Omelia per l’Ingresso di don Francesco Ricciarelli a Cigoli

Cigoli, Pieve di San Giovanni Battista
31-10-2020

 

Con “Tutti i santi” arriva il nuovo parroco di Cigoli. Benvenuto don Francesco!

Accompagno queste parole di accoglienza con quelle della gratitudine per don Giampiero che per tanti anni è stato parroco e rettore del santuario e alla luce dell’effige della Madre dei bimbi ha vissuto il suo ministero. Grazie don Giampiero e buon cammino, ancora a Cigoli, pur con un servizio e una presenza diversa che accoglie insieme a tutti come nuovo parroco don Francesco.

Grazie anche ai parrocchiani delle parrocchie della Valdegola che raccoglieranno i frutti del ministero di don Francesco tra di loro, vivono con spirito ecclesiale questo passaggio e attendono il nuovo parroco.

Grazie anche a tutti voi oggi qui presenti, segno della presenza del popolo di Dio, grazie per la partecipazione alla celebrazione, dal coro, ai ministranti, alle famiglie, fino ai più giovani. Il grazie alle autorità presenti. Tutti noi qui con la massima attenzione per allontanare pericoli di contagio dal Covid-19.

Vorrei, caro don Francesco, fare da eco alla Parola di Dio che abbiamo ascoltato che, mentre parla a tutti noi, in particolare si rivolge questa sera a te, all’inizio di questo nuovo ministero.

La pagina dell’Apocalisse ci regala una descrizione del popolo di Dio, popolo amato dal Signore. Così lo descrive il testo: “centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele”. Un numero simbolico che dice una totalità, una comunità, radunata da un segno che è l’amore di Dio. Potremmo dire: è il popolo di coloro che sono amati da Dio, segnati dal suo amore, trasformati dalla sua presenza. E poi ci sono i martiri, coloro che danno la vita per il vangelo, coloro la cui vita è stata trasformata e resa capace di amare, fino al dono di sé. Tutta questa moltitudine loda il Signore: “Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen”.

E’ il popolo che la pagina di Giovanni, proclamata come seconda lettura, riconosce come “figli di Dio”.

Caro don Francesco, questo è il popolo amato dal Signore e ti viene anzitutto annunciato a chi tu sei mandato: sei inviato alla comunità, alla vita di uomini e donne, credenti e no, cristiani o di altre religioni, italiani o provenienti da altre terre, poveri o agiati come a gente amata dal Signore, segnata dal suo amare, resa santa da questo sguardo e dall’operare di Dio. Giovanni ti insegna a vedere in tutti loro “figli di Dio”, e con le parole dell’enciclica del papa potremmo dire “fratelli tutti”.

Ma tu dove ti collochi? Sappiamo che il sacerdote è pastore, è guida. E questo ti viene chiesto di vivere. Ma nella pagina dell’Apocalisse scopriamo meglio che tu sei tra queste persone segnate dal sigillo dell’amore di Dio, insieme al popolo, in cammino. S. Agostino di sé e del suo essere pastore come vescovo aveva scritto nel discorso 340 nell’anniversario della sua ordinazione: “Per voi sono vescovo, con voi sono cristiano”.

Insieme al popolo, caro don Francesco, potrai allora anzitutto lodare il Signore, elevare la tua preghiera, insieme ai fedeli e per tutta la comunità, dicendo anche tu “lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio”.

Insieme al popolo…, vorrà dire anche condividere le sue vicende: saranno occasioni di gioia e di festa, come anche quelle di dolore e di difficoltà, saranno i tempi della luce o quelli di pandemia come stiamo vivendo. E il parroco condivide, vive con le persone l’avventura della vita, insieme alle domande che la vita e talvolta le ingiustizie, i dubbi, le nostre resistenze ci pongono davanti.

Insieme al popolo…, vorrà dire lo stare tra la gente. Non dovrai isolarti su questo bel colle e in questo bel santuario, ma il vero santuario, la vera chiesa la trovi fuori, nelle case, con le famiglie, tra gli anziani e con gli ammalati, accogliendo i ragazzi e i giovani e promuovendo una rinnovata partecipazione della gioventù soprattutto alla vita della parrocchia.

Centoquarantaquattromila segnati… tra questi ci sei anche tu, da oggi, a Cigoli, come parroco.

