Omelia per l’ingresso di don Antony a Galleno e Querce

Galleno - Querce
08-12-2019

 

Ci troviamo carissimi in un santuario mariano, La Querce, dove le comunità di Galleno, Querce e Pinete oggi, in questa festa della Immacolata Concezione di Maria, accolgono il nuovo parroco nella persona di don Anthony.

E’ momento di festa per la comunità perché nell’invio del nuovo pastore le viene ricordato che è comunità amata da Dio, benedetta, custodita dallo sguardo materno di Maria e il parroco diventa segno di questa cura di Dio per tutti noi.

E l’Immacolata ci ricorda che nelle vicende storiche, anche nell’avvicendarsi di un parroco, il Signore costruisce la storia che lui desidera, la sua volontà, che è sempre progetto di vita e di bene, per te don Anthony e per la comunità tutta.

Arrivi caro don Anthony dalla bella terra del Kerala. Ho potuto visitarla e scoprire le bellezze della natura come anche la profondità della fede della tua gente. E’ la tua storia don Anthony che ti appartiene e che diventerà ricchezza per tutta la gente con cui camminerai. Ma un po’ più vicino arrivi da Treggiaia e Val di Cava. Ai fedeli di queste comunità di Treggiaia desidero dire il grazie di chi ti ha accompagnato, ha condiviso con te la vita parrocchiale e ti ha seguito in questi giorni di passaggio con la sua vicinanza. Grazie di cuore Treggiaia e Val di Cava.

E il grazie anche alle comunità che ti accolgono, Galleno, Querce, Pinete. Non sono mai facili i cambiamenti, ma certo sono occasione di novità, di rinnovamento, di nuove esperienze e per questa disponibilità e per la cura che avranno per te grazie anche alle comunità che oggi ti accolgono.

Un grazie che si fa vivo verso le autorità presenti, i sacerdoti, i famigliari e gli amici, tutti coloro che qui ti accompagnano e ti accolgono. Grazie anche a don Sergio e don Simone.

La Parola di Dio che accompagna la solennità della Immacolata Concezione ci parla del progetto di Dio che è un progetto che si gioca tra promessa e missione. A Maria viene promesso che darà alla luce un figlio che chiamerà Gesù, il quale sarà grande e sarà chiamato figlio dell’Altissimo; e insieme a Maria viene affidata la missione di Madre, Madre di Dio, del Messia. Maria vive un incontro con Dio che riempie la sua vita di presenza divina e la investe di una missione grazie alla potenza dello Spirito Santo.

Decisivo per Maria è l’incontro con Dio, e sorprende il luogo dove esso avviene. Non il tempio di Gerusalemme, non la sinagoga, non un luogo di culto, ma la casa, la casa di Maria a Nazareth. “L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galileo, chiamata Nazareth, a una vergine… La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse…”.

La casa di Nazareth è il luogo dell’incontro con Dio, il luogo dove Dio entra, fa visita, e riempie della sua presenza la vita di Maria. Immacolata appunto va inteso come colei è ripiena della presenza di Dio, colei in cui abita Dio e la sua opera.

Dio fa visita, entra in una casa e si vive l’incontro. Ed è l’incontro che cambia l’esistenza, che la riempie di vita.

Vorrei soffermarmi su questa immagine, su questa localizzazione: la casa di Maria, un Dio che entra in casa. Attraverso questo sguardo possiamo rileggere la Scrittura proclamata.

Ci chiediamo come Dio entri a casa nostra, nella casa della nostra vita, e nella casa che sono le parrocchie che oggi accolgono il nuovo parroco.

La pagina della Genesi ci racconta la vicenda dell’uomo e della donna, Adamo ed Eva che dopo il peccato si ritrovano soli, nudi, lontani da Dio. E’ allora il Signore che esce nel giardino e cerca l’uomo: “Adamo dove sei?”. E’ la ricerca di un Dio che ama, che si dona, che non si arrende di fronte ad un apparente fallimento del suo progetto e cerca per rimettere in cammino, come farà dando le disposizioni che l’uomo dovrà osservare. Dio cerca… per amare, per tornare ad amare, per portare l’uomo a lasciarsi amare.

