«Cantiamo al Signore»

Presentazione del nuovo libro di canti per la Diocesi

di Luca Sollazzi e don Bruno Meini

Il 4 e il 5 dicembre scorsi si è festeggiato a San Miniato il 25° anniversario dalla fondazione della corale «San Genesio», una realtà musicale che ha saputo inserirsi nella tradizione di cura e amore alla musica sacra che contraddistingue la nostra diocesi. In particolare, nel corso degli anni, la corale ha dato a molte persone la possibilità di formarsi in campo liturgico[1]musicale e ha generato numerose vocazioni musicali vere e proprie, specialmente tra i cantori più giovani, che hanno poi deciso di dedicarsi alla musica a livello accademico o si sono appassionati al servizio di animazione liturgica nelle proprie parrocchie.

I festeggiamenti si sono aperti nel pomeriggio di sabato 4 dicembre con una Messa celebrata nel santuario del Ss. Crocifisso, celebrata in suffragio di don Amedeo Deri, che per molti anni ha ricoperto il ruolo di presidente della commissione diocesana di musica sacra. I Nel pomeriggio di domenica 5 dicembre, in cattedrale, è stato poi presentato il nuovo Libro dei canti per la diocesi, che sta per essere dato alle stampe dopo una gestazione lunga, complessa e articolata.

«Capire l’importanza della giusta collocazione di un canto in un preciso momento della celebrazione o del tempo liturgico è un punto fondamentale per svolgere un corretto servizio – ha detto don Bruno Meini, presidente della commissione diocesana di musica sacra -. A questo scopo, la nuova edizione del libro dei canti non offre semplicemente una raccolta dei brani sacri più o meno conosciuti da poter scegliere a discrezione ma, grazie a una struttura e un’impostazione molto funzionali, consentirà di poter individuare un repertorio ad hoc per ogni domenica dell’anno liturgico, sempre in accordo con la Parola che ad ogni celebrazione viene offerta. Il nuovo libro dei canti si annuncia quindi come un autentico strumento formativo».

A seguire, monsignor Giuseppe Liberto ha tenuto una conferenza sul tema «Salmi, inni e canti ispirati». «Non si parla qui – ha sottolineato – di un’ispirazione sentimentale bensì di una presenza dello Spirito che mette in connessione la parola con la musica: logos, pneuma e melos (parola, spirito e melodia) si legano indissolubilmente per aiutare il popolo di Dio ad essere realmente parte orante del mistero celebrato».

Dopo la meditazione di monsignor Liberto, Gabriele Corti ha portato il proprio contributo di memoria storica del coro, come cantore e come primo presidente: parole di affetto, di ricordo e di gratitudine per i traguardi raggiunti, per la bellezza offerta, per il cammino compiuto. Infine, il maestro del coro, Carlo Fermalvento, ha tributato un ricordo doveroso e commovente a personaggi significativi come monsignor Dell’Antico, monsignor Stacchini, monsignor Balducci, e – più recentemente – don Amedeo Deri, che hanno fatto della musica sacra un’aspetto fondamentale della loro vocazione sacerdotale.

La corale «San Genesio», in collaborazione con la cappella musicale della cattedrale di San Miniato, ha quindi offerto un omaggio alla miglior tradizione di musica sacra a livello nazionale, con brani di Lorenzo Perosi, Domenico Bartolucci, Salvatore Vivona e dello stesso Giuseppe Liberto, ospite d’onore dell’evento. Si sono succeduti nella direzione i maestri Carlo Fermalvento, Salvatore Vivona e Stefano Boddi. Il nostro vescovo Andrea, presente in cattedrale fin dal primo pomeriggio, ha fatto gli onori di casa e ha rivolto i saluti finali, consegnando un riconoscimento ad alcuni dei protagonisti della serata già nominati, per onorare il loro contributo e sostegno della riforma liturgica attuata dal Concilio Vaticano II, della quale le loro composizioni sono esempio da ammirare e ricchezza di cui godere.

 

Infine, al termine dell’omaggio musicale offerto dalla Corale San Genesio insieme ai solisti della Cappella Musicale della Cattedrale e ai Pueri Cantores, ad un anno esatto dall’inizio del Giubileo Diocesano (il prossimo 5 Dicembre 2022) è stato presentato ed  eseguito l’Inno del Giubileo Diocesano, “Per Cristo, con Cristo e in Cristo”, composto dal M° Carlo Fermalvento sul testo di don Salvatore Savaglia. Ai seguenti link è possibile scaricare il testo e tutti gli spartiti, per organista e coro dell’Inno del Giubileo:

» Inno del Giubileo Diocesano

» Inno del Giubileo Organisti

» INNO GIUBILEO CORO

» È possibile ascoltare l’esecuzione dell’Inno al minuto 02:40:00 del video dell’evento riportato sotto.


