Riflessioni

Le favole del Natale

di Antonio Baroncini

È Natale! Tutto è pronto per la grande solennità…. Le luci guarniscono da settimane le strade, i balconi e l’albero più bello dei nostri giardini. I centri commerciali, come i piccoli negozi, invitano a spendere, a comperare un oggetto, grande o piccolo, per un amico, un parente, un conoscente… Per i più piccoli si pensa ai “balocchi”… che forse oggi è termine obsoleto, e allora si ripiega su oggetti più moderni, dove la semplice meccanica è sostituita dall’elettronica.

Sembra che la nostra scelta si sia fatta solo consumistica, dimenticando che esiste, per la felicità dei più piccoli, anche un regalo persino più divertente, capace di educare, formare e sviluppare intelligenza e sensibilità. Si tratta dei libri di fiabe, che narrano verità sostanziali del nostro quotidiano innestate in un mondo magico. Nel tempo le fiabe venivano tramandate a voce, di generazione in generazione, e chi le narrava spesso, modificava gli elementi di un racconto con quelli di un altro, dando origine ad un’altra fiaba. La loro origine è di natura popolare: descrivono la vita della povera gente, le credenze, le paure, il modo di immaginarsi re e potenti. Venivano raccontate da contadini, pescatori, pastori e montanari attorno al focolare, nelle aie o nelle stalle. In tempi passati non erano considerate, semplicemente racconti per bambini, ma rappresentavano un divertimento anche per gli adulti e avevano grande importanza per la vita della comunità. Quello che colpisce nella fiaba, però, è la morale che sgorga dal racconto, che insegna in via di massima il buon senso e il buon agire: rispettare gli anziani e la famiglia, onorare le istituzioni, essere generosi con i poveri e gli umili e coraggiosi nello sfidare e sopprimere i prepotenti.

In questo clima natalizio vogliamo allora ricordare, come esempio, due celebri fiabe di Andersen: «L’abete» e «La piccola fiammiferaia», entrambe con una morale su cui meditare: il desiderio di gloria, nella prima, porta ad una fine ingloriosa; mentre, per la seconda, la cattiveria e la malvagità degli adulti, portano i bambini a immaginare un mondo felice lontano da questi, auspicando di vivere insieme a quelle persone che li hanno lasciati e con cui erano legati da un grande reciproco affetto. L’abete cresceva rigoglioso, in piena libertà, nel bosco, ma soffriva per non essere scelto per il taglio e per non essere portato in qualche bella casa come decoro durante le festività natalizie. Quando fu scelto e portato in una bella casa fu per lui una grande gioia. Terminati però i giorni festivi, fu deposto in un angolo e mentre i suoi rami iniziavano a seccare, i domestici lo fecero a piccoli pezzi e li bruciarono. La bramosia per un futuro magnifico, che porta a cambiare atteggiamenti e stile di vita, sulla spinta della bramosia e del puro piacere, porta solo a una brutta fine. La piccola fiammiferaia invece, nell’ultimo giorno dell’anno, mentre dalle finestre delle opulente case vicine usciva un invitevole profumo di arrosto, moriva nell’angolo di una stradetta al gelo, nell’indifferenza di tutti, cercando di riscaldarsi alla tenue fiammella di un fiammifero. Il terrore di tornare a casa, senza aver venduto una scatoletta di fiammiferi, pensando alla truce reazione del padre, fermò quella bambina in quell’angoletto di strada a lasciarsi trasportare, accompagnata dalla nonna, in Paradiso, dove il gelo diventa immediatamente in calore, e la cattiveria si trasforma in amore. La fiaba si muta in pensiero morale e volge l’attenzione a tante persone che subiscono, nella povertà, la violenza, anche inconscia, di altre persone, la cui legge è solo quella di pensare a loro stessi, a realizzare i propri desideri e nel più cieco opportunismo, ad ignorare chi chiede aiuto e solidarietà.

Ecco il Natale cristiano! Ecco il suo messaggio realistico che le fiabe sprigionano per le nostre coscienze. Esse dispongono il nostro animo a capire il vero, e il perché della nascita del Bambinello, venuto alla luce, non al caldo di una bella casa, ma al gelo di una grotta riscaldato dal fiato degli animali. Papa Leone X chiamava questa, la meravigliosa «favola cristiana». Ma questa è una favola vera, che invita tutti ad una seria revisione di vita, dove occorre mettere in gioco l’amore per vincere ogni egoismo e debellare le tristi divisioni di pensiero. Sono virtù che glorificano Dio e che innalzano e aiutano l’uomo ad uscire dalle tante miserie terrene in cui, molto spesso, cade, senza trovare più la forza di risollevarsi.