Riflessioni

Verso il Natale con Maria, donna dell’attesa

di Giulia Taddei

Santa Maria, Vergine dell’attesa, donaci del tuo olio perché le nostre lampade si spengono. Vedi: le riserve si sono consumate. Non ci mandare ad altri venditori. Riaccendi nelle nostre anime gli antichi fervori che ci bruciavano dentro quando bastava un nonnulla per farci trasalire di gioia. Se oggi non sappiamo attendere più, è perché siamo a corto di speranza. Se ne sono disseccate le sorgenti. Soffriamo una profonda crisi di desiderio. E, ormai paghi dei mille surrogati che ci assediano, rischiamo di non aspettarci più nulla neppure da quelle promesse ultraterrene che sono state firmate col sangue dal Dio dell’alleanza.

Santa Maria, donaci un’anima vigilare. Di fronte ai cambi che scuotono la storia, donaci di sentire sulla pelle i brividi dei cominciamenti. Facci capire che non basta accogliere: bisogna attendere. Accogliere talvolta è segno di rassegnazione. Attendere è sempre segno di speranza. Rendici, perciò, ministri dell’attesa. E il Signore che viene, Vergine dell’avvento, ci sorprenda, anche per la tua materna complicità, con la lampada in mano».

Questi alcuni passi della splendida preghiera «Maria, donna dell’attesa» di don Tonino Bello che ho scelto per introdurre una mia riflessione sull’Avvento come periodo d’attesa, come cammino che ci porta a celebrare un evento antico ma sempre nuovo: il Natale di Cristo. Quella nascita, infatti, è «nuova» per più ragioni, di cui la prima è il fatto che viene al mondo una natura umana in cui si trova la pienezza della divinità. In questa fede, la Chiesa chiede di essere partecipe della stessa santa «novità». Ma quanto chiede la preghiera liturgica, lo celebriamo già attuato in Maria, la quale è concepita nella santa novità del Natale di Cristo. Infatti, è generata nel possesso pieno della vita soprannaturale: è la prima creatura ammessa a fare esperienza della grazia divina.

Maria che dal momento dell’annuncio dell’Angelo attende come ogni donna la nascita del figlio, Maria è la donna in attesa per eccellenza, perché in Lei l’attesa è incondizionata, al di fuori della logica umana, è senza tempo e senza fine perché è l’attesa di Dio, della realizzazione del suo piano salvifico per l’uomo e con l’uomo. Ma la sua attesa è anche sorprendentemente umana, come ogni donna che porta in grembo una nuova vita si pone in condizione di attesa e di accoglienza, ma non passiva, ma in maniera responsabile e partecipata, dialogando con il frutto del suo seno e «serbando e meditando in sé» le cose che le accadono e i fatti di cui è testimone. «Serbare e meditare» appartengono all’azione complementare di cuore e mente: Maria è una donna che accoglie con il cuore e custodisce la meraviglia dell’amore fatto carne, ma valuta, ragiona, discerne gli eventi in attesa di conferme future. Tutto ciò che vive e le accade, anche se straordinario, non avviene mai senza il suo consenso, è sempre il suo «Si» che apre alla fiducia totale verso Dio su cui poi si fonda l’azione propulsiva e rigenerativa dell’amore.

Maria è stata preparata a questo: era pronta all’attesa di Gesù, quel Gesù che veniva da Dio, quel Gesù che si faceva uomo per farci conoscere il volto umano di Dio. E se l’Avvento è il tempo dell’attesa di Dio, ebbene è anche il tempo della Speranza. Maria quindi spera, cioè attende che Dio operi in lei e che manifesti di volta in volta la sua volontà, indicandole i percorsi da seguire e allo stesso tempo si mette in ascolto attivo e intraprendente. Lascia che sia Dio a fornirle i mezzi necessari alla missione, senza adoperare strumenti inappropriati e fallaci. E tutto questo non avviene certo in una situazione in cui è facile coltivare la speranza: il suo stato di gravidanza per opera dello Spirito Santo le costa illazioni e pregiudizi da parte della gente, umiliazioni, rischi e perfino la perplessità del suo promesso sposo. E tuttavia lei non cessa di sperare nel Signore perché totale è la fede in Lui riposta. Maria celebra la novità insperata: Dio si è fatto vicino, solidale con l’uomo. È il Dio fedele: Colui che fa alleanza con gli uomini e resta fedele al suo patto.

Maria vive di questa certezza. Sperare è proprio questo: entrare nella promessa di Dio. Maria vive nella speranza, dal momento che l’angelo partì da Lei, la vita di Maria è conformata dall’attesa e forgiata dal silenzio. Ella attende che la presenza di suo Figlio si sveli pienamente. Attenderà per tutta la vita, con intensità sempre maggiore. Maria ci aiuta a comprendere che il silenzio corrisponde alla nostra natura profonda, perché è l’attesa di qualcosa che deve accadere. L’atteggiamento originale dell’uomo consiste nella tensione al rapporto con Dio. Assumere la posizione della Madonna significa dunque ritrovare la nostra natura originale, il nostro cuore è stato concepito per attendere e accogliere Dio così come una madre dal momento del concepimento attende e accoglie la vita dentro sé.