Omelia per il Mercoledì delle Ceneri

San Miniato, chiesa di San Domenico, ore 21.30
02-03-2022

 

L’inizio della Quaresima, in questo Mercoledì delle Ceneri, è segnato dai tenebrosi lampi delle armi, dalla violenza e dalla ingiustizia della guerra, dalla sofferenza di tanti nostri fratelli e sorelle.

Il pensiero va immediatamente all’Ucraina, ingiustamente attaccata dalla Russia, teatro di scontro, di violenze, del male che è la guerra. Il pensiero va anche a tanti altri luoghi sulla Terra, dove ancora risuona il rumore della violenza, dell’ingiustizia e della guerra.

Il pensiero va ai tanti costruttori di pace, coloro che la invocano, che la costruiscono nelle relazioni della quotidianità, anche a casa nostra, coloro che nei luoghi di guerra pongono semi di pace; e accade in Ucraina, nella solidarietà di chi accoglie, di chi prega, di chi perdona, come anche in Russia, nella voce e nei gesti di chi ha il coraggio di protestare contro il regime, contro questa guerra, anche a costo del carcere.

Il pensiero va alle Nazioni della Terra, alla nostra Europa chiamata ad essere segno di pace, luogo ove costruire vera fratellanza, casa comune ove si faccia la coraggiosa scelta di rinunciare alla corsa e alla diffusione delle armi, ma si scelga di costruire e sostenere solo ciò che è per la pace, nel nome di una “resistenza non violenta”.

Il pensiero va a coloro, cristiani, ebrei, musulmani, non credenti, amici di altre religioni che con la preghiera o con pensieri buoni invocano la pace.

E noi questa sera, accogliendo l’invito di papa Francesco a pregare e digiunare oggi per la pace in Ucraina, siamo qui per testimoniare questa speranza e per fare la nostra parte.

Le letture che abbiamo proclamato ci parlano della Quaresima come di un tempo particolare. La seconda lettura parla di un tempo favorevole: “Ecco ora il momento favorevole; ecco ora il giorno della salvezza!”.

E la prima lettura richiama l’esigenza di un cambiamento, di una “conversione” che finalmente dobbiamo deciderci a vivere: “Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti… Ritornate al Signore, vostro Dio perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore, pronto a ravvedersi riguardo al male”.

E di nuovo Paolo ci dice: “lasciatevi riconciliare con Dio”.

Ecco l’appello che viviamo oggi nel primo giorno della quaresima e in questa giornata di preghiera e digiuno per la pace: dobbiamo convertirci, cambiare la direzione della vita per orientarla a Dio e alla sua Parola, lasciarci guardare nel cuore da Dio, diventare costruttori di pace perché Dio è la pace. Come invitava a fare don Tonino Bello: “in piedi costruttori di pace”. E’ questa la conversione che ci è chiesta e che nella quaresima del 2022 assume i colori di quell’arcobaleno che è la pace e che chiede i colori della nostra vita.

C’è un suggerimento che vorrei raccogliere allora dal vangelo per trovare la strada di questa conversione, di questo orientare la vita al Dio della pace e diventare così costruttori di pace.

Nel richiamare la prassi religiosa della carità, della preghiera e del digiuno, il vangelo annota in ognuna di queste pratiche di vita l’atteggiamento di Dio che così viene presentato: “il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”. L’evangelista Matteo esorta in questo modo a fare scelte di vita, ad assumere stili di vita nella religiosità e nella quotidianità che siano autentici, dove le parole e l’esteriorità corrispondano davvero al cuore e alla vita.

E’ questo l’invito che vorrei raccogliere e che spiega tutta la quaresima: si tratta di lasciarsi vedere dal Padre, nostro, nel segreto, nella nostra vita.

E quale potrebbe essere la strada per vivere con autenticità la vita, senza ipocrisia, nella verità di ciò che diciamo e lasciamo apparire di noi? E’ la strada sulla quale lasciamo che Dio, il Padre tuo, ti veda nel segreto, cioè ti veda nella tua interiorità, nel tuo cuore, nella verità della tua vita. E’ la strada sulla quale ti lasci davvero raggiungere dallo sguardo di Dio e il suo vedere diventa un incontro con Lui.

