Omelia per la Veglia di Pentecoste

San Miniato, chiesa Cattedrale, 19 Maggio 2018
19-05-2018

Il Signore ci chiama, ci convoca, ci raduna come il suo popolo amato e ci fa visita, ci riveste con il dono del suo Spirito che è Spirito di amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé, come ci ricorda san Paolo nella lettera ai Galati (Gal. 5, 22).

Questi sono i doni con cui lo Spirito visita e anima la nostra comunità, scende su ciascuno di noi, in particolare su alcuni giovani e adulti che oggi lo riceveranno nel sacramento della Confermazione, portando a pienezza il progetto buono di Dio per loro.

E’ lo Spirito che ci parla di Gesù, ci insegna a conoscere Dio, cioè ci rivela che Lui ama, come Lui ama, come Lui ci ama.

 

La Parola del Vangelo ci suggerisce un atteggiamento da assumere, da condividere in questa celebrazione, un atteggiamento che diventa riflessione, invocazione, preghiera.

“Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me”. E’ l’invito che Gesù rivolge ai suoi ascoltatori, ai giudei, nel contesto della festa delle Capanne, cioè quella che per Israele era la festa di Pentecoste, del raccolto, del compimento. Gesù, parlando della legge e della novità della legge evangelica giunge a rivolgere questo invito: “Se qualcuno ha sete venga a me…”. E, rivela l’evangelista, Gesù stava parlando dello Spirito, del dono che avrebbe inviato.

E’ quello spirito di cui i profeti Ezechiele e Geremia avevano parlato, affermando che la legge nuova sarebbe stata scritta nel cuore, che uno spirito di vita avrebbe dato nuova esistenza anche ad ossa inaridite e che quindi un cuore nuovo è promesso al credente.

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