E’ questa una prima porta di casa da cui può entrare Dio: la porta dell’amore e della misericordia. Dio cerca l’uomo, cerca te, noi… per svelarci come ci ama, per chiederci di lasciarci amare, perdonare, rimettere in cammino. A casa nostra Dio entra bussando alla porta del nostro peccato, della nostra fragilità, dei nostri bisogni e chi chiede di entrare per amarci, per salvarci. E così può entrare Dio a casa nostra.

La lettera agli Efesini racconta come alla luce di Dio, del Dio benedetto si scopre la dignità dell’uomo, la sua grandezza, lo sguardo di Dio verso di noi.

Paolo dice che siamo scelti da Dio prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, figli adottivi mediante Gesù Cristo. In lui siamo stati fatti anche eredi, predestinandoci ad essere lode, a sperimentare la gioia nel Signore, la gioia della Pasqua.

Ecco l’uomo: scelto e reso vivo dall’amore di Dio, chiamato alla santità, alla pienezza della vita, nella esperienza di essere figlio, figlio amato e abitati dalla gioia e dalla lode, dal rendimento di grazie.

Quando Dio fa visita all’uomo, a casa nostra questo è il suo dono: egli ci rende umani, pienamente umani, ci svela tutta la nostra dignità di creature amate e ci chiama a vivere noi la pienezza della nostra umanità, nella gioia e nella lode.

Dio ci visita nella nostra casa e bussa alla porta della nostra umanità. Scoprendo noi la bellezza di chi siamo, della nostra vita, della nostra umanità, dei nostri sentimenti… allora apriamo la porta. E Dio può entrare a casa nostra.

Il vangelo ci presenta la casa di Maria. E’ una casa già abitata dalla Parola di Dio che Maria era solita ascoltare. E l’angelo porta la Parola di Dio: Rallegrati piena di grazia: il Signore è con te; non temere Maria perché hai trovato grazia presso Dio; concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù; lo Spirito santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra; nulla è impossibile a Dio.

Entra Dio con la sua Parola nella casa di Maria e accade che la Parola di Dio è efficace, si avverà, crea e realizza il progetto: il concepimento e la nascita di Gesù. La Parola di Dio regala fecondità, capacità di bene, vertigine del dono, del donarsi.

Dio entra nella vita bussando alla porta della Parola e chiedendo di lasciarla risuonare nella nostra vita. La Parola di Dio porterà frutto in noi, non tornerà al Signore senza aver operato e portato effetti; è Parola che suscita la vita, ci fa fecondi, ci apre al dono.

E’ l’Immacolata: una donna nella cui casa è entrato Dio, una donna che ha fatto spazio nella sua vita a Dio e al suo amore, una donna che si è lasciata guidare dal progetto di Dio. Immacolata significa dunque nella pienezza della vita, perché è quella che regala Dio quando viene a casa, quando va nella casa di Nazareth.

Di questo ci parla oggi la Parola di Dio e l’Immacolata: Dio bussa per entrare a casa tua, nella tua vita. E bussa alla porta della fragilità e del bisogno, alla porta della nostra umanità, alla porta della Parola di Dio. Dio, pensate, può entrare davvero a casa nostra.

Caro don Anthony Dio bussa anche alla porta di casa tua… Speriamo che sappia già dove abiterai…

Egli bussa alla porta della tua vita, della tua casa attraverso il suo amare, il suo amarti, fino a benedire la fragilità e il peccato della tua vita. Dio bussa a casa tua don Anthony, rinnova la sua chiamata e si ferma con te.

