Il punto

L’inestimabile ricchezza dei nostri 400 anni

di Francesco Fisoni e Andrea Mancini

Nonostante tutte le complicazioni che l’emergenza sanitaria sta producendo nell’ordinario esercizio della nostra vita ecclesiale, il tempo ci sta comunque avvicinando a quel «kairós» che, da qui a meno di due anni, ci porterà a festeggiare il giubileo della diocesi, a quattrocento anni dalla sua istituzione (5 dicembre 1622).

Questo cammino di avvicinamento al dicembre 2022 costituisce allora un’occasione propizia per riflettere sulla ricchezza di storia e spiritualità che la Chiesa di San Miniato ha saputo esprimere in questi quattro secoli. Ma per parlare della storia della nostra diocesi occorrerebbe, a ragion veduta, allargarne la prospettiva anche almeno ai due secoli precedenti la sua istituzione, quando iniziano concretamente i primi tentativi per erigerla.

Soprattutto nel corso del ‘500, operarono intorno alla città di San Miniato figure di assoluto rilievo nella Chiesa di allora; si pensi ad esempio a monsignor Michele Mercati (1541-1593), archiatra pontificio (ossia medico dei Papi), che fu amico e medico personale anche di un gigante di santità come san Filippo Neri. Fu proprio al Mercati che tocco, in alcune circostanze, certificare l’assoluta inspiegabilità di alcune guarigioni operate dal Neri. Forse non tutti sanno che nello studio del nostro vescovo è conservata, quasi come una reliquia, una lunga missiva che «Pippo Bono» (Filippo Neri appunto) scrisse proprio al nostro archiatra. Del resto un grande artista fiammingo come Bartolomeo Spranger, poté operare a San Miniato proprio per amicizia col Mercati e furono i discendenti dello stesso Mercati che a inizio ‘700 cedettero al vescovado l’area dove fu poi costruita la meravigliosa macchina scenica del Ss. Crocifisso.

La storia di una diocesi è fatta però da molti personaggi, per lo più dai sacerdoti, molti dei quali oggi sono a noi sconosciuti, ma al loro tempo importanti, centrali, per la loro testimonianza umana e il loro apostolato tra la gente. Un punto di partenza, per ricordarne almeno alcuni è costituito dal volume uscito nel 1989, curato da monsignor Vasco Simoncini: «San Miniato e la sua diocesi. I vescovi, le istituzioni, la gente» con gli studi di Cristina Cinelli, Silvia Desideri e Anna Maria Prosperi. Un volume certamente importante, finanziato dalla Cassa di Risparmio di San Miniato, fondata – per restare in tema – da un vescovo illuminato come monsignor Torello Pierazzi, che avrebbe dato vita anche all’Accademia degli Euteleti. Se c’era però un limite in quel volume, era forse quello di fermarsi alla storia con la «s» maiuscola, guardando poco alla “gente” (che il titolo pur richiamava) e quindi e quei tanti parroci da sempre vicini al popolo di Dio. Ma sarebbe importante, con l’occasione della ricorrenza che ci sta di fronte, recuperare anche alcune di quelle figure laicali, uomini e donne che hanno plasmato il volto della nostra Chiesa diocesana e che, ingaggiando tutta intera la loro vita alla sequela del vangelo, hanno lasciato una traccia indelebile nella memoria di chi li ha conosciuti. Avremo occasione di riparlarne.