A Fucecchio Vedute, la terza catechesi

Quaresimale di Mons. Stefano Manetti, vescovo di Fiesole

di Francesco Sardi

Nell’ambito del ciclo di predicazioni quaresimali che si stanno tenendo settimanalmente nella nostra diocesi, domenica 19 marzo il vescovo di Fiesole monsignor Stefano Manetti, ha tenuto nella chiesa di Santa Maria delle Vedute a Fucecchio una catechesi sul vangelo del giorno (Gv 9, 1.6-9.13-17.34-38).

Protagonista dell’episodio narrato dal vangelo di Giovanni era il cosiddetto «cieco nato» che chiede l’elemosina, inviato da Gesù a lavarsi gli occhi nelle acque della piscina di Siloe. «Andò, si lavò e tornò che ci vedeva» (Gv 9,7b), con questa constatazione ha esordito la sua meditazione il presule fiesolano. All’andata verso le acque il povero cieco non ci vedeva ancora, ma il suo ritorno è pieno di gioia: «È nel lavarsi nell’acqua che il cieco entra in questa realtà assolutamente nuova».

Questa è la storia del nostro battesimo: con esso abbiamo ricevuto una vita nuova… ci svegliamo, apriamo gli occhi e ci rendiamo conto della grazia che ci è stata donata, anche se talvolta rischiamo di dimenticare e di trascurare questa grazia. Questo perché consideriamo il battesimo come statico. In realtà c’è un dinamismo che va a confluire nella nostra vita di cristiani in cammino. Si viene infatti battezzanti infatti con un «nel»: «Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo». Ossia in un dinamismo che muove «verso» le tre Persone divine.

Un altro spunto di riflessione portato da monsignor Manetti ha riguardato una constatazione di fatto: questa scena ha un atto specifico che la precede: «Gesù sputa per terra, fa del fango e lo spalma sugli occhi del cieco. Questa operazione il cieco non la vede». Qualunque sia la nostra storia, la nostra vita, l’azione di Dio ci precede sempre, perché vuole, in primis, essere riconosciuto nel nostro rapporto con lui, un rapporto che è prima di tutto sponsale. Potremmo poi vedere il nostro cammino, la nostra strada sotto un’altra lente di ingrandimento e con una constatazione di fatto: «Dal luogo in cui Gesù spalma il fango alla piscina di Siloe ci sono quasi ottocento metri… possiamo immaginare la difficoltà a raggiungere a tentoni quel luogo; ma il cieco non demorde, si fida. Anche nella nostra vita il Signore ci chiede un atto di fede». È una relazione di reciprocità: «Quanto siamo disposti a fare per avere fede?». Nella quarta domenica di Quaresima il vescovo di Fiesole, evidenziando l’importanza della Pasqua ha fatto propri i tre passaggi: morte, sepoltura, risurrezione e si è chiesto: «Risorgere con Cristo cosa significa?». Vuol dire «credere non tanto che Dio esiste ma che Dio ci ama».

Come il cieco nato veniamo lavati dall’acqua del battesimo per giungere alla Pasqua di risurrezione. Questo è il vero mistero. E allora si capisce che la grande vocazione del cristiano è una sola: «Io ti ho amato fino a morire per te», dice Gesù, «tu vuoi amarmi fino a morire per Me?». Quesito molto forte ma dalla dimensione autentica: «Il ricordo di me, Signore, è la causa della mia tristezza… il ricordo di te è la causa della mia gioia». Alla fine di questi spunti di meditazione, il nostro vescovo Giovanni ha portato i suoi saluti a monsignor Manetti ricordando gli anni del seminario frequentato insieme a Firenze, e ha richiamato al fatto che la Santa Pasqua deve portarci il desiderio di chiedere a Gesù, come ha fatto il cieco nato, la conversione, per farci ritrovare la gioia del battesimo e farla diventare sorgente di amore per Lui e per tutti i nostri fratelli.