Dio bussa alla porta della tua umanità: è la tua storia, il tuo respiro, i tuoi sentimenti, le emozioni, le tue qualità…, la pienezza della tua vita; egli bussa ed entra per fare della tua vita un capolavoro e per tutti il dono di essere l’amico di Dio, uomo secondo il cuore di Dio e per questo prete tra la gente.

Dio bussa don Anthony a casa tua alla porta della Parola di Dio: lasciala risuonare nella tua vita, lasciala entrare, meditala nel silenzio e nella preghiera e la Parola, Dio che entra da questa porta renderà la tua vita feconda, capace di far vivere altri, un bene, benedizione per la comunità.

Ma la celebrazione che stiamo vivendo racconta anche che pure tu, don Anthony dovrai entrare nella casa della gente di queste parrocchie, nel loro cuore. Cari amici lasciatelo entrare, apritegli la porta, fin da questa sera, soprattutto apritegli la porta del vostro cuore, della vostra vita.

Don Anthony bussa alla porta delle case delle tue parrocchie, di questa gente.

Bussa anche tu alla porta che ti apre alla possibilità di amare queste persone, di voler bene a tutti, anche a chi è più difficile, anche a chi sbaglia o è nella fragilità della vita o della malattia. Bussa alla porta dei malati e degli anziani, dei giovani e delle famiglie, dei credenti e anche di coloro che dicono di non credere, della nostra gente e di chi viene da lontano. Ti lasceranno entrare se il tuo bussare annuncia l’amore, l’energia di chi si dona amando.

Bussa alla porta della umanità di questa gente: forse sarà la bellezza di costruire incontri, legami, amicizia che consentiranno di entrare in casa. Nella relazione serena e quotidiana, accogliente e rispettosa si cresce nella umanità.

Bussa don Anthony alla porta dell’ascolto dei fedeli e porta la parola di Dio che come è stato per Maria è parola di benedizione, capace di rinnovare la vita, è parola di risurrezione.

Amare, vivere la relazione e l’amicizia, portare la Parola di Dio è la strada per entrare nelle case, nel cuore di questa gente, di voi cari amici.

E’ bello immaginare che troverai tanta ospitalità, ma non dimenticarti di portare Dio nelle case della gente. Tu dovrai essere un uomo di Dio e nel tuo bussare ci sarà anche il bussare del Signore che entra e si fa ospite delle nostre case.

Carissimi aprite le porte, lasciate entrare il Signore, la sua Parola, il suo amore; lasciate entrare anche don Anthony: egli vi porterà la luce dello Spirito santo; aprite le porte di casa per lasciar entrare gli altri: il vicino, l’amico, il familiare, lo straniero, chi è diverso… Se si apre a Dio entra di tutto, ma entra la vita.

E tu don Anthony chiudi la porta anche, perché da casa tua, dalla tua vita e da quella di questi amici Dio poi non se ne vada, non ci lasci soli. Potremo uscire solo con Lui, solo se Lui ci manda.

Così recita una preghiera del vescovo Klaus Hemmerle, un invito a lasciar entrare Dio a casa nostra come è stato nella casa di Maria Nazareth.

Vorrei che ognuno di noi avesse quattro chiavi.

Una chiave per la porta che dà sul retro:

il Signore viene,

dove e come non lo sappiamo.

Viene in coloro

che non ardiscono accostarsi alla grande porta maestra.

Una chiave per la porta che dà verso l’interno:

il Signore ci è più intimo del più profondo dell’anima nostra.

Da lì egli entra nella casa della nostra vita.

Una chiave per la porta di comunicazione

che è stata murata, ricoperta con l’intonaco,

quella che dà su ciò che ci sta accanto:

in coloro che ci sono più prossimi,

che sono anche coloro che più ci sono estranei,

il Signore bussa alla nostra porta.

Una chiave per la porta principale, il portale:

su quella soglia Gesù, con Maria e Giuseppe

furono respinti.

Non esitiamo a lasciarlo decisamente

entrare nella nostra vita, nel nostro mondo!

Sapremo essere, oggi, la sua Betlemme?