far entrare il vangelo nella vita della Chiesa, per tornare ad annunciare a tutti il vangelo, per imparare e provare a viverlo perfino noi, i cristiani.

Questa Eucaristia segna anche l’avvio del terzo anno di preparazione del Giubileo diocesano che inizieremo il prossimo 5 dicembre 2022, per i 400 anni della nostra diocesi. Preparazione non significa anzitutto buona organizzazione, ma progresso spirituale comunitario e personale. Le iniziative che verranno proposte cercheranno di promuovere la conoscenza storica, artistica, culturale della diocesi, ma soprattutto dovranno far crescere in tutti noi la fede e la viva partecipazione alla vita della nostra Chiesa. Proprio in questa luce si colloca la visita pastorale e ci accompagna la bella icona che è esposta in tutte le nostre chiese. Per celebrare poi con gioia il bell’anniversario della nascita di questa nostra Chiesa.

Infine guardiamo un poco più in là, a domenica prossima, giornata missionaria mondiale. Non avremo per questo altre celebrazioni diocesane e mi fa piacere ricordarla oggi. Una scelta che penso opportuna perché i temi della giornata missionaria dicono, spiegano, esprimono il filo conduttore di tutte le ricorrenze sopra richiamate. L’anno pastorale, il Sinodo universale, il Cammino sinodale delle nostre chiese, il giubileo diocesano: tutto questo ha senso se è annuncio, se mostra una chiesa che testimonia il vangelo, se ci aiuta a tornare ad accogliere e a vivere tra noi il vangelo. Ed è proprio questo il significato della giornata missionaria: una chiesa che annuncia in tutto il mondo il vangelo.

Quante cose!! E tra tutte queste parole, richiami, percorsi ci siamo noi, ciascuno di noi: preti, famiglie, anziani e giovani, amici, religiose e religiosi, diaconi, credenti e gente lontana dalla fede, ambienti del lavoro e dello studio. Ci siamo noi… Siamo chiamati tutti a metterci in cammino, insieme, come sinodo, cioè camminando insieme e crescendo nella capacità e nella bellezza dell’ascolto e della condivisione e poi nella gioia dell’annuncio e della testimonianza.

La Parola di Dio oggi ci indica lo stile per vivere tutto questo, ci suggerisce quale posto assumere nella chiesa tutti noi: io vescovo, i religiosi, i laici, i preti, tutti.

La pagina di Isaia e quella della lettera agli Ebrei ci presentano il Servo di Dio sofferente e nell’atto di donare la vita. “Offrirà se stesso in sacrificio di riparazione” dice Isaia; “Egli è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato” nel testo agli Ebrei.

Il Cristo a cui noi guardiamo e a cui dobbiamo di nuovo orientarci anche nel cammino sinodale e nei vari percorsi richiamati è servo che si offre, che si dona, che vive un amore pieno che dà la vita.

Troviamo anche la bellissima definizione della vita di Gesù: “Il figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”. Anche il vangelo dunque ci presenta la vita di Gesù che è amore e che è dono. E nel vangelo siamo accompagnati a scoprire che posto abbiamo noi dietro a Gesù che si dona.

La contemplazione del dono della vita di Gesù di cui parla la Scrittura oggi è anzitutto annuncio che il Signore ci ama, cerca ogni strada, fino al dono di sé per amarci e darci vita. Ma noi ce ne accorgiamo? Siamo conviti che Gesù ama proprio noi? Il Sinodo vorrebbe far risuonare in tutti noi questa esperienza dell’essere amati e per questo il papa più volte ha ricordato che protagonista del Sinodo è lo Spirito santo, lo Spirito di amore.

La domanda dei due figli di Zebedeo è illuminante e forse è anche pronunciata da loro in buona fede: “Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”. Bello! E’ il desiderio, forse autentico, di stare vicino a Gesù, una domanda che nasce da amici, da chi gli vuole bene e ci tiene tanto a stargli vicino, per sempre.

E il Signore spiega loro che la prima vicinanza la vivranno nel dono della vita per il vangelo, come Gesù stesso.

Ma poi viene dato l’insegnamento per i suoi amici e per i suoi discepoli di sempre, per noi: “Chi vuol diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti”. E’ l’invito a servire, ad amare nel dono, a perdere la propria vita, a collocarci tra i servi, tra gli ultimi, i poveri, gli esclusi.

Così si vive il Sinodo, così si cresce nella sinodalità e come Chiesa, così si realizza il vero ascolto: stando nel posto degli ultimi, di chi serve, di chi ama in perdita. Lì è possibile ascoltare davvero, lì si condivide, lì opera lo Spirito, lì c’è Gesù il Vivente e lo incontro, lì deve portarci il cammino sinodale e diocesano.

Chiediamo il dono del “servire” immaginandoci Chiesa nel cenacolo, in attesa del dono dello Spirito Santo che invochiamo e presenti a Maria, Madre della Chiesa e Stella del mattino. A lei affidiamo i tanti nostri cammini. E con lei ai nostri santi protettori, san Genesio, san Miniato e il beato Pio Alberto del Corona.

Alzati Chiesa che sei in San Miniato… il Signore ti chiama ed è tempo di camminare…