« La Chiesa di fuori »

Un libro per i 50 anni della Caritas di San Miniato

La Redazione

Una grande “festa di famiglia”… non ci sono parole migliori per restituire il clima dell’evento celebrato sabato 26 novembre nel convento di San Francesco a San Miniato per la presentazione del volume «La Chiesa di fuori», che ripercorre mezzo secolo di storia della Caritas diocesana, dalle origini a oggi. Tanti i volontari, vecchi e nuovi, tanti i giovani presenti insieme agli ex direttori don Renzo Nencioni e don Romano Maltinti. Con loro anche il vescovo Andrea, il sindaco di San Miniato Simone Giglioli, l’assessore regionale alle politiche sociali Serena Spinelli e il direttore attuale di Caritas don Armando Zappolini con Mimma Scigliano, autrice, insieme a Fabrizio Mandorlini, del libro.

Un repertorio di 200 pagine per raccontare 50 anni di carità, solidarietà e promozione sociale che Caritas ha seminato nei nostri territori e oltre. Un libro bello, agile, redatto a schede, che può essere letto dall’inizio alla fine ma anche aperto a caso, per rintracciare volti e persone che hanno disegnato la traiettoria di bene nella storia recente della Chiesa di San Miniato.

Come ha sottolineato il vescovo Andrea, il volume si colloca nel contesto delle celebrazioni per il Giubileo della diocesi: «È bello – ha detto monsignor Migliavacca – sfogliare i 400 anni di storia diocesana scoprendo che l’ultimo mezzo secolo ha anche il volto della Caritas. Quando si pensa alla storia della Chiesa, si pensa tradizionalmente alla storia dei papi, alla loro successione, magari alla storia dei concili o alla cronologia dei vescovi; è invece molto bello – e questo volume ce ne dà occasione – restituire la storia della Chiesa attraverso la Caritas, attraverso il suo impegno per gli ultimi. E questo è un manuale scritto dall’impegno dei volontari e dal volto dei poveri. Dove esiste carità vissuta, o educazione alla carità, lì c’è la Chiesa, lì c’è il vangelo vissuto ed esercitato. Il libro ci aiuta allora a scoprire che i poveri non sono solo percettori di carità, ma sono coloro che rendono possibile alla Chiesa essere “Chiesa” davvero».

Negli ultimi anni anche la Caritas diocesana si è aperta con slancio e convinzione ai giovani, soprattutto con i progetti “Caritas young”, “Le 4 del pomeriggio” e “Policoro”, che hanno affiancato il tradizionale e ormai rodato Servizio civile; e proprio ai giovani presenti in sala il vescovo ha regalato un pensiero artigliante: «Voi siete profezia, perché ci aiutate a vivere autenticamente il vangelo. San Benedetto nella sua regola spiegava bene come proprio dai giovani potrebbe venire la voce dello Spirito».

Poi monsignor Migliavacca si è soffermato sul titolo del libro «La Chiesa di fuori», che è evidentemente calibrato su un gioco di parole: «Quando si dice “quella persona è di fuori”, si vuol intendere che è eccentrica, stravagante, forse un po’ folle… ma questo è esattamente il proprio della carità e del vangelo vissuto, che deve anche spezzare l’ordinario. La carità non può fare le cose normali ma deve essere appunto “di fuori”. Vivere sul serio la carità significa anche e soprattutto sporcarsi le mani». Ma evidentemente – ha proseguito il vescovo – l’accezione guarda anche al magistero di papa Francesco, che auspica fin dall’inizio del suo pontificato una Chiesa «in uscita», alla ricerca instancabile dell’uomo, capace di dare risposta alle sue angosce e di curare le sue ferite. «E la Caritas in questi 50 anni non si può dire che non abbia tenuto fede a questo mandato, portandoci spesso nelle periferie, concrete ed esistenziali, da dove ci ha aiutato a guardare al centro della Chiesa», ha concluso monsignor Migliavacca.

