Le «4 del pomeriggio»

L’esperienza dei ragazzi nella comunità di Taizé

di Sara Volpi

Taizé o la ami o la odi», questo mi è stato detto prima di partire per Taizé, comunità ecumenica situata in Francia. Il progetto che ci ha permesso di vivere questa esperienza prende il nome di «4 del Pomeriggio» e viene organizzato dalla Caritas della diocesi di San Miniato per i giovani. Il nostro gruppo, composto da sette ragazzi e don Simone Meini, è partito alla volta della comunità francese il 21 agosto. Appena arrivati abbiamo trovato una comunità intera ad accoglierci: i Frères (i fratelli) ma anche i volontari laici. In particolar modo la figura di Giuseppe, volontario siciliano, ci ha accompagnato durante tutta la settimana.

Le giornate a Taizé sono così organizzate: la mattina, prima di pranzo e dopo cena c’è la preghiera, si sceglie un lavoro da fare durante la giornata e quando non si prega e non si lavora, c’è la possibilità di fare delle piccole riflessioni a gruppi su temi di attualità e spirituali.

Quasi tutto il mio gruppo ha deciso di lavorare in cucina. È stato molto faticoso preparare 2100 pasti al giorno però allo stesso tempo ci siamo veramente divertiti tanto, soprannominando il team cucina «Pigeon Legion». I momenti di preghiera sono diversi da quelli che siamo abituati a vivere nelle nostre «chiese, infatti devono adattarsi ai cattolici, agli ortodossi e ai protestanti. I canti sono il vero fulcro della preghiera.

Per il venerdì e per il sabato sono previste due funzioni particolari: il venerdì notte viene stesa la Croce e c’è la possibilità di avvicinarsi per pregare sopra di essa, l’adorazione e canti per tutta la notte. Mentre il sabato c’è la Preghiera della luce e la chiesa (veramente grande), gremita di persone con candele accese, si riempie di piccole lucine generando uno scenario veramente emozionante. Altra parte fondamentale della giornata è la serata, dove tutti i ragazzi si possono riunire all’Oyak, una specie di bar con dietro un tendone dove poter suonare e fare cori.

Personalmente, dopo un giorno di assestamento per adattarmi allo stile di vita della comunità, ho apprezzato molto la semplicità in cui si vive dentro Taizé. Oltre ad aver conosciuto molte persone, grazie alle quali mi sono arricchita molto in quanto ho avuto modo di confrontarmici, ho imparato ad apprezzare l’essenzialità e a rispettare il valore dell’impegno preso. Infatti, se ognuno di noi non avesse svolto regolarmente il proprio lavoro, qualcuno non avrebbe potuto pranzare. Un altro aspetto importante è stato la riscoperta del valore del tempo: non dover per forza correre durante la giornata, porta ad apprezzare ogni momento di essa e anche a riscoprire l’importanza di avere il tempo per fare tutto ciò che si desidera. Insomma, per riprendere la frase iniziale, è vero: Taizé o la ami o la odi e noi, nello specifico, l’abbiamo amata.