Omelia per l’ingresso di don Donato Agostinelli a Santa Croce sull’Arno

Santa Croce sull'Arno, Collegiata
01-12-2019

Prima domenica di avvento, inizia un nuovo anno liturgico, inizia una avventura nuova per don Donato che da Cerreto Guidi, parroco da 24 anni, assume oggi la responsabilità pastorale delle parrocchie di S. Lorenzo Martire e di S. Andrea in Santa Croce. A don Donato il mio grazie per la disponibilità a rimettersi in cammino, o meglio sulle due ruote della bicicletta, per scendere da Cerreto a Santa Croce. E con lui saluto la comunità di Cerreto, i fedeli che gli hanno voluto bene, che sono cresciuti con lui e che in un bel gruppo oggi lo accompagnano.

Se nuova avventura è per il parroco che arriva, allo stesso modo lo è anche per la parrocchia tutta, famiglie, giovani e anziani, ragazzi del catechismo e associazioni varie, comunità delle monache agostiniane, luoghi di accoglienza come la casa di riposo e il dormitorio, i tanti luoghi di lavoro, la presenza consistente di immigrati, la cordialità e le sfide di camminare insieme con amici di altre religioni e tanto altro… Tutti voi saluto e auguro un bell’inizio di cammino, l’avvento e il cammino con il nuovo parroco.

Nuova avventura anche per don Romano e per padre Alessandro. A quest’ultimo che prende il posto di don Donato a Cerreto il grazie della comunità che ha così bene condiviso e l’augurio di un nuovo fecondo inizio nella nuova comunità.

E don Romano… Davvero c’è nuova vita. Parroco a s. Andrea dal 1975 (più di 44 anni) e di s. Lorenzo dal 2011. Quanti passi avrà mosso tra le strade di Santa Croce: passi che vogliono dire progetti e speranze e anche fatiche e difficoltà, passi che raccontano di incontri e di volti con tante storie di vita… E’ vero che don Romano rimane come prete nella comunità di Santa Croce, ma nuova è la responsabilità… C’è una nuova avventura. Don Romano grazie per il servizio reso a questa bella comunità per tanti anni. L’augurio di tanta strada ancora da percorrere.

E poi tanti collaboratori per i quali inizia una nuova storia: i catechisti, le famiglie, la caritas, i giovani, i neocatecumenali, gli anziani, per ricordarne alcuni. Tra tutti un particolare augurio per la nuova avventura che inizia ad alcuni collaboratori più stretti: il diacono Sabatino a cui va tanta gratitudine e il diacono Federico che dovrà dedicarsi ai più giovani e che speriamo presto di vedere prete in mezzo a voi, e si affianca al cammino della comunità anche Tommaso che diventerà diacono il prossimo 16 febbraio e che seguirà soprattutto la realtà del dormitorio. E poi le monache di s. Cristiana: per tutti noi è importante che ci siano, che preghino per noi, che tengano vivo un luogo caro a tutti i santacrocesi: davvero buona nuova avventura.

Mi sono soffermato ricordando queste varie presenze e volti della comunità perché è importante riconoscerci e vedere quanti doni ci accompagnano e rendono viva la Chiesa. Ed è bello riconoscerci, ricordare e promuovere tutte queste presenze per presentarle a don Donato, nuovo parroco. E’ questa la bella comunità che ti è affidata caro don Donato, una comunità anzitutto amata dal Signore e da Lui resa preziosa per i tanti doni che le elargisce; ed è riconoscendo questi volti, la presenza di tutti che la nuova avventura che inizia per te come parroco potrà assumere le coordinate della sequela, del risentire la chiamata del Signore che dice “don Donato” e rimette sempre in cammino, spinge a cambiare, chiede di fidarsi di Lui e con Lui, stando soprattutto con lui, fa già vedere e gustare il centuplo. Avvento, nuovo anno liturgico… nuova vita per don Donato, cioè augurio di vita per don Donato e con lui per tutti voi della comunità di Santa Croce.

La Parola di Dio oggi descrive il tempo di Chiesa che stiamo vivendo, anche questa giornata a Santa Croce e indica a tutti noi, al nuovo parroco e a tutta la comunità cosa tenere vivo, come camminare.

Ci è rivolto un appello anzitutto. “Da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore” ci dice Isaia nella prima lettura e Paolo ci dice: “E’ ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina”. Infine il vangelo: “Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà”.

L’annuncio è che il Signore viene davvero, lo dobbiamo attendere, si è fatto vicino, desidera incontrarci. E per questo occorre accorgersi di questa venuta, di un possibile incontro con Gesù. L’esortazione a vegliare, la parabola del ladro che viene di notte non ha l’intenzione di incutere il timore di incontrare il Signore, quasi che egli viene e ci possa trovare mancanti e quindi punibili, ma vuole invece trasmettere la gioia dell’incontro con il Signore, il dono di poterlo accogliere e così l’esortazione si fa accorata, invita a vegliare, per non lasciarsi sfuggire che il Signore ci viene incontro.

Può accadere di camminare nella vita, anche da credenti, magari da buoni cristiani dalla messa quotidiana e non accorgersi che Gesù viene, cammina accanto a noi, ci riempie la vita e ci chiama a seguirlo e ad amare i fratelli.

Ecco il messaggio: viene Gesù, ma tu te ne accorgi? Ci credi davvero? Desideri incontrarlo?

Così caro don Donato devi sentirti oggi: mandato da Gesù, chiamato e mandato da Lui per dire a tutta la comunità che Lui si fa vicino, che vuole parlarci, vuole far breccia nel nostro cuore, desidera implicarsi nelle storie della nostra vita, soprattutto le più difficili e dolorose e dire “ci sono, cammino con te, ti apro la strada della vita”.

