GIUBILEO DELLA DIOCESI - I NOSTRI 400 ANNI - LE DONNE

Sulle tracce di suor Buonaparte

di Andrea Mancini

Prosegue il viaggio alla scoperta delle donne che hanno contrassegnato la storia diocesana, con un approfondimento sulle figure femminili appartenenti all’illustre casato di Napoleone.

 

In una storia delle donne ancora praticamente tutta da scrivere, almeno per quelle donne nate o vissute intorno ad un centro come, fin dal Medioevo, è stato San Miniato, occorrerà uno spazio significativo per le moltissime figure presenti nei vari monasteri, in particolare quelli del centro storico: quattro, forse di più, che hanno accolto centinaia di suore, spesso provenienti da famiglie importanti, come i Mercati, Roffia, Gucci, Morali, Portigiani, Ansaldi, Borromei, Franchini e Buonaparte. Parleremo qui, anche per l’approssimarsi del secondo centenario della morte di Napoleone (5 maggio 2021), proprio della foltissima presenza delle rappresentanti della famiglia dell’imperatore, che si sono succedute all’interno dei vari monasteri sanminiatesi.

C’è addirittura una figura virtuale, dietro alla fondazione del monastero delle Clarisse (che sarebbe avvenuta nel 1339, in realtà se ne hanno tracce anche prima) e un’altra figura, anche questa piuttosto improbabile, che nel 1808, avrebbe permesso ai sanminiatesi di rivolgersi direttamente a Napoleone. per mantenere la presenza di quello che dalla fine del ‘700, in seguito alle Riforme Leopoldine, era diventato un conservatorio per l’educazione delle fanciulle. Questo proprio in virtù di una folta presenza delle antenate Buonaparte all’interno dello spazio conventuale. Ci sono in effetti alcuni studiosi che di recente hanno indagato in una documentazione straordinariamente ricca, interna ai vari archivi di carattere locale. Sto parlando degli archivi comunali, poi l’archivio vescovile, quello dell’Accademia degli I Euteleti, ma anche quelli dei vari Conventi, che conservano un vero patrimonio di documenti.

Parliamo almeno dei monasteri di S.Chiara e di S.Paolo. Tra gli studi pubblicati vanno segnalati quelli di Dilvo Lotti, che si è occupato soprattutto di Napoleone, e poi quelli più specifici di Maurizio Parente, che ha studiato l’educazione delle fanciulle all’interno del Conservatorio di Santa Chiara e infine i molti saggi di Graziana Giannoni Rocchi, imperniati ancora intorno alle Clarisse di Santa Chiara e di San Paolo. Ciò che interessa qui, è che in tutti questi saggi sono davvero numerose le figure femminili presenti e degne di indagini ulteriori, sia tra le tante sorelle, sia tra le badesse, tutte figure che potrebbero dare ispirazione a scrittori di fiction, oltre che a ricercatori puri.

Citeremo solo come esempio un volume edito dall’Accademia degli Euteleti, dove Giorgio Giolli si è lasciato condurre dalla fantasia, elaborando una serie molto ampia di ritratti di suore, prese dalla vicenda religiosa oltreché umana, qualcosa insomma di notevole fascino. Giolli è partito dalla puntigliosa ricerca di Graziana Rocchi, che ha tratto dagli archivi figure che non ne erano mai uscite, né nell’800, né nel 900, e neanche nei secoli precedenti (titolo del volume: «Santa Chiara, venerabile monasterio e regio conservatorio»).

Tra le figure tratteggiate, uno spazio importante, è appunto quello delle donne della famiglia Buonaparte, e quando si va a parlare del patrimonio del Museo di S.Chiara, si vedrà che ci sono una serie di oggetti che ne testimoniano la presenza. In particolare un paliotto ricamato con fili d’oro, da varie religiose della famiglia Buonaparte e poi un bellissimo reliquiario in ebano e avorio, che conserva spoglie di S.Chiara, che veniva esposto nei momenti di massima celebrazione, all’interno della liturgia. Il paliotto copriva l’altare, il reliquiario era proprio al centro dello stesso.

Alla base di questo bellissimo oggetto, una splendida scultura realizzata da artigiani di grande esperienza, c’è in bella vista lo stemma Buonaparte, uno scudo attraversato da due linee trasversali sulle quali appaiono due stelle. A San Miniato lo troviamo in molti luoghi, ad esempio – visibilissimo – sulla cosiddetta casa Briccola, in via Maioli, quella che era stata nell’800 l’abitazione di Gaetano Pini e di sua figlia Luigia, futura moglie del generale Maioli. Sul reliquiario lo scudo Buonaparte è riprodotto in rosso, con nello zoccolo i nomi di suor Dianora, suor Clemenza, suor Camilla, tutte e tre della casata Buonaparte. Siamo nel XVII secolo. La Giannoni Rocchi ci dice che suor Dianora «fa parte delle ferree casalinghe esperte in cifre intestinali».

È impossibile dare qui notizia del succedersi dei nomi di queste donne, cercarne le sembianze, parlare dei molti doni che i loro parenti fecero per accrescerne l’influenza all’interno e all’esterno dei Conventi. Ci accontenteremo di ricordare che, in stretta concorrenza con le altre famiglie, il ramo Buonaparte ebbe spesso il predominio, sia a S.Chiara che negli altri conventi, anche presso le agostiniane della SS.Trinità e del Convento della SS.Annunziata in S.Martino, e poi naturalmente in S.Paolo, dove le Buonaparte eccellevano nella preparazione di decotti e altri ritrovati medici a partire dalle erbe. Se non fossero state suore, avrebbero potuto anche diventare streghe.