Dalla pagina di Giovanni vorrei raccogliere un particolare: “… noi saremo simili a Lui, perché lo vedremo così come egli è”.

Mi sembra che la pagina biblica ti suggerisca cosa fare da parroco, il tuo programma pastorale che ancor di più ti indicherà poi la pagina evangelica.

Sei chiamato come pastore a fare vedere Dio “così come egli è”. Si tratterà di condurre a Dio: la celebrazione dei sacramenti e l’opera di santificazione, l’annuncio della Parola, del Vangelo, l’esercizio del discernimento comunitario, l’agire secondo la carità e quindi con la cura dei più piccoli, dei più poveri…

“Vedere Dio come egli è” non è solo promessa per la vita futura, ma è esperienza della quotidianità. Oggi ci può accadere di vedere Dio, oggi egli cammina con noi, oggi si fa vicino.

Sarà questo un bel compito come parroco: aiutare le persone a vedere Dio, a vederlo presente, a riconoscere le tracce della sua opera, a saper cogliere e ascoltare la sua Parola.

Ma il programma del parroco, cosa devi fare, viene ancor di più esplicato nella pagina evangelica, la bellissima pagina delle beatitudini.

Essa anzitutto ci ricorda chi era Gesù: è Lui il povero in spirito, l’affamato, il carcerato, colui che è mite, colui che chiede accoglienza, l’immigrato, il perseguitato… E quindi Gesù è beato, è amato dal Padre, è il Santo e ci mostra la vita come dev’essere vissuta.

Il vangelo ci invita poi a sentirci dire noi questa parola: “Beati”. Bene la commenta Ermes Ronchi e dice: “Cosa significa beato, [questo termine un po’ desueto e scolorito?] La mente corre subito a sinonimi quali: felice, contento, fortunato. Ma il termine non può essere compresso solo nel mondo delle emozioni, impoverito a uno stato d’animo aleatorio. Indica invece uno stato di vita, consolida la certezza più umana che abbiamo e che tutti ci compone in unità: l’aspirazione alla gioia, all’amore, alla vita. Beati, ed è come dire: in piedi, in cammino, avanti, voi poveri (A. Chouraqui), Dio cammina con voi; su, a schiena dritta, non arrendetevi, voi non violenti, siete il futuro della terra; coraggio, alzati e getta via il mantello del lutto, tu che piangi; non lasciarti cadere le braccia, tu che produci amore”. Per te don Francesco oggi risuona nel vangelo la parola “beato” e non solo perché sei fortunato a venire qui…, ma perché a te è detto: coraggio, cammina e conduci questa comunità e fallo da beato, da amato dal Signore.

Ma questa pagina evangelica ti dice anche che il compito del parroco, il tuo compito sarà quello di cercare i beati, di cercare i santi in parrocchia.

Capiterà di entrare nelle case, di visitare i malati in ospedale, di gioire con chi accoglie la vita nuova di chi nasce e di versare lacrime con chi è nel lutto; si tratterà di saper vedere la semplicità della vita di tanta gente, la loro quotidianità e i tanti frutti di amore; capiterà, anzi questo è proprio un compito, di cercare i più poveri, di avvicinarli con discrezione, di vivere l’arte della accoglienza, verso chiunque; ti cercheranno e busseranno alla tua porta i giovani (ma sarà proprio così?), sennò vai a cercarli… e vivrai poi pure la gioia dell’annuncio verso i ragazzi nella catechesi… Quanti volti potrai incontrare, vedere, quanti sguardi, incrociando i tuoi, porteranno con sé storie di vita… E in tutto questo cerca i santi, scopri la loro presenza, mettiti alla loro scuola. “Beati…” è l’augurio, la parola che sei chiamato a portare alle persone.

Buon cammino don Francesco, buona caccia non ai folletti di una festa che non è la nostra (Halloween), ma ai santi che abitano questa comunità parrocchiale.

Cerca i santi e sicuramente ad attenderti ci sarà anche Maria, lei volto di Madre. Ti accompagni e ti custodisca lei, così venerata qui a Cigoli, con il suo manto e ti apra la strada dell’annuncio.

E potrai cercare i santi soprattutto con la testimonianza della vita. Testimonia una vita bella, buona, felice… una vita di santità, la tua di prete.