Omelia per la Veglia delle Palme con i giovani

GMG Diocesana 207
08-04-2017
Giornata mondiale della gioventù
Veglia delle Palme
 
 
Cari giovani,
in questa serata, in comunione con i giovani delle diocesi del mondo, ci collochiamo nel solco di un cammino. E’ l’itinerario dei giovani nel mondo che nell’ultimo tratto ci porta da Cracovia, luogo dell’ultima GMG a Panama, nel gennaio 2019.
E’ San Giovanni Paolo II il grande Papa che ha inventato la GMG, che ha pensato come la Chiesa debba camminare con i giovani, una Chiesa che scopre di dover ascoltare i giovani, la loro parola, la loro vita.
Papa Francesco che ci dà appuntamento a Panama ha annunciato la celebrazione di un Sinodo dei vescovi sul tema dei giovani e la vocazione, per il prossimo autunno 2018. Questa sera, qui in Cattedrale, iniziamo anche noi come Chiesa diocesana, con i giovani, il cammino che ci condurrà a questo evento ecclesiale, il Sinodo. Il pellegrinaggio in Terra Santa che vivremo nel prossimo agosto sarà una tappa di questo itinerario.
Cosa significa incamminarsi verso il Sinodo e cosa significa celebrare il Sinodo sui giovani? Sinodo vuol dire camminare insieme (sùn odos)…; è il camminare insieme di giovani e Chiesa. La Chiesa crede che i giovani abbiano qualcosa da dire, che occorre quindi ascoltare, dialogare. Camminare verso il Sinodo vorrà dire incontrarsi, imparare ad ascoltare voi giovani, vivere un dialogo autentico, imparare tutti insieme dal Vangelo.
Così afferma il papa nel messaggio per noi questa sera, dal titolo “Grandi cose ha fatto per me l’onnipontente”: “Ci interrogheremo su come voi giovani vivete l’esperienza della fede in mezzo alle sfide del nostro tempo. E affronteremo anche la questione di come possiate maturare un progetto di vita, discernendo la vostra vocazione, intesa in senso ampio, vale a dire il matrimonio, nell’ambito laicale e professionale, oppure alla vita consacrata e al sacerdozio”.
 
Questa sera in Cattedrale noi viviamo il nostro incontro di Chiesa. Possiamo porci allora delle domande proprio come comunità cristiana.
Chiesa di San Miniato: conosci i tuoi giovani? Sai dove vivono, cosa c’è nel loro cuore? Hai provato ad accostarti a chi è ai margini, lontano dalle nostre chiese, convinti che altro dalla fede sia decisivo? Chiesa di San Miniato sai ascoltare? Come e dove lasci che i giovani parlino, vivano come parte viva della Chiesa?
E voi giovani di San Miniato cosa avete da dire alla nostra Chiesa? Alle nostre comunità, le parrocchie, i movimenti, gruppi, associazioni… E poi cosa avete da dire sul nostro mondo? Vi piace? Come lo cambiereste? Cosa avete da dire sui problemi di oggi: il lavoro, la famiglia, il futuro, la pace da costruire, la resistenza al terrorismo, le crisi… Quali sono i vostri sogni, le attese, i progetti? E’ possibile che diventino voce nelle nostre comunità?
 
Vorrei lasciarmi guidare da tre immagini di questa sera: il cammino, la croce, Maria.

Il cammino. Abbiamo camminato da San Francesco alla Cattedrale, è stato un cammino immagine di vita e di preghiera. Il cammino vuole anche raccontare che la Chiesa cammina con voi. E voi dove siete?
Ci sono spazi e tempi della nostra vita, del vostro cammino.
Il tempo e lo spazio dello studio…: è parte del cammino di tanti, strada su cui forse oggi state camminando; il tempo e lo spazio del lavoro: è un altro tratto di strada avvincente, carico di futuro, di desideri, di lotte, di progetti e magari ci siete voi; è il tempo e lo spazio degli affetti: è in questo orizzonte che matura la vocazione e ci si chiede su questa strada chi voi amate, da chi siete amati davvero, quale futuro ha l’amore per voi. Su queste strade cammina anche la Chiesa.
Ma ci chiediamo anche: e tu Chiesa dove sei? Chiesa di San Miniato sei al fianco dei giovani? Li conosci? Trovano in te spazi di vita e di espressione, spazi di dialogo e di libertà?
 
La croce. Siamo stati guidati nel cammino dalla croce e questo segno contempleremo tra poco.
Essa ci parla della avventura dell’Amore. E’ il segno di un amore folle di Uno che ha dato la vita per noi, è morto per amare. Davanti alla croce caro giovane chiediti questa sera: tu giovane ti lasci amare? Di quali volti ti parla la croce di Cristo nel raccontarti che sei amato? E il volto di Cristo cosa ti dice? Di un giovane si racconta che Cristo, guardandolo, fissatolo lo amò; e verso Pietro che nel giardino lo aveva rinnegato, Gesù si voltò guardandolo con il volto dell’amico, della misericordia. Lasciati guardare e amare da quel volto questa sera…
Contemplare la croce significa lasciarsi amare, in modo autentico, indifeso.
Allora, caro giovane, davanti alla croce, raccontaci il tuo essere guardato, amato, custodito. Davanti alla croce raccontaci lo sguardo di Gesù per te.
La confessione che sarà possibile tra poco potrà essere il racconto di questo sguardo.
 
Maria. E’ a Maria che il papa ci affida nel cammino verso Panama e quest’anno ci propone col suo messaggio la prima tappa. La scena che ci accompagnerà è la visitazione, al cui cuore c’è il Magnificat.
“Sotto la croce stava Maria, la madre di Gesù”, ci dice il vangelo. Maria, madre e prima discepola.
Dire il Magnificat sotto la croce richiede un atto di fede, di fiducia. E’ la preghiera di chi vede lì come Dio ama e arriva a dire, nel grido di un dolore struggente, Magnificat e apre il suo sguardo a incontrare quello del centurione che afferma: “veramente costui è il Figlio di Dio”.
Maria ci aiuta a stare sotto la croce e cantare il Magnificat che è la nostra vita, a dire per noi: “grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente”. Maria ci aiuta a stare sotto la croce, quella di Gesù e quella del mondo di oggi, a stare sotto le nostre croci, capaci di amare, di sperare, di pregare.
 
Faccio mie le parole conclusive del messaggio del papa, dopo aver ricordato i trecento anni del ritrovamento della immagine della Madonna Aparecida in Brasile e i cento anni dalle apparizioni a Fatima:
“La giovane di Nazareth, che in tutto il mondo ha assunto mille volti e nomi per rendersi vicina ai suoi figli, interceda per ognuno di noi e ci aiuti a cantare le grandi opere che il Signore compie in noi e attraverso di noi”.