Digiuno, preghiera e carità sono come le porte di accesso a questo sguardo di Dio, all’incontro con Lui ed è questa la via della conversione nella quaresima e può diventare la via della pace, il tempo favorevole.

Il digiuno è l’atteggiamento da cui imparo, sperimento cosa mi fa vivere davvero, scopro più autenticamente i miei desideri e i sogni della mia vita, i miei interessi e quali obiettivi mi sono posto, mi consente di sperimentare anche le mie debolezze, le mie fragilità e i bisogni e mi permette di sentire che tutto quanto fa vivere è dono, è gratuità. Il digiuno mi fa scoprire che la vita che ho è il dono che vivo e da accogliere. Così il digiuno è porta che consente al Padre nostro di vederci nel segreto, cioè di regalarci Lui la vita, di scoprire così la comunione con Lui. Da questa porta dove la vita è dono di Dio, da accogliere, entra anche il dono della pace.

La preghiera è l’atteggiamento con il quale lascio entrare nella mia vita, nel dialogo, la Parola di Dio, la Parola che illumina e guida i miei passi e quelli dell’umanità tutta e mi regala la salvezza, la promessa di una vita per sempre, nella Risurrezione di Cristo, nella luce della Pasqua. La preghiera è la porta da cui Dio con la sua Parola e la sua Grazia mi guarda e mi accompagna. E da questa porta della preghiera il Padre tuo che ti vede nel segreto donerà anche le parole di pace, le parole che servono per la pace e che possono renderci portatori, testimoni di parole e di gesti di pace.

La carità, la solidarietà è una pratica che ci fa vivere da fratelli e sorelle e l’attenzione al più povero, al bisognoso, a chi è profugo (e già tanti ne stanno arrivando dall’Ucraina), a chi è in guerra non è lo sguardo speciale da vivere in qualche circostanza particolare, ma è lo sguardo di sempre, per ogni relazione e incontro, perché è lo sguardo di chi la vita la dona e vive il servizio come scelta e stile di vita e sa che tutti, proprio tutti sono fratelli. E nella carità si attraversa la porta da cui il Padre nostro che vede nel segreto si fa vicino a noi nel volto di chi soffre, di chi è povero, di chi è in guerra, di chi chiede aiuto e ci chiede di costruire fraternità.

Ecco l’invito di questa quaresima e di questo appello alla pace: lasciarsi guardare dal Padre nostro nel segreto, nel nostro cuore, lasciar entrare Lui, Dio, nella nostra vita e nel nostro mondo.

Abbiamo bisogno di voci autentiche per la pace. Perché risuonino parole pasquali e lo sguardo di Dio entri in noi. Una di queste era la voce di don Tonino Bello che qui cito in due suoi interventi.

Se non abbiamo la forza di dire che le armi non solo non si devono vendere ma neppure costruire…Che la logica del disarmo unilaterale non è poi così disomogenea con quella del Vangelo…Che la nonviolenza attiva è criterio di prassi cristiana… Se non abbiamo la forza di dire tutto questo, rimarremo lucignoli fumiganti invece di essere ceri pasquali.

Noi credenti, dopo aver usato la fede per pace, dobbiamo oggi usare la pace per fede. Noi cristiani finché perseguiremo una pace frutto solo della prudenza umana, della saggezza della carne, dei sillogismi della ragione, dei calcoli delle cancellerie, accuseremo sempre un deficit incredibile di peso specifico: la pace va “osata” sulla parola di Cristo, non “calcolata” nei lambiccati dosaggi dei nostri equilibri.  Questo vuol dire che chi la “osa”, deve sborsare in contanti monete di lacrime, di incomprensioni, di sangue. Ma vuol dire soprattutto che la pace deve tenere continuamente i conti aperti.

Con la stoltezza della croce che provoca il sorriso dei dotti.

Con la debolezza della Parola di Dio che suscita le preoccupazioni dei prudenti.

 

Chiediamo che in ogni luogo ove oggi ci sono delle croci, in particolare l’Ucraina, diventino i luoghi ove risuonerà l’annuncio di Pasqua, l’annuncio della Risurrezione, l’annuncio della vita e della pace.

Come ci dice il salmo: “Domandate pace per Gerusalemme” e noi diciamo oggi nella nostra preghiera: “Domandate pace per l’Ucraina”. Sia questa Quaresima strada della pace, appello rivolto a noi: “in piedi, costruttori di pace”.