L’assessore Spinelli, nel richiamare i dati impressionanti della povertà in Italia (5,6 milioni di persone in povertà assoluta, con 1,4 milioni di bambini in condizione di grande fragilità sociale ed economica) ha parlato di un auspicabile paradosso: «Nel momento in cui supereremo la necessità della Caritas, allora saremo approdati in una società migliore», più giusta. Raccontando poi dei suoi contatti con gli operatori Caritas, ha testimoniato come ciò che costantemente li anima, sia il desiderio di mettere al centro le persone: «Quando mi raccontano le loro esperienze si avverte chiaro che per loro è un onore essere volontari, poter offrire un servizio; e questo è esattamente il contrario dell’essere eroe».

L’autrice, Mimma Scigliano, ha parlato di come ha lavorato nel redigere il testo: «Avevo in mente un’idea madre: far entrare la Storia nelle storie, e le storie nella Storia. In questo volume c’è la determinazione e anche un po’ l’incoscienza di chi ha gettato le fondamenta quando non c’era niente; poi la perseveranza di chi ha costruito su quelle fondamenta e la storia di tanti volontari che hanno lasciato una scia luminosa dietro di loro. Abbiamo dovuto necessariamente operare una selezione, perché le storie da raccontare sarebbero state “millanta”. Ne è venuta fuori una narrazione che dà voce a un coro di umanità».

Don Armando, il direttore, nel suo intervento ha sottolineato la grande sintonia che c’è stata in questi anni con il vescovo Andrea: «È bello e importante che Caritas viva una comunione di ideali e d’intenti con la propria Chiesa. Caritas è Chiesa, non fosse altro – come ci ricorda costantemente il nostro ufficio economato – che il nostro codice fiscale è lo stesso della diocesi». Poi don Zappolini ha richiamato alcuni fondamentali su cui insiste da anni: «Molte nostre comunità difettano nell’avere uno sguardo di carità e spesso anche dagli spazi defilati che i parroci ci concedono nelle parrocchie, si capisce quale tipo di sintonia ci sia con Caritas». Ha poi confessato un suo tormento: «Noi ci occupiamo dei penultimi, ma gli ultimi purtroppo non riusciamo ancora a raggiungerli. Ci sono poveri, migranti e disperati che vivono per la strada a cui non riusciamo ad arrivare e loro non ci cercano. Il nostro obiettivo sono loro, e per arrivarci dobbiamo continuare a essere stimolo e disturbo anche verso le istituzioni con le quali abbiamo sempre collaborato in maniera leale». Poi in finale il riferimento alla sua anima di sognatore con i piedi nel fango: «Le nostre chiese sono troppo tirate a lucido, quando è proprio papa Francesco che dice invece di preferire una Chiesa sporca del fango portato dai poveri. Dobbiamo allora aiutare i nostri fratelli cristiani a capire che è proprio quel fango a rendere più belle le loro preghiere».

Hanno portato infine la loro testimonianza quattro ragazzi a diverso titolo impegnati nelle attività della Caritas diocesana: Katiuscia Montagnani, di Marti, che da marzo aiuta persone in difficoltà a scrivere un curriculum e a cercare lavoro, oltre a impegnarsi tre volte la settimana nell’emporio solidale di Santa Croce; Claudia Muscarella, di Empoli, che ha trovato nella casa famiglia dove prestava servizio la sua vocazione, decidendo di intraprendere il corso per oss e iscriversi all’università per diventare educatrice; Matteo Valenzano, di Ponte Egola, e Caterina Montanelli, di Santa Maria a Monte, che hanno partecipato al progetto “Le 4 del pomeriggio” e sono entrati in contatto con Scampia e le baraccopoli di braccianti stranieri in Puglia.

Il volume stampato in 2500 copie verrà distribuito nelle parrocchie e può essere richiesto al proprio parroco.