Omelia per l’Ingresso di don Holin D’Cruz a Palaia e Partino

Palaia, Pieve di San Martino
07-11-2020

 

“Poiché lo sposo tardava…”. Sembra parli proprio di noi, di don Holin e delle comunità di Palaia, Partino, Villa Saletta, Colleoli e Gello.

Si doveva vivere l’ingresso del nuovo pastore due settimane fa…, ma un dispettoso e pericoloso virus ha scombinato i programmi e così… lo sposo, il nuovo parroco, ha tardato… Almeno però non è la giornata carica di pioggia di due settimane fa, ma c’è un bel sole.

E le comunità di Palaia e Partino oggi si fanno trovare pronte, come quelle vergini con le lampade accese e a loro, a voi carissimi fedeli, viene detto oggi di entrare alla festa…

Il mio saluto dunque va a tutti i fedeli e a tutte le persone di queste vostre comunità che accolgono don Holin come nuovo pastore. A voi il grazie per il cammino di preparazione e l’accoglienza che riservate a lui. Con voi il grazie anche a don Giuseppe per gli anni vissuti tra voi e il suo ministero. E un grande grazie a don Angelo che ha accompagnato il vostro cammino di comunità nell’attesa dell’arrivo dello sposo, del parroco…

Un saluto anche agli amici di Ponsacco dove don Holin ha vissuto tanti anni da prete e da amico. Tanti ti accompagnano perché ti vogliono bene. Unito in preghiera con noi c’è anche don Armando, dispiaciuto di non poter essere presente. Anche alla comunità di Ponsacco il grazie per il bene che ti ha fatto e per la condivisione nell’accompagnarti qui. So che lasci un pezzo di cuore a Ponsacco e che hai nel cuore tanta gratitudine per chi ti ha accompagnato per questi anni con affetto di babbo, don Renzo.

Un saluto e un ringraziamento alle autorità presenti.

I tuoi passi don Holin, nell’entrare in questa bellissima Pieve, sono accompagnati dalla Parola di Dio.

La prima lettura ci regala una bellissima pagina che ci parla della sapienza. Sentite che bello: “Chi si alza di buon mattino per cercarla… la troverà seduta alla sua porta”. E in queste righe viene promesso che la sapienza non mancherà per chi la cerca e la desidera e che essa sarà presenza che guida e che accompagna.

Sono parole che riguardano tutta la comunità, tutti noi. A ciascuno è promessa in dono la sapienza e potremmo dire che essa è un tratto del volto di Dio, la sua presenza, soprattutto l’amore con cui si fa vicino delicatamente a tutti noi.

Ma questa promessa oggi risuona in modo ancor più marcato per don Holin nel suo intraprendere l’avventura di parroco.

La Parola di Dio ti ricorda che arrivi qui dopo un cammino che è accompagnato e guidato dalla sapienza e che questo dono ti rimane ora come promessa di prossimità di Dio, di vicinanza, di amore consolante e provvidente nel guidare i tuoi passi.

E’ la sapienza che potrai invocare per prendere delle scelte, per avvicinarti alle persone, per trovare le parole giuste da dire nelle varie situazioni che incontrerai, per avvicinarti anche ai cuori più duri e difficili, per trovare le parole semplici che possano comprendere sia i più piccoli come i più sapienti e per avere e regalare lo sguardo di Dio sulle cose, sul mondo, sulla vita.

Caro don Holin, lasciati guidare dalla sapienza. “Riflettere su di lei è intelligenza perfetta” dice questa pagina biblica. Lasciati guidare dalla sapienza, ti regali lei lo sguardo di Dio; lasciati toccare da quella sapienza che è l’amore di Dio e che a te prete oggi dice: Ti voglio bene, sei amato da Dio. Ricco di questa sapienza puoi andare incontro ad ogni persona.

Ed è questo il dono che puoi portare alla comunità, a tutti noi. Il farti eco e strumento della sapienza di Dio, cioè della sua opera, del suo modo di agire. Così potrai vivere l’annuncio, la celebrazione dei sacramenti, la catechesi, la carità… come un servizio alla sapienza perché sia l’anima della vita dei fedeli, anzi di tutte le persone, e della comunità.

La pagina di Paolo ai Tessalonicesi è parola kerigmatica, riporta l’annuncio fondamentale che Cristo è risorto, è vivo, ha vinto la morte. E quindi anche noi siamo vivi, ci è promessa la vita, ci attende la vita.

E in questa visione risiede il cuore del servizio alla Parola che il prete deve portare: servire e annunciare la vita. Si tratta di vivere il ministero, le cose che fa il prete… per servire la vita, per custodirla, accoglierla, difenderla, annunciarla, condividerla.

