ARTICOLO

Quale accoglienza per le famiglie “ferite”

Incontro con Mons. Pavanello su Amori Laetitia - San Romano, 21 febbraio 2018

«Nell’incontro di questa sera ci collochiamo all’interno di un itinerario che, con la particolare opera dell’ufficio di pastorale familiare, stiamo vivendo nella nostra realtà diocesana sul tema della vita e della famiglia»: sono state queste le parole di mons. Andrea Migliavacca, vescovo di san Miniato, che hanno introdotto l’incontro dal titolo «Bellezza e fragilità della famiglia oggi» svoltosi mercoledì 21 febbraio nel salone mediceo del convento di San Romano. E chi meglio del relatore mons. Pierantonio Pavanello, vescovo di Adria – Rovigo e in passato vicario giudiziale aggiunto del tribunale ecclesiastico del Triveneto, poteva affrontare tematiche così delicate in particolare alla luce di «Amoris Laetitia» di Papa Francesco?

Mons. Pavanello ha parlato della situazione delle famiglie ferite, quelle famiglie che attraversano il dramma della separazione e del divorzio, una situazione di fragilità molto sentita da Papa Francesco e testimoniata attraverso le parole di Amoris Laetitia. Dopo il Concilio Vaticano II è maturata una sensibilità diversa nei confronti «di quei fedeli che, vivendo una situazione matrimoniale irregolare sentono comunque il desiderio di partecipare alla vita della Chiesa». A questo proposito è intervenuta anche Familiaris Consortio di Papa Giovanni Paolo II che mostrava una sua specificità per la situazione dei divorziati risposati: «Pur rimanendo la non ammissione ai sacramenti della Penitenza e dell’Eucarestia, questi fedeli possono e comunque devono partecipare alla vita della Chiesa». E i tre verbi che sono il titolo di Amoris Laetitia «accompagnare, discernere, integrare» affrontano quello che Familiaris Consortio aveva appena abbozzato.

Coloro che vivono una sofferenza dovuta al fallimento del primo matrimonio hanno bisogno di essere aiutati a rientrare in un percorso di fede. Anch’essi possono fare nella vita un cammino di salvezza e non devono sentirsi scomunicati. Da una parte, infatti, c’è l’incompatibilità oggettiva: «un matrimonio è stato rotto e c’è una nuova unione che contraddice il sacro impegno del primo matrimonio»; dall’altra c’è una dimensione soggettiva, il cammino che la persona fa nella Chiesa, un cammino che deve aiutare a guarire le ferite dovute alla separazione dal coniuge e al fallimento del proprio progetto di vita. Occorre in definitiva il discernimento, una parola chiave dell’Amoris Laetitia di Papa Francesco. La propria coscienza, il luogo dell’incontro con Dio, è la risposta. E il problema dei divorziati risposati ne è un esempio. Serve un percorso che si estende e si approfondisce nel tempo, un cammino di maturazione spirituale dove anche i pastori sono chiamati ad ascoltare con affetto e serenità, per poter entrare nel cuore del dramma delle persone e comprendere il loro punto di vista per aiutarli a vivere meglio e a riconoscere il loro posto nella Chiesa.

¿di Francesco Sardi