Dramma Popolare

L’opera nascosta di Leonardo da Vinci

Venerdì 11 gennaio alle ore 21,15 nella chiesa dei Ss. Martino e Stefano a S. Miniato Basso

Il 2 maggio 2019 correranno esattamente cinquecento anni dalla morte di Leonardo da Vinci. Per ricordare e celebrare questo “genio totale”, la Fondazione Dramma Popolare di San Miniato prosegue nelle sue proposte di alta caratura culturale.

Venerdì 11 gennaio alle ore 21,15 nella chiesa dei Santi Martino e Stefano a San Miniato Basso, va in scena lo spettacolo «Leonardo da Vinci: l’opera nascosta» di e con Michele Santeramo, opera accompagnata dalle immagini e dai disegni di Cristina Gardumi che danno vita a un mondo leonardesco inventato, ricreando una distorsione della realtà, alla ricerca di un’altra verità possibile sul genio vinciano, sulla sua vita e sulla vita dell’uomo tout court. Leonardo Da Vinci ne è il protagonista, come genio assoluto e solitario, che per sapienza e ingegno può risolvere, o almeno provarci, il più grande enigma che riguarda l’essere umano nella sua sfera artistica, scientifica, vitale: il passaggio tra la vita e la morte.

Nell’idea scenica, come una sorta di Faust prometeico, Leonardo è l’unico al mondo a poterci riuscire. Gli viene in mente di provarci in un pomeriggio di primavera, mentre guarda una battaglia nella quale un esercito usa le armi che lui ha inventato. Le sue opere diventano così un percorso di studio, il tempo nel quale vive diventa il contesto nel quale far attecchire la sua curiosità, per inventare un’altra realtà, che si specchi nell’arte e da quella prenda nuova coscienza. È qui che avviene il dialogo tra il racconto di Santeramo e le immagini della Gardumi. Ovviamente, nessuno degli episodi raccontati è realmente accaduto, si tratta di una storia inventata, «completamente», ma come dice e scrive lo stesso Michele Santeramo a proposito della sua invenzione: «Troppo spesso scambiamo le storie vere con quelle credibili. Anzi, la credibilità delle storie è spesso legata al fatto che siano accadute veramente. Ma se così fosse, se bastasse che un fatto sia accaduto per descrivere la realtà, allora la realtà sarebbe immutabile, non sarebbe mai messa in discussione, e le cose sarebbero semplicemente quello che sono.

Non ci sarebbe scoperta, né invenzione, né arte, se non si potesse tradire la realtà inventandone una plausibile. Preferisco allora pensare che le storie, raccontandole, da vere diventino inventate e da inventate, vere. Un po’ come i sogni, che non esistono nella realtà, ma che una volta sognati, eccoli lì palpitanti, a farti sudare e spaventare e ridere». Lo spettacolo è prodotto dalla Fondazione Teatro della Toscana CSRT e ha riscosso un grande successo di pubblico nella scorsa stagione.