Proprio questo infatti raccontano poi queste pagine bibliche: Isaia ci parla del monte del Signore a cui tutti i popoli accorrono, e infine “venite, camminiamo nella luce del Signore”. E Paolo è straordinario nel dirci che “il giorno è vicino… indossiamo le armi della luce” e la pagina di Matteo che ricorda che alla venuta del Signore uno sarà preso e l’altro lasciato, quasi a ricordare che ci sarà rivolto un appello a seguirlo, a scegliere la vita che dà Lui.

L’incontro con il Signore che si fa vicino è foriero di luce, di vita nuova, di vita vera, di lacrime asciugate e speranze ritrovate. Si torna a vivere, amici; si torna a respirare se incontriamo il Signore.

Don Donato, sei mandato da Lui, dal Signore per chiamare tutta la comunità, questi cristiani ad accorgersi che viene il Signore e si tratta di vivere. Ecco la tua missione: parla con la sua parola, parla di Lui, del Signore, parla con il vangelo, parla con i fatti, con la testimonianza della vita più che con le parole.

E voi, cari fedeli, oggi siete invitati a vedere l’arrivo del nuovo parroco come l’occasione in cui viene a tutti ricordato che è il Signore che viene, è Lui che incontriamo e siamo chiamati a seguire, è Gesù colui che promette la vita, la gioia, la salvezza, anche la vittoria della malattia e della morte e don Donato, il parroco c’è in mezzo a voi per ricordarvi tutto questo.

Viene il nuovo parroco e vi ricorda che siete chiamati a vivere, che Dio desidera per voi la vita vera, che dovete compiere opere di luce, di speranza. Oggi vi si annuncia che si può davvero vivere: a te che sei malato, a chi perde il lavoro, a chi sta vivendo una crisi familiare, a chi è preoccupato o deluso dei figli, al giovane che non sa cosa scegliere per il proprio bene, al datore di lavoro che vive la fatica di prospettare il futuro ed è chiamato a scelte di onestà e di legalità, di rispetto di tutti, ai bambini che hanno la gioia negli occhi e che dobbiamo tutelare e proteggere, a chi attraversa un lutto, a chi pensa di non avere più sogni, a tutti noi oggi viene detto: Si può vivere, tu puoi vivere, c’è una luce che ti attende ed è il Signore che è amico e promette di camminare con te. Ecco cosa vuol dire: “Vegliate, tenetevi pronti”.

Caro don Donato parlaci di questo, aiuta la comunità a scoprire Gesù che è vita, Gesù che fa vivere, Gesù che viene proprio per voi.

Un ultimo accento. C’è un’altra annotazione che vale la pena sottolineare: l’annuncio del Signore che viene è accompagnato dal racconto di una nuova fraternità, di una vera fratellanza.

Isaia: “Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra”. E anche Paolo: “gettiamo via le armi delle tenebre… Comportiamoci onestamente, non in mezzo a orge e ubriachezze… non in litigi e gelosie”. E il vangelo che nella scena di chi viene preso e di chi lasciato ci lascia intravvedere un nuovo ordine di rapporti, di relazioni.

Emerge l’annuncio, la promessa di una vera fratellanza tra chi crede, per chi incontra il Signore.

Ecco don Donato la tua missione qui: costruire una vera fratellanza, una comunità con rapporti veri, limpidi, onesti, rispettosi, costruttivi… Sto parlando di voi amici di Santa Croce…

Si tratterà di curare le relazioni, i legami. Dovrai tu don Donato come parroco promuovere ogni legame veritiero e bello, anzi dovrai suscitarsi, farti strumento di riconciliazione quando sembra emergere il contrasto o la divisione. Così si costruisce la comunità, promuovendo e custodendo i legami.

E sarà una bella avventura perché si dovrà partire dal riconoscere le diversità come la prima risorsa per costruire una nuova fratellanza. Le differenze: il colore della pelle, la diversità di religione, le differenti responsabilità nel lavoro, il proprio orientamento nella identità e nelle scelte della vita, le età diverse, le condizioni e le possibilità sociali varie, il proprio sentire politico, chi crede e chi non crede… Tante differenze e a Santa Croce basta camminare per strada e subito balzano agli occhi.

Che belle le differenze! Quale grande risorsa per una comunità! Si può fare strada. Si tratta di far incrociare gli sguardi, di accompagnare le mani a stringersi, di percorrere un po’ di strada insieme con aiuto reciproco; si tratta di imparare ad ascoltarsi, a rispettarsi…

Cosi cari santacrocesi siete chiamati a camminare: costruire legami veri, una nuova fratellanza. Dovrete così aiutare don Donato in questa sua missione.

Vorrei concludere con una bella preghiera di don Tonino Bello rivolta alla Vergine Maria nell’avvento. La preghiamo come augurio a don Donato e desiderio di cammino di bene per tutta la vostra comunità:

Santa Maria Vergine dell’attesa, se oggi non sappiamo attendere più è perché siamo a corto di speranza. Se ne sono disseccate le sorgenti. Soffriamo una profonda crisi di desiderio. E, ormai paghi dei mille surrogati che ci assediano, rischiamo di non aspettarci più nulla neppure da quelle promesse ultraterrene che sono state firmate col sangue dal Dio dell’alleanza

Santa Maria, vergine dell’attesa, donaci un’anima vigiliare. Giunti alle soglie del terzo millennio [noi già nel terzo millennio], ci sentiamo purtroppo più figli del crepuscolo che profeti dell’avvento. Sentinella del mattino, ridestaci nel cuore la passione di giovani annunci da portare al mondo, che si sente già vecchio. Portaci, finalmente, arpa e cetra, perché con te mattiniera possiamo svegliare l’aurora.