Riflessioni

Pandemia e psiche

di don Francesco Ricciarelli

«ll Covid ha definito le generazioni». Così ha esordito il dottor Stefano Lassi, psichiatra e psicoterapeuta, invitato giovedì 4 marzo a parlare al Consiglio presbiterale diocesano sulle ricadute psicologiche della crisi pandemica. Queste forse sono meno evidenti ma riguardano un numero maggiore di persone e derivano da circostanze diverse. Anzitutto, il distanziamento sociale e l’isolamento, che provocano, come conseguenze più comuni, la paura della contaminazione, alimentata dal bombardamento di informazioni apocalittiche che giungono dai mass media, e la perdita di alcune funzioni legate al ruolo.

Quest’ultimo aspetto ha inciso molto sulla vita dei sacerdoti che hanno dovuto ridurre al minimo o sospendere molte importanti attività comunitarie. Le ricadute più gravi in termini di salute mentale riguardano il peggioramento di problemi psichiatrici preesistenti: sono aumentati i disturbi ossessivi e fobici, le tematiche depressive, ansiose, le dipendenze dall’alcool e dal web. Purtroppo si è intensificato anche il fenomeno dei maltrattamenti e abusi in famiglia. Chi si è ammalato di Covid in forma acuta molto spesso si porta dietro, nei mesi successivi alla guarigione, una sindrome ormai ben nota i cui sintomi più comuni sono insonnia, stanchezza e depressione. Chi ha perso un familiare a causa del Covid si è trovato nell’impossibilità di vivere il lutto, non potendo vedere la salma, né celebrare le esequie nel modo consueto. Questo può avere conseguenze gravi a livello psicologico specialmente per i bambini, che hanno visto scomparire, ad esempio, il nonno all’improvviso senza lasciare traccia.

Altri problemi derivano dall’iperconnessione digitale, intensificatasi in tempi di isolamento sociale. Sul web circolano fake news che distorcono la percezione della realtà, mentre il fenomeno dello smart working provoca deformazioni legate ai tempi e spazi della vita domestica e lavorativa. La didattica a distanza ha influito pesantemente sull’interazione pratica tra studenti e insegnanti. Si diffonde, infine, la cosiddetta migrazione digitale: una fuga dalla realtà, un allontanarsi dalle radici familiari, sociali, religiose, rifugiandosi nel virtuale. A questo fenomeno si collega la nomofobia (no-mobile phobia), cioè la paura di rimanere disconnessi, di non essere raggiungibili col telefonino.

Quali sono le componenti positive da sviluppare per rispondere a questa crisi? Anzitutto la resilienza, cioè la capacità di “rimbalzare” contro un evento traumatico, rimanendo indenni. Poi la creatività, la reattività, la capacità di comunicare. Il web ha permesso a molti, anche sacerdoti, di mettere in atto queste capacità. Dopo aver mostrato alcuni esempi di errori di comunicazione sui social, il dottor Lassi ha mostrato un video del sacerdote youtuber Alberto Ravagnani, che adottando un tipo di comunicazione molto vivace e incalzante, ha cercato di raggiungere il pubblico dei giovani.