Replica del video dell’evento su YouTube

 


L’intervento di don Bruno Meini in presentazione del nuovo «Libro dei canti»

«Stamattina (5 dicembre, ndr), un amico musicista mi ha mandato un messaggio: “Sai che oggi è l’anniversario della morte di Mozart?”. “Ma guarda un po’ – faccio io – oggi la mia giornata è all’insegna della musica”. E gli ho detto di oggi pomeriggio. È vero. Oggi, la storia della musica ricorda un lutto: la morte, appunto, di Mozart, avvenuta alle una dopo mezzanotte del 5 dicembre 1791, 230 anni fa. Noi, però, siamo qui oggi non per fare memoria di una morte, ma di una nascita. Si avvicina il Natale, tempo di regali. L’Avvento è iniziato da una settimana, è cominciata la preparazione. Ma non è questa la nascita, a cui voglio accennare. Questo pomeriggio tra noi circola l’atmosfera anche di un altro Natale, che iniziamo a festeggiare ora: quello della nostra diocesi, eretta proprio il 5 dicembre del 1622. E allora quale regalo più bello può essere pensato e fatto conoscere nell’anniversario del natale giubilare della nostra diocesi? Tra i primissimi avvenimenti, se non il primo assoluto, del nostro natale diocesano, divulghiamo, fresco di stampa, uno specimen, un campione, un saggio del nuovo libro dei canti, in attesa di poterlo avere presto intero tra le mani.

A che serve un libro dei canti? La prima edizione (2004) aveva fatto il suo tempo, sia dal punto di vista editoriale sia da quello del repertorio. Un libro nuovo ci voleva. I libri sono come delle creature: nascono, crescono e invecchiano, e, affinché il servizio che rendono possa dare profitto, vanno usati, direi consumati. Invecchiano, quindi, ma non muoiono, non vanno gettati via. Un libro anche di canti, seppur passato, non lo si butta: capiterà un momento che si andrà a ricercarlo, perché non si riesce a trovarlo da un’altra parte oppure perché mi piaceva quell’accompagnamento. Non lo si butta: caso mai, lo si rinnova. Non lo si getta via, perché è frutto dello Spirito e lo Spirito – come sappiamo dal salmo 103 – “rinnova la terra”, e figuriamoci se non rinnova un libro, che serve per cantare al Signore. Ci hanno lavorato molteplici persone, fior di musicisti della nostra Commissione diocesana di Musica sacra. Potremmo definire questo lavoro una “co-produzione dello Spirito”.

Non appaia azzardata questa definizione. A stimolarla è stato a suo tempo un artista, un poeta e santo: Giovanni Paolo II. Il 4 aprile 1999 ha scritto una illuminante Lettera agli artisti, che dovremmo conoscere tutti: al n. 1 definisce gli artisti “geniali costruttori di bellezza” e al n. 15 parla dell’ispirazione artistica come di una scintilla, un soffio dello Spirito. Vedete, la politica, il commercio, la filosofia, la scienza, la religione: tutto ci può dividere a questo mondo. Ma, se mettiamo, per esempio, la Madonna del Belvedere di Raffaello davanti a 50 persone, antagoniste o concorrenti o addirittura nemiche tra loro, sono certo che si troveranno tutti concordi nel riconoscerne la stupefacente bellezza. Il bello ci unisce.

Lo scopo di questo libro è arrivare a cantare al Signore uniti dalla bellezza di un coro, di un’assemblea liturgica che si fa voce sola e cuore solo. Non solo mossi nell’anima dal servizio e dalla fede, ma anche semplicemente stimolati dal piacere sopraffino di “far musica” insieme, anche per chi la fede gli si è affievolita o gli si sta spegnendo. La bellezza è un aspetto imprescindibile del sacro: va vista, ma anche ascoltata. Ebbene, questo libro ci farà crescere prima di tutto nella comunione tra chi presta il servizio liturgico. Ma le peculiarità del testo ci legheranno anche con chi è lontano dalla fede, eppure si sente richiamato, affascinato e nutrito dal trascendente e vuole anche lui far parte di questo coro di lode.

Papa Francesco alle scholae cantorum della Associazione Italiana di Santa Cecilia ha detto: “La musica sacra riduce le distanze anche con quei fratelli che a volte sentiamo non vicini”. Possiamo dire, in questo senso, che il nuovo libro dei canti diventa un dono del Signore ad ampio raggio per l’intera diocesi, per tutti. Uscito dalle nostre mani, mi auguro che possa presto circolare tra molte altre mani e diventare anche uno strumento straordinario di evangelizzazione».

*Presidente della commissione diocesana di Musica sacra