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Le monachine di Santa Cristiana

di Andrea Mancini

Il convento di Santa Cristiana a Santa Croce sull’Arno conserva, oltre ad un patrimonio di spiritualità, anche una parte dell’antico centro storico, rimasto intatto attraverso i secoli, grazie anche alla clausura di queste fragili discendenti di Oringa Menabuoi, cioè di Santa Cristiana.

Le suorine sono state spesso importanti anche nella storia del paese, quando per esempio hanno nascosto alcuni cittadini dalle atrocità della guerra: un intellettuale non credente come Alberto Pozzolini, è sempre stato profondamente legato alla loro presenza a Santa Croce, dopo essere stato nascosto nel convento, insieme alla sua famiglia, proprio nel periodo immediatamente successivo alla Seconda Guerra Mondiale. Le suore del resto avevano messo il loro stesso corpo in favore della pace, è ad esempio nota la fine del conflitto con la vicina Fucecchio, che Oringa riuscì a realizzare nei suoi anni di vita: una tutt’altro che monastica, giacché si mosse fino alla Terrasanta. Infatti Cristiana è una delle sante pellegrine, come racconta Francesca Allegri nel suo bel libro “Donne e pellegrine. Dall’antichità al Medioevo” (Jaca Book, Milano 2012).

A Santa Croce il culto della santa contadina (Menabuoi appunto) supera quello della bellissima Croce conservata nella Collegiata di San Lorenzo, sorella del Volto Santo di Lucca.

Gli abitanti venerano il corpo di Cristiana e ogni anno, il 4 di gennaio, vanno in pellegrinaggio nella bella chiesa del convento, a prendere “i pannicelli”, questo pane antico, non lievitato che si dice abbia effetti miracolosi, comunque protettivi. Non sappiamo cosa sia successo in questo tempo di pandemia, ma nel passato sono tante le storie che le stesse suore possono raccontare.

Di recente il convento è tornato a far parlare di sé, quando un artista come Romano Masoni, profondamente laico, anche se da sempre attento ai movimenti dello spirito, ha creato una bellissima opera dedicata alla santa. In quest’occasione, recentissima, è uscito anche uno splendido libro (R.M., “In viaggio con Cristiana”, 2019) dove Masoni riporta un incontro con le suore del convento.

Ne trascriviamo alcune parti, ci sembra che meglio di altro raccontino quel luogo: «Secoli di storia – dicono le suore – di questo monastero, fondato da Cristiana con la Regola di Sant’Agostino, si sono ‘consumati’ nel tempo, in una vita comunitaria fraterna e di preghiera, fino ai giorni nostri in cui, della comunità originaria, rimane soltanto la nostra Sorella Suor Paola di 96 anni. Una decina di anni fa il monastero di santa Cristiana, chiese aiuto a quello di Montefalco. Arrivarono in Santa Croce due monache, per sostenere la piccola comunità». Raccontano anche dell’arrivo di un’altra suora e dell’apertura verso la comunità, pur mantenendo la regola della “preghiera e del silenzio”. Più in là – ma l’intero scritto è di fortissimo interesse – scrivono ancora: «Non pensateci come collitorti, occhi bassi senza sorriso: siamo sciolte, sguardo fiero e sorriso facile, perché amate fedelmente dal Signore e donate ai fratelli».

Proprio in questo modo le abbiamo viste, il giorno dell’inaugurazione della bella stele dedicata a santa Cristiana, con il loro sorriso e anche con il portamento fiero, di chi sa la giustezza della strada intrapresa.