Le conclusioni del Vescovo sulle attività dei "Laboratori"

« Pronti a salpare … »

di Francesco Fisoni

Lo scompiglio generato dall’emergenza Covid nell’ordinaria vita diocesana, ha fatto passare in sordina anche l’uscita di un documento importante scritto per la nostra Chiesa locale dal vescovo Andrea e dato alle stampe proprio nelle scorse settimane. Sto parlando di «Pronti a salpare…», che riporta i risultati dei laboratori diocesani avviati nel 2018 e conclusi nel febbraio 2019. Documento che fa balenare in appendice anche il cammino di avvicinamento al giubileo della nostra diocesi del 2022.

I sei laboratori avviati due anni fa erano imperniati su una pluralità di questioni attinenti alla pastorale e alla vita diocesana. In particolare le aree tematiche su cui i delegati hanno proiettato la loro attenzione sono stati la famiglia, la catechesi, le unità pastorali, le periferie, la riorganizzazione della Curia e la destinazione d’uso dello storico Palazzo del Seminario.

I nodi e le questioni cruciali emerse – secondo i desideri del vescovo e in sintonia con l’esortazione apostolica Evangelii gaudium di papa Francesco – sono state affrontate con spirito sinodale e con un atteggiamento di ascolto e condivisione, sempre conservando lo stile del discernimento, utile per sintetizzare alcune scelte concrete da attuare. Le conclusioni dei laboratori sono state consegnate a monsignor Migliavacca nel febbraio 2019 e successivamente ridiscusse, per le integrazioni e le modifiche del caso, negli incontri col Consiglio presbiterale e col Consiglio pastorale diocesano, fino al giugno 2019.

Il documento è frutto dunque del contributo di pensiero di tante persone che si sono lasciate ingaggiare in questa esperienza collegiale. È stato il vescovo stesso, in ultima istanza, a organizzare poi l’ampio e variegato lavoro in un unicum coerente.

Il desiderio del nostro presule, espresso fin dalla premessa al testo, è che si concretizzi uno stile di Chiesa dove ogni fedele sia stimolato a vivere, in forza del battesimo, la propria partecipazione attiva alla comunità dei credenti. E monsignor Migliavacca invita anche a sognare: «Attenzione! – scrive – Invito a sognare, non ad addormentarsi. Proprio per non essere Chiesa che dorme abbiamo bisogno di sogni e anche di condividerli». Nelle 45 pagine complessive che compongono il documento, sono infatti delineati alcuni orizzonti che solo avendo il coraggio di sognare (come ci sfida a fare il vescovo) sarà possibile concepire e progettare. Qui sta la forza in potenza e la bellezza di questo scritto, che «non vuol essere una nuova lettera pastorale».

 Venendo più nel dettaglio ai contenuti prodotti dai laboratori, occorre premettere che sono molti e anche estremamente articolati. Al vescovo stesso non è stato possibile riproporre tutte le riflessioni emerse durante i lavori. L’obiettivo del documento è stato semmai quello di presentare alcune linee di attenzione e qualche scelta possibile da realizzare come Chiesa in cammino. Nelle prossime settimane, su queste colonne, daremo spazio a quanto emerso in ogni singolo laboratorio, redigendo una sorta di diario dei laboratori. Per una sintesi di massima diremo ad esempio che riguardo alla tematica della famiglia si è riflettuto sui corsi prematrimoniali, sulle famiglie ferite, sulle famiglie con situazioni di disabilità e su quelle che vivono una situazione di mancanza (morte di uno o entrambi i genitori, morte di un figlio).

Il laboratorio sulla catechesi ha focalizzato la sua attenzione sulla formazione dei catechisti, sull’iniziazione alla fede dei bambini, sui percorsi successivi alla Cresima, sulla catechesi degli adulti e sulla proposta di una catechesi unitaria e omogenea all’interno delle unità pastorali. Il laboratorio sulle unità pastorali ha invece lavorato primariamente a una definizione concettuale di questa nuova forma organizzativa delle nostre comunità cristiane, insistendo sul fatto che si tratta di cammini che richiedono una ponderata gradualità di attuazione nella loro realizzazione. Laboratorio caldo è stato anche quello sulle periferie che si è concentrato sull’esigenza di conoscere il contesto delle criticità in cui le nostre comunità sono calate e agiscono. La conoscenza è necessaria per organizzare la formazione, che negli ambiti della pastorale della carità dovrà diventare di sempre più decisiva importanza. Tenendo conto del ruolo specifico della Caritas diocesana in questo ambito, si è anche riflettuto sui rapporti in essere o da allacciare con enti extra-ecclesiali, dell’esigenza di educare i giovani alla pastorale della carità e dell’idea di realizzare presidi Caritas in ogni parrocchia.

Per ciò che concerne la Curia, la riflessione laboratoriale si è addensata sulla necessità di ristrutturarne l’organigramma, al fine di rendere il suo servizio alla diocesi e alle parrocchie sempre più efficiente e mirato. Una riflessione che sta riguardano anche la destinazione d’uso degli spazi fisici del vescovado e del Palazzo del Seminario, oggetto quest’ultimo di un suo laboratorio specifico. Le conclusioni riportate nel documento non sono una sorta di “ultimo capitolo”, ma un passaggio intermedio rispetto alla realtà. Ossia: quanto vi viene indicato richiede adesso una realizzazione.

Il campo è aperto: la Chiesa di San Miniato, le nostre comunità cristiane, noi credenti, siamo fin da adesso convocati in prima persona a realizzare le conclusioni dei laboratori. Sarà allora importante organizzarsi, studiare gli obiettivi e stabilire chi fa cosa e come. Insomma, se vogliamo usare una metafora: abbiamo disegnato la mappa, ma la mappa non è il territorio. Adesso ci è chiesto di esplorare il territorio. L’obiettivo è creare la comunione, ossia camminare unitariamente e comunitariamente come Chiesa e vivere quella «conversone pastorale» che il Papa chiede proprio nella Evangelii gaudium.

In appendice al testo viene consegnato l’itinerario previsto per le celebrazioni del Giubileo della diocesi che, in occasione dei 400 anni dalla sua erezione, vivremo a partire dal 5 dicembre 2022. A questo proposito, tutto ciò che il documento riporta sul cammino triennale da compiere in vista dell’anno giubilare dovrà essere interamente ricalibrato su una nuova tempistica, in quanto era stato progettato prima dell’imprevisto sconvolgimento occorso a causa dell’emergenza Covid. Un esempio su tutti riguarda la Visita pastorale, interrotta l’8 marzo scorso e che, nella programmazione originaria, avrebbe dovuto concludersi con la visita al 1° vicariato esattamente nel 2022. In avvicinamento al Giubileo cambierà insomma la nostra velocità di navigazione, ma la meta – a Dio piacendo – resta invariata. Dunque, «Pronti a salpare…».

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