Omelia per la Dedicazione della nuova chiesa di Ponticelli

Ponticelli, Santa Maria a Monte, nuova chiesa del Redentore
18-01-2020

 

 

Carissimi fratelli, sorelle,

celebriamo oggi la solenne dedicazione di questa chiesa in una giornata molto significativa, la prima della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.

E’ nel segno della unità che vorrei scoprire questo nuovo edificio sacro.

Anzitutto l’unità a cui siamo giunti dopo anni di progettazione e di lavoro. Sono stati anni impegnativi per tanti, a partire dalla comunità diocesana e parrocchiale e giungere oggi a questa dedicazione significa che pian piano si è cercata l’unità che ha consentito questa realizzazione. Colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente don Mario Brotini, i sacerdoti della parrocchia, l’ingegnere progettista e tutte le maestranze che qui hanno lavorato. Oggi celebriamo quella unità dei lavori che, se ancora necessità di alcuni completamenti, è diventata meta di tutti noi.

Questa chiesa diventa anche segno di unità delle varie comunità dell’unità pastorale e dell’intera Santa Maria a Monte. Non è un’opera in alternativa alla bellissima pieve di Santa Maria a Monte, ma è un punto di riferimento per la preghiera, del riunirsi della comunità cristiana e dell’usufruire di spazi di incontro, un punto di unità dunque, anche delle comunità cristiane di questo territorio.

Celebrare oggi la dedizione di questo tempio diventa segno per noi Chiesa viva, Chiesa di persone a sentirci in cammino per la costruzione dell’unico edificio che è la Chiesa vivente ed è la comunità di tutti i cristiani, riuniti dallo Spirito santo, ad essere il corpo di Cristo.

La Parola di Dio ci suggerisce alcune luci che fanno brillare la comunità, che vogliono rendere sempre più bella la Chiesa che siamo noi e anche la chiesa edificio che ci raccoglie.

Il testo di Neemia narra di una solenne consacrazione, o riconsacrazione del tempio. La celebrazione ha al centro la proclamazione della Parola di Dio e il popolo professa la propria fede, dice “Amen amen” e piange.

Una prima luce: si diventa Chiesa, si vive davvero il tempio di Dio quando si lascia parlare la Parola di Dio nella propria vita, quando la si lascia operare, quando si acconsente ad essa e si accoglie docilmente l’opera che compie in noi. Nella chiesa la Parola di Dio viene proclamata, ma per noi significa che lasciamo che quella Parola compia in noi ciò che dice.

E il popolo piange: è un pianto di commozione, di meraviglia, di affidamento a Dio, di scoperta di come il Signore ama il suo popolo. Ma il pianto dice anche che ci si è lasciati toccare dalla Parola, non è rimasta in superficie, ma ha toccato cuore e sentimenti. Il pianto mostra che quella Parola cambia la vita.

E’ così questa prima luce: dedichiamo oggi questa chiesa perché qui possa risuonare la Parola di Dio, perché da qui si diffonda questa Parola in tutta la sua efficacia, nella storia, nel nostro territorio, nelle nostre comunità, nella nostra vita.

E possano sgorgare da noi le lacrime, lacrime di stupore e gioia per la meta raggiunta oggi, ma anche lacrime di chi si lascia convertire dalla Parola. Si esce da chiesa diversi da come eravamo entrati, cambiati dalla Parola annunciata.

La seconda lettura, Pietro, ci consegna un invito: “avvicinandovi al Signore, pietra viva, rifiutata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale…”.

Una seconda luce sulla Chiesa. La Chiesa è il popolo di Dio in cammino, nella sequela, dietro a Gesù, un cammino di discepoli. Ogni cristiano è chiamato a seguire Cristo, e avvicinandoci a lui scopriamo di avvicinarci tra di noi, di diventare anche noi “uno”, unità…

Anche la chiesa edificio è segno che invita a cercare Gesù, ad unirci a Lui, a seguirlo come amici, e, avvicinandoci a Gesù, a scoprire gli altri come fratelli, vivendo l’abbraccio della comunità.

Nel tempio consacrato il centro è l’altare, segno del Cristo Risorto in mezzo a noi e mensa del sacrificio eucaristico. La chiesa ci raccoglie attorno all’altare, nella sequela, nell’incontro con Cristo quindi. Per questo grande solennità avrà proprio l’unzione dell’altare con il crisma, per onorare il segno della presenza del Risorto e il luogo della Eucaristia.

Così oggi nella dedicazione di questa chiesa celebriamo la centralità dell’Eucaristia nella vita della Chiesa e di noi cristiani, siamo invitati alla stessa mensa e siamo chiamati a far diventare il Cristo il cibo per la nostra vita, per la vita eterna.

Il vangelo ci indica un luogo particolare di incontro con il Cristo: la strada. Zaccheo incontra Gesù che passa, lo cerca, lo vuole vedere. E il luogo di incontro è la strada, non il tempio, o la sinagoga o un altro luogo di culto.

Ecco la terza luce che fa brillare la nostra vita e il tempio che oggi dedichiamo. Dalla Chiesa si deve uscire. L’incontro con Cristo nella Parola e nell’Eucaristia all’interno della Chiesa, attorno a questo altare, è vero, è significativo per noi se ci regala di vedere e incontrare Cristo per la strada, nella vita della quotidianità, in mezzo alla gente.

E’ necessario celebrare qui l’incontro col Risorto per continuare poi ad incontrarlo nei fratelli, nei più poveri, in chi è scartato, anche in chi ti è più vicino. Il cristiano viene in chiesa per uscirvi e incontrare.

Ecco allora: dedichiamo oggi questa chiesa per poter uscire e vivere la Chiesa sulla strada, per riconoscere che il fratello da amare è il tempio di Dio più bello, il sacramento dell’incontro con il Risorto, in quell’ “l’avete fatto a me” che ci auguriamo di sentirci un giorno ripetere per ciascuno di noi.

La Parola di Dio feconda, ricca, con un mordente vero per noi e la nostra vita; l’Eucaristia come punto centrale che ci attrae e ci mette in cammino, che ci chiama e sostiene nella sequela; la strada come l’ambiente vitale più autentico della chiesa stessa, il luogo dove celebrare davvero l’incontro con Cristo, pure nel fratello più povero, ecco queste luci fanno davvero brillare la vita cristiana e possono rendere splendente anche la nuova chiesa che oggi dedichiamo.

Invochiamo lo Spirito santo perché prenda dimora di questo tempio e soprattutto riempia la nostra vita, i nostri passi, la nostra comunità.