I NOSTRI 400 ANNI - GIUBILEO DELLA DIOCESI

Santa Marta a Montopoli

di Andrea Mancini

La storia plurisecolare del monastero di Santa Marta a Montopoli, un Conservatorio per l’educazione femminile, diventato Istituto Magistrale, prima di essere soppresso.

Santa Marta è nella memoria di tanti montopolesi, per la presenza femminile che per secoli l’ha animato nella centralissima via del Falcone, nel pieno centro della città, questo fino al 2014, quando il conservatorio fu chiuso, insieme all’Istituto Magistrale. L’ultima parte della storia, quella appunto più attuale, si incarna nella dott.ssa Elisa Barani, che dal 2017 è diventata presidente di quella che è rimasta una prestigiosa istituzione culturale, dotata di un museo che raccoglie opere che vanno dal Cigoli a Lorenzo Monaco.

Prima in quel luogo sorgeva un monastero benedettino ed educandato femminile fondato nel 1589 da un facoltoso mercante della città, Simone di Sebastiano Ganucci, che donò al paese nativo un luogo di cultura, educazione morale e religiosa in favore soprattutto delle fanciulle povere. Il 28 luglio 1619, con la concessione firmata da Paolo V, dodici monache agostiniane cominciarono ad abitare l’edificio donato da Ganucci, che risultava fornito «di tutti i suoi beni immobili». Poi a fine ‘700, con Pietro Leopoldo di Lorena, l’antico monastero, come altri della Toscana, fu laicizzato e trasformato in Conservatorio di S oblate con lo scopo di educare ed assistere le ragazze. Anche qui i francesi di Napoleone rappresentarono un momento di passaggio, dopo il quale il Conservatorio di Santa Marta fu messo sotto l’amministrazione di un operaio laico e dotato di una sovvenzione statale. Poi con l’unità d’Italia l’istituzione fu statalizzata e posta sotto il controllo del Ministero della Pubblica Istruzione. Durante la Prima Guerra Mondiale l’istituto cessò le sue attività per riprenderle nel 1923, in concomitanza con la riforma scolastica dettata da Giovanni Gentile. In quella data furono aperte la nuova Scuola Complementare e l’Istituto Magistrale e, pur mantenendo in vita l’antico educandato femminile, fu aperto l’esternato misto che, col passare del tempo, fu trasformato in sezioni staccate di scuola statale: nel 1953 la Scuola media e nel 1954 l’Istituto magistrale. Tale attività formativa è arrivata quasi fino ai giorni nostri.

Come dicevamo il Conservatorio è stato per anni, parallelo all’Istituto Magistrale, insieme hanno portato a Montopoli decine e decine di ragazze provenienti da un vasto circondario, Santa Croce, Pontedera, Palaia e tanti altri centri del Valdarno come della Valdera. È stato ricordato da più parti come il paese, al mattino presto, vedesse una processione continua di fanciulle che dalla piazza del Comune o da quella della Casa d’Italia si muoveva verso l’ingresso di via del Falcone. Stessa cosa all’uscita, per un numero che ha oltrepassato i duecento iscritti. Ma se questo è stato l’Istituto Magistrale, intitolato a Isidoro Falchi, diverso e parallelo era il caso dell’Istituto Santa Marta, gestito dalle suore, aperto da secoli per ospitare le Collegiali (o meglio Collegiane come le chiamavano a Montopoli), che aveva un vero e proprio collegamento interno con l’altro Istituto, così che le ragazze potessero frequentarlo senza uscire per strada.

La maggior parte delle ospiti veniva da paesi che erano malamente collegati con Montopoli (ad esempio Cascina o la zona di Peccioli) e quasi tutte erano di famiglia benestante.

In questi ricordi ci sono anche i nomi di alcune suore, che controllavano le ragazze con una certa dovizia. Tra l’altro Suor Alessia, particolarmente attenta a difendere le sue fanciulle dai giovani montopolesi, che approfittavano della celebrazione dei Maggi, che rappresentavano l’unica occasione in cui le ragazzine uscivano dopocena, tanto che il sacerdote si stupiva molto di tanta presenza, che non c’era per altre celebrazioni.

Le storie di queste ragazze, delle suore di Montopoli sono molte e magari importanti da raccontare. Tra l’altro ci hanno parlato anche di dolcissime serenate, cantate verso le finestre del Conservatorio, in alto sulla strada che porta a San Romano.