«Letture sulla figura del Cristo», poesie inedite di Lina Fritschi

Quando la poesia racconta il Cristo

di don Francesco Ricciarelli

Sono un piccolo gioiello le «Letture sulla figura del Cristo», poesie inedite di Lina Fritschi recentemente pubblicate dalle Edizioni dell’Erba di Fucecchio. Proprio a Fucecchio, nel 1997, si era trasferita la poetessa nata a Pinerolo nel 1919, da padre svizzero e madre italiana. Dopo la morte del marito, ufficiale dell’areonautica militare, deceduto in un incidente aereo nel 1950, Lina Fritschi ha iniziato a scrivere poesie pubblicando, tra gli anni ‘50 e ‘80, cinque raccolte di liriche per cui ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti.

Alla soglia degli ottant’anni, colpita da cecità, si è trasferita in Toscana per essere vicina alla figlia Gabriella, sposata a Fucecchio. Qui Erba d’Arno ha ripubblicato l’intera sua produzione poetica in due volumi: «Tutte le poesie (1958-1994)» e «Poesie estreme (1998- 1999)», libro quest’ultimo vincitore della medaglia d’oro al Premio Città di Carrara nel 2001. Le Edizioni dell’Erba avevano dato alle stampe anche una sua opera narrativa, il giallo noir «Lady Olimpia Pabst», nel 1993.

Dopo la morte dell’autrice, avvenuta il 24 dicembre 2016, una casa editrice di Zurigo ha pubblicato una scelta delle sue poesie tradotte in tedesco in un volume dal titolo «Ein anderer Traum (Un altro sogno)» (Limmat Verlag 2020). Ed ecco ora tra le nostre mani un agile volumetto con le poesie ritrovate dalla figlia Gabriella, datate da febbraio 2002 a gennaio 2003. La maggior parte di queste liriche ridicono in forma poetica una frase o un passo dei vangeli e si concludono con un’intuizione o sottolineatura spirituale espressa in forma epigrammatica nelle ultime righe.

Si tratta di poesie brevi, in verso libero, che lasciano trasparire un lavorio di scavo della Parola, alla ricerca di luce e conforto al di là della sofferenza terrena. Sono particolarmente toccanti i passaggi di carattere personale intessuti di risonanze evangeliche, come in questa lirica dedicata alla nonna:

«Spesso ero con la nonna

seduta nel banco di chiesa.

“Nonna, perché singhiozzi e preghi

così tanto?”. La nonna si tergeva

gli occhi e già sorridendo mi diceva:

“Gesù mi racconsola,

egli che calmava i venti e il mare, placava

le burrasche, asciuga le mie lacrime,

attenua i miei dolori”. Io ricordo

ancora queste lontane parole».

Accanto al tema della consolazione, riemerge più volte il richiamo al sacrificio come via per seguire Cristo ed essere associati alla sua opera di redenzione. L’atmosfera natalizia e pasquale si intrecciano sapientemente nella poesia “L’abete di Natale”:

«Dalla foresta di abeti sotto la luna

hanno abbattuto l’albero più giovane

e più bello. Ora, illuminato da cento

candele, l’albero guarda l’uomo che danza.

Sorride e improvviso Gli appare

il sacrificio supremo: Egli uomo

inchiodato alla croce, ancora sul legno

di un abete sconosciuto, salverà il mondo».

Merita di essere letto e meditato questo libro, al tempo stesso semplice e profondo, eredità di una donna che ha saputo vedere, oltrepassando la cecità fisica, la grande luce di Pasqua che viene «dai Crocifissi a braccia spalancate / risorti nelle chiese».