Omelia per le esequie di don Amedeo Deri

Ponsacco, chiesa di San Giovanni evangelista
12-09-2020

 

Letture: 2 Sam 6, 12-15.17-19; salmo 150; Giovanni 2,1-11

 

Salutiamo nella fede il nostro confratello don Amedeo Deri. E’ un saluto colmo di gratitudine per questo prete che ha servito la nostra Chiesa come pastore e parroco e anche nel servizio diocesano per la liturgia nella forma della musica sacra. Salutiamo un credente, sacerdote, che ha seguito il Signore fino alla fine.

Lo ricordo fin dal primo giorno del mio arrivo a San Miniato, nell’entrare per la prima volta nella cattedrale, vedendolo spiccare come animatore e direttore dell’assemblea per il canto.

Nasce nel 1932 proprio a Ponsacco. Nel suo percorso sacerdotale egli è stato insegnante in seminario (lettere, matematica, musica) e vice assistente degli uomini di AC, con un servizio continuativo domenicale in vari luoghi e soprattutto a Cerreto Guidi. A Ponsacco è stato cappellano e insegnante di religione, fondatore della squadra di calcio “Spes”, alla fine degli anni 50, per diventare poi, per 50 anni, parroco di Lari (fino al 2014), con una molteplicità di impegno che va dalla pastorale dei ragazzi, la catechesi, al costituire la corale “San Leonardo” e l’attenzione anche alle opere murarie, come la costruzione della chiesa di Boschi di Lari; divenuto parroco emerito trova in Ponsacco l’ambito del suo ministero come confessore, direttore del coro e anche assistente del gruppo scout. Era ammirevole la passione che aveva per questo nuovo compito, soprattutto con i capi e i ragazzi del clan.

Don Amedeo è stato anche appassionato animatore e presidente della Commissione diocesana di musica sacra, fin dai primi anni 80. Una passione, questa, che l’ha accompagnato per tutta la vita, fin dagli anni del seminario. Non è mancata la sua passione per i cori di voci bianche favorendo la nascita dei Pueri catores. A lui si deve l’inizio della rassegna diocesana dei cori parrocchiali, convegni diocesani, seminari di formazione per gli operatori liturgico musicali, la rivista di collegamento “Celebrare in armonia”, i pellegrinaggi dei cantori. Restano di lui alcune composizioni di musica liturgica tra cui una notevole collezione di Salmi responsoriali.

Circa dieci giorni fa sono andato a trovarlo in ospedale, non mi ha riconosciuto, ma il suo compagno di camera mi ha detto che a volte, forse non del tutto consapevole, muoveva le mani come a suonare l’organo o a dirigere un coro.

Lasciamo parlare la Parola di Dio.

La pagina anticotestamentaria racconta l’ingresso solenne di Davide nella città di Gerusalemme, portando l’arca santa. La processione è festosa, accompagnata dalle danze e dal canto. Lo stesso Davide, cinto di un efod di lino, danza davanti all’arca e offre sacrifici a Dio.

La scena ci rappresenta non solo l’ingresso del re, Davide, nella città santa, ma è Dio che si introduce, è Lui che viene accolto, è il Signore il vero re di Israele.  L’accoglienza dell’arca, l’accoglienza di Dio è motivo di festa, di lode, di canto.

Infine Davide mostra la benedizione che l’arca porta per tutto il popolo distribuendo pane e cibo a tutti i presenti e benedicendo il popolo.

E’ una pagina solenne nella quale sembra quasi di sentire il suono e le movenze della danza, le grida di festa e di solennità.

Ci viene così raccontato che quando si accoglie Dio nell’esistenza, nei propri giorni, la vita diventa una festa, diventa un canto, una lode. Davide canta e danza perché sta accogliendo Dio e lo sta facendo per sé e per il suo regno. Allora si può danzare ed è immagine della vita.

E basta cingersi per Davide di un efod, di un pezzo di stoffa per coprirsi al minimo, quasi a dire che davanti al Signore, accogliendo lui, cambia davvero la vita. Ed è questa la festa, il canto…: una vita rinnovata, resa vera, autentica dal Signore.

Infine Davide distribuisce i pani, cioè si fa portatore di bene per gli altri, scopre che lui può essere benedizione per il popolo, come è la presenza di Dio.

