Omelia per le esequie di don Stanislas Ngendakumana

Fauglia, chiesa parrocchiale
19-07-2020

 

E’ giunta all’improvviso e cogliendo tutti noi con sorpresa e stupore, attoniti per quanto accaduto e profondamente addolorati l’ultima chiamata del cammino di vita di don Stanislas (comunemente chiamato don Stanislao).

Quello che stiamo vivendo ora nel rito funebre e raccolti in preghiera vuole in qualche modo provare ad esprimere con lo sguardo della fede quanto vorremmo dire a don Stanislas, le parole che abbiamo in cuore e che non è stato possibile dirgli a voce diretta e insieme esprime quello che vorremmo dire a Dio, con tante domande del cuore di fronte ad un evento così inatteso e tragico, e confidando nell’abbraccio che il Signore non fa mancare a chi cammina con lui.

Per don Stanislas immaginiamo che questa ultima chiamata faccia risuonare per lui le parole di Gesù rivolte a chi ha fatto moltiplicare i talenti a lui affidati: “Vieni servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore”.

Il nostro cordoglio e condivisione di preghiera e di speranza cristiana va a tutta la comunità cristiana di Fauglia, Valtriano, Tremoleto dove don Stanislas è stato parroco in questi ultimi anni e alla comunità di Marcignana e Pieve a Ripoli dove per tanti anni egli ha vissuto il suo servizio. Un cordoglio e una preghiera che vorrei esprimere a nome di tutti noi anche ai famigliari e amici di don Stanislas, in particolare le sue nipoti e il fratello.

Si unisce a noi nella preghiera e nel dolore il vescovo Georges della diocesi di Ngozi in Burundi da cui proviene don Stanislas e tanti altri che hanno saputo di questo lutto, in particolare il vescovo Ciattini, il vescovo Tardelli e i colleghi del tribunale ecclesiastico regionale.

La Parola di Dio che abbiamo ascoltato illumina, aiuta a comprendere, il ministero del prete nella comunità e con particolare efficacia anche alcuni tratti della personalità e del servizio di don Stanislas.

La pagina di vangelo con la quale inizia il grande discorso della montagna di Gesù fa risuonare l’eco delle beatitudini, della gioia, della benedizione di Dio.

La parola “beati” che accompagna e benedice le più diverse situazioni di vita bene riassume tutto il vangelo. Proclamare il vangelo, vivere il vangelo vuol dire ripetere per la gente, per le persone, per ciascuno la parola “beati”, non solo come augurio, ma per disvelare quello che la vita di ciascuno di noi, nelle svariate situazioni, è già. Una vita beata, una vita benedetta e resa bella da Dio. Questo è il vangelo. Questo è il servizio al vangelo che in particolare il prete è chiamato a vivere.

Egli nella comunità deve incontrare la gente, accogliere le situazioni di bisogno e di povertà, quelle di peccato e di esclusione, quelle di gioia e di progetto, quelle di comunione e di solitudine e per ciascuno essere presenza che svela la beatitudine in quella vita. E così servire il Regno dei cieli, realizzare qui in terra quel dono di beatitudine che avremo in pienezza in paradiso.

Sappiamo bene come a Marcignana e Pieve a Ripoli per tanti anni, prima ancora nei servizi di educatore in seminario in Burundi e ora a Fauglia e Valtriano don Stanislas ha saputo mostrare, raccontare, annunciare la beatitudine nella vita delle persone. Il prete, don Stanislas, è un uomo che con la sua umanità, il suo cuore, la sua fede serve il Regno Dio seminando beatitudine. Proprio il vangelo della domenica che celebriamo ci avrebbe parlato di semina… e quanto ha seminato nel suo ministero don Stanislas, un seme che, ci ricorda il vangelo, porterà certamente frutto.

Non vorrei che passasse in sottotono l’origine, la provenienza di don Stanislas, il Burundi, in Africa. Egli da ormai vent’anni ha dedicato la sua vita alle nostre comunità, in Italia, nella nostra diocesi. E quale perdita viviamo oggi nel salutarlo! Dicendo a lui il mio grazie e il grazie di tutta la diocesi vorrei riconoscere il servizio prezioso che lui ci ha portato partendo dalla bella terra africana e con lui vorrei oggi dire grazie a tutti i sacerdoti e in particolare a coloro che provenendo da altre terre servono la nostra chiesa in Italia. Il loro è un servizio prezioso, come fecondo e benedetto è stato il servizio di don Stanislas.

Quanto c’è bisogno di ripetere nella vita della gente la parola beati, quanto c’è bisogno di preti, di preti buoni e santi, generosi nel donarsi e disponibili ad accogliere. Quanto c’è bisogno. Quanto ne abbiamo bisogno. Sentiamoci oggi tutti esortati a pregare il Signore perché accogliendo questo prete buono ci doni nuove vocazioni al sacerdozio.

Le beatitudini bene descrivono anche alcuni tratti della vita e del servizio di don Stanislas. Ne vorrei riprendere tre.

“Beati i poveri in spirito”. E’ una beatitudine che ci mostra non una mancanza, una assenza di bene, un bisogno, quasi una aridità. E’ piuttosto una beatitudine che ci rivela una pienezza: povero di Spirito è chi è pieno di Dio, è ricco di Dio e del suo amore.

Così era don Stanislas, un uomo, un prete credente, pieno di Dio, con una spiritualità viva e sincera; un prete che, perché pieno di Dio, poteva portarlo agli altri e distribuire il suo amore.

“Beati i miti”. E’ una qualità riconosciuta da tanti a don Stanislas: un uomo mite. La mitezza non è una debolezza, una condizione di inferiorità, ma mostra invece una grande forza d’animo. La mitezza diventa la qualità da cui può passare davvero il vangelo, perché così era Gesù “mite e umile di cuore”. In don Stanislas la mitezza era capacità di ascolto, pazienza, prontezza alla battuta che scioglie una tensione, disponibilità ad accompagnare cammini di vita. Un uomo mite, come è stato don Stanislas è uno che ti fa vivere bene, ti regala serenità.

“Beati gli operatori di pace”. E’ così chi sa tessere legami di amicizia, sa costruire intesa, è capace di accompagnare cammini di rappacificazione e di serenità. Si è portatori di pace custodendo e talvolta ricucendo legami. Don Stanislas ha saputo, nelle comunità in cui è stato, portare pace, diventare strumento di dialogo e di riconciliazione. Si è così accompagnando la gente a stringersi la mano, a rifuggire il voler fare la voce grossa per rimboccarsi invece le maniche e costruire comunione e cammini di comunità.

Grazie don Stanislas per la tua fede e il tuo esser pieno di Dio, grazie per la tua mitezza e umanità, grazie per la tua opera di sapiente riconciliazione.

Per chi è così il vangelo ci mostra allora cosa è il paradiso o in che modo è promesso il paradiso: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli; beati i miti, perché avranno in eredità la terra; beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”. Il regno di Dio, la terra, la condizione di figlio di Dio: così ci viene raccontato qualcosa dell’abbraccio buono del Padre che siamo certi sta accogliendo la vita di don Stanislas. E’ un abbraccio che regala la vita nella sua pienezza e verità.

A questo abbraccio e al cuore di Maria affidiamo la vita del nostro caro fratello don Stanislas.