Dovrai anzitutto vivere una presenza qui che difenda la vita: si tratta di dire parole e agire per custodire la vita dal suo concepimento, fino al rispetto del dono che sono gli anziani nella società; poi richiederà di favorire la crescita e l’educazione dei giovani perché non sprechino la vita, ma siano giovani vivi, come ricordava loro papa Francesco nell’esortazione apostolica “Christus vivit” e perché i giovani trovino posto nella comunità; poi sarà attenzione a servire la sacralità del mondo del lavoro, una attenzione anche questa vitale; si tratterà di ribadire il progetto di Dio sulla umanità, creando l’essere umano come uomo e come donna; servire la vita vorrà dire contribuire a far crescere queste comunità nella capacità di accoglienza verso tutti, soprattutto i più poveri e i più scartati. Sarà un ministero alla ricerca della vita, capace di vedere ogni principio e ogni segno di vita, attento a promuovere che la vita sia vissuta come dono. E il luogo in cui sarai, queste belle colline saranno per te e per tutti noi una buona provocazione anche a vivere lo stupore davanti al miracolo della vita che la natura ci regala.

Caro don Holin annuncia Cristo risorto e vivente, annuncia la vita per ciascuna delle persone che incontrerai, credenti e no, cristiani o amici di altre religioni, italiani o stranieri magari accolti come migranti e profughi, senza dimenticare i poveri. Servire il vangelo, servire la comunità cristiana vuol dire servire la vita; anzi… vuol dire, per te, donare la vita.

Suggestiva davvero è la pagina di vangelo. Ci regala quella atmosfera di attesa trepidante per vivere la festa; ci stimola ad aprirci al futuro, all’attesa, alla speranza; ci ricorda che starci bene nel mondo e nella vita dipende anche dalle responsabilità che siamo capaci di assumerci.

Mi colpisce il cuore di questa pagina evangelica, l’annuncio così espresso: “A mezzanotte si alzò un grido: ecco lo sposo andategli incontro…”. E’ straordinario. A mezzanotte, nel buio cioè, quando la speranza e l’attesa sembra spegnersi (infatti tutte le vergini dormono), il silenzio e il buio sono squarciati da un grido che riapre la speranza, la gioia, la festa. E cosa deve fare un prete in una comunità se non questo: si tratta di gridare, di far sentire la voce, di superare anche le barriere dell’ascolto per aprire alla speranza, per rimettere in cammino. Quanto è necessario in questi nostri tempi un po’ più bui e preoccupanti, anche a causa della pandemia con tutto quello che si porta dietro per la salute e anche il lavoro e il futuro! Immaginate che forza un grido, nel buio, che dicesse: “Il virus è vinto per sempre…”. Quale forza ha un annuncio quando tocca davvero la vita. Così è l’annuncio del vangelo, il grido, così deve essere la parola e la presenza del prete nella comunità: grida un annuncio che stravolge la vita e riaccende la speranza. Un compito straordinario ti è affidato don Holin.

E l’attenzione è posta anche sull’olio di cui c’è bisogno e che occorre anche di scorta… L’olio per lo sposo che viene: e cosa è se non l’amore? L’essere amati… (infatti viene lo sposo).

L’olio che tiene accesa la lampada per quelle vergini è l’amore, l’essere amata. E non lo si può condividere perché ciascuna delle vergini deve scoprire per sé,  per la propria vita, di essere amata. E sono delle vergini, cioè nelle condizioni di accoglierlo come prima volta quell’amore, di lasciarsene riempire. La festa, essere ammessi alla festa, manifesta dunque la comunità amata dal Signore.

Si tratta allora di alimentare, sostenere, promuovere ogni percorso di speranza per la vita delle persone e per la chiesa… E il modo di farlo per te don Holin, per il parroco è quello di amare, di vivere la carità, di far sentire che questa è comunità amata. E così essere promotore di speranza… “Vegliate perché non sapete né il giorno né l’ora”: non è un commento per indurre al timore di una venuta improvvisa e temuta, ma l’annuncio che il Signore viene oggi, che lo si può incontrare e che ci sono offerti cammini di vita e di speranza.

E l’olio rappresenta quindi la trama delle relazioni nella comunità quando abitate dall’amore. Il prete dovrà alimentare questo olio, averlo lui di scorta come uomo della comunione, capace di tessere legami, di unire, di promuovere incontro e condivisione…

Caro don Holin, carissime comunità qui riunite in festa… sentite il grido? Si fa più vicino… Squarcia ogni sordità, vince i cuori più induriti…: “Viene lo sposo”… E sia per te don Holin e per tutti noi l’annuncio straordinario che viene Gesù Signore… e torna la vita.