Non ci è difficile pensare in questa scena alla presenza di don Amedeo. Si parla di canto, di musica, di danza. Don Amedeo non sarebbe certo mancato a un momento così. E siamo aiutati a scoprire perché don Amedeo era appassionato di musica sacra, di canto. Era prete e uomo pieno di Dio, aveva accolto il Signore e facendosi riempire il cuore dall’amore di Dio, fino a celebrarlo nell’Eucaristia, la nuova Arca santa, la vita di don Amedeo ha potuto esprimere, annunciare, condividere la vita come una festa, come la lode al Signore. E ha distribuito anche lui i suoi pani, li abbiamo ricordati prima raccontando i passaggi del suo ministero sacerdotale: sono i pani della carità, dell’educazione, come è stato nella parrocchia di Lari e anche i pani della animazione liturgica e dell’accompagnare la nostra diocesi ad accogliere, anche grazie al canto, il rinnovamento liturgico conciliare.

Un prete che lascia entrare nel cuore, nella vita Dio, il suo amore, diventa un prete che canta, anche fosse stonato e non conoscesse le note sul rigo musicale. Don Amedeo col cuore pieno di Dio ha saputo cantare, lodare il Signore e soprattutto ha fatto cantare, non solo perché ha diretto cori diocesani e animato la liturgia, ma perché ha accompagnato a scoprire Dio come gioia, come festa nella vita e possiamo dire che come buon direttore e maestro di musica ci ha ben diretti, anche nel far posto al Signore, nella vita.

Il brano evangelico ci consegna la scena delle nozze di Cana.

Mi piace pensare a don Amedeo anche a questa altra festa dove non sarà mancata la musica e la danza… e neanche il vino buono. Don Amedeo era anche un prete di buona compagnia…

Alla tavola degli sposi, ascoltando le parole di Maria, la Madre, si scopre cosa deve fare il prete nella comunità: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”. Ecco il compito di un prete: fare quello che gli dice Gesù, il Maestro.

E seguendo questa istruzione l’acqua diventa vino buono, il migliore della serata. E’ proprio così: facendo come dice lui si cambia l’acqua in vino, anche il prete fa miracoli, fa i miracoli dell’amore. E’ miracolo consolare un malato o chi è nel lutto, è miracolo regalare l’amicizia con Gesù educando i più piccoli, è miracolo tenere insieme una comunità parrocchiale, è miracolo unire voci diverse e costruire l’armonia di un coro. Quanti miracoli può fare un prete!

Così pensiamo a don Amedeo: potremmo raccontare la sua vita scoprendo che ha fatto quello che gli ha detto Gesù e potremmo raccontare quale acqua lui ha trasformato in vino, potreste raccontarlo tanti di voi.

E’ proprio bella la vita del prete: fa quello che gli dice l’Amico, Gesù… e può fare i miracoli dell’amore. Se è così la vita del prete diventa una vita lieta, capace di cantare, una vita che canta e loda il Signore e fa cantare gli altri. Se i giovani si lasciassero toccare da questo fascino forse sentirebbero più chiaramente la chiamata del Signore. Proprio ai giovani vorrei rivolgermi e incoraggiarli a rispondere di sì, a dare la propria vita se il Signore li chiamasse ad entrare in questo coro che è il presbiterio, il diventar prete. Abbiamo bisogno di preti buoni, veri… Non posso che chiederlo a voi giovani!

E il canto più bello ce lo ricorda il vangelo: “i suoi discepoli credettero in lui”. La lode e il canto scaturiscono dalla fede, sono il dono che accompagna la fede. Così don Amedeo ha scritto le note sul rigo della fede.

Accompagniamo con la preghiera, la gratitudine, la fede, l’amicizia don Amedeo all’incontro con il Signore che lui ha amato, seguito e servito nella sua vita.

La festa di nozze di cui ci ha parlato il vangelo è il contesto più vero di questo incontro con il Signore: nell’andare incontro a Lui, a Gesù, si scopre come siamo introdotti in un abbraccio di amore, e possiamo vedere che la nostra vita che ha volte è povera acqua, con lui è diventata vino succulento. Don Amedeo ora è alla festa di nozze.

E pensiamo che sarà accompagnato dal canto del salmo che abbiamo pregato poco fa: “Lodate Dio nel suo santuario…  Lodatelo con il suono del corno, lodatelo con l’arpa e la cetra… Ogni vivente dia lode al Signore”. E’ il riassunto della vita di don Amedeo che bene interpreta anche il suo servizio di pastore, di parroco.

Sicuramente egli ora è accolto da un coro a più voci, una armonia davvero celestiale… e se ben guardiamo a dirigere il coro ci sarà proprio il nostro don Amedeo.