Domenica 15 Novembre: 4° Giornata del povero

Tendi la tua mano al povero, il resto verrà

di Antonio Baroncini

A parlare di povertà, la nostra razionalità e la nostra spiritualità vengono messe in un confronto serrato che sembra schiacciarci. La povertà è fame. È vivere senza un tetto. La povertà è essere ammalati e non riuscire a farsi visitare da un medico. La povertà è non poter andare a scuola e non saper leggere. La povertà è non avere un lavoro, è timore del futuro. La povertà è non avere potere e non essere rappresentati: la povertà è mancanza di libertà. La povertà quindi chiede azioni sia da parte dei poveri che dei benestanti e richiede di cambiare il mondo per fare sì che molte più persone possono avere un buon livello di nutrizione, un alloggio adeguato, accesso all’educazione e alla salute, protezione dalla violenza.

Di fronte a questa dura realtà, papa Francesco ha voluto dedicare anche quest’anno, una giornata di preghiera, di riflessione, di azione pratica, portando la povertà al centro dell’attenzione dei fedeli. «Il grido silenzioso dei tanti poveri – dice il Papa – deve trovare il popolo di Dio in prima linea, sempre e dovunque per dare loro voce, per difenderli e solidarizzare con essi davanti a tanta ipocrisia e tante promesse disattese, e per invitarli a partecipare alla vita della comunità».

Perché la povertà divenga in noi un problema per cui sentiamo la necessità di intervento, il santo Padre ci presenta una frase, tratta dalla sapienza antica, dal libro il Siracide: «Tendi la tua mano al povero». Prendiamo tra le mani il Siracide, uno dei libri dell’Antico Testamento. Qui troviamo le parole di un maestro di saggezza vissuto circa duecento anni prima di Cristo. Egli andava in cerca della sapienza che rende gli uomini migliori e capaci di scrutare a fondo le vicende della vita. Lo faceva in un momento di dura prova per il popolo d’Israele, un tempo di dolore, lutto e miseria a causa del dominio di potenze straniere. Essendo un uomo di grande fede, radicato nelle tradizioni dei padri, il suo primo pensiero fu di rivolgersi a Dio per chiedere a Lui il dono della sapienza. E il Signore non gli fece mancare il suo aiuto. Fin dalle prime pagine del libro, il Siracide espone i suoi consigli su molte concrete situazioni di vita, e la povertà è una di queste. Egli insiste sul fatto che nel disagio bisogna avere fiducia in Dio: «Non ti smarrire nel tempo della prova. Stai unito a lui senza separartene, perché tu sia esaltato nei tuoi ultimi giorni. Accetta quanto ti capita e sii paziente nelle vicende dolorose (…). Nelle malattie e nella povertà confida in lui. Affidati a lui ed egli ti aiuterà, raddrizza le tue vie e spera in lui» (Capitolo 2).

Questa pandemia è giunta all’improvviso e ci ha colto impreparati, lasciando un grande senso di disorientamento e impotenza. La mano tesa verso il povero, tuttavia, non è giunta improvvisa. Essa, piuttosto, offre la testimonianza di come ci si prepara a riconoscere il povero per sostenerlo nel tempo della necessità. Non ci si improvvisa strumenti di misericordia. È necessario un allenamento quotidiano, che parte dalla consapevolezza di quanto noi per primi abbiamo bisogno di una mano tesa verso di noi. Questo momento che stiamo vivendo ha messo in crisi tante certezze. Ci sentiamo più poveri e più deboli perché abbiamo sperimentato il senso del limite e la restrizione della libertà. La perdita del lavoro, degli affetti più cari, come la mancanza delle consuete relazioni interpersonali hanno di colpo spalancato orizzonti che non eravamo più abituati a osservare. Le nostre ricchezze spirituali e materiali sono state messe in discussione e abbiamo scoperto di avere paura. Chiusi nel silenzio delle nostre case, abbiamo riscoperto quanto sia importante la semplicità e il tenere gli occhi fissi sull’essenziale. Abbiamo maturato l’esigenza di una nuova fraternità, capace di aiuto reciproco e di stima vicendevole.

Papa Francesco conclude il suo messaggio con queste parole: «In questo cammino di incontro quotidiano con i poveri ci accompagna la Madre di Dio, che più di ogni altra è la Madre dei poveri. La Vergine Maria conosce da vicino le difficoltà e le sofferenze di quanti sono emarginati, perché lei stessa si è trovata a dare alla luce il Figlio di Dio in una stalla… Possa la preghiera alla Madre dei poveri accomunare questi suoi figli prediletti e quanti li servono nel nome di Cristo. E la preghiera trasformi la mano tesa in un abbraccio di condivisione e di fraternità ritrovata». Sentiamo nostra, nella profondità della nostra anima da buoni cristiani, la frase de il Siracide «Tendi la tua mano al povero» e tutto verrà di conseguenza.