Editoriale

La Messa ai tempi del virus

di don Francesco Ricciarelli

Ha fatto scalpore domenica scorsa l’indicazione del vescovo di omettere nelle celebrazioni eucaristiche lo scambio della pace e di distribuire la comunione soltanto sulla mano, fino a nuove disposizioni. Le indicazioni, in linea con quelle della Conferenza Episcopale Italiana, sono giunte in un momento delicato in cui, a livello nazionale, si cercano di limitare le occasioni che favoriscano il contagio da corona virus.

Mentre scrivo, dai mezzi di comunicazione e dai social network proviene un vero e proprio bombardamento monotematico che sta inducendo molta gente a comportamenti irrazionali, provocando situazioni di crisi negli ospedali e nei presidi sanitari del territorio. Anche i supermercati sono stati presi d’assalto per fare scorte di viveri in vista di una possibile quarantena, nel caso in cui la diffusione del nuovo virus dovesse interessare anche la Toscana. I parcheggi pieni, i corridoi affollati e le lunghe file alle casse hanno dato la misura dell’acuirsi dell’emergenza percepita. Ciò nonostante a qualcuno sono parse ingiustificate le attenzioni che i nostri Pastori hanno posto riguardo ai comportamenti da tenere nelle assemblee liturgiche, forse pensando che ad eventuali problemi igienici si possa ovviare con la grazia sacramentale. Ma così non è. Ferma restando l’efficacia salvifica dell’Eucarestia, la carità cristiana comporta anche la tutela della salute fisica di chi ci sta accanto. L’atto del comunicarsi sulla lingua è facilmente esposto alla diffusione di microbi per via di occhi, naso e bocca; è inoltre prassi comune, in medicina, evitare il contatto consecutivo con le mani di diversi pazienti, dato che le mani possono essere veicolo d’infezione se portate al volto.

A fronte di un pericolo reale di contagio, quindi, è del tutto legittimo e ragionevole evitare durante la Messa gesti rischiosi che, fra l’altro, non influiscono sulla validità e la completezza della celebrazione. Lo scambio della pace può essere infatti tranquillamente omesso, anche a cose normali, e il ricevere l’Ostia sulla mano o sulla lingua, al di là di personali fissazioni, è del tutto indifferente dal punto di vista della fede. Va detto che simili indicazioni sono state accolte senza particolari problemi da parte dei fedeli che partecipano regolarmente alla Messa domenicale mentre hanno provocato un’eco forse eccessiva sui mezzi di comunicazione sociale e alcuni commenti assurdi e fuori luogo sulle reti sociali. In tutto questo vale la pena ricordare che l’obbedienza è ancora una virtù.

I Vescovi hanno piena competenza di intervento sulla prassi del culto pubblico e possono addirittura, in caso di rischio troppo elevato, come avvenuto ad esempio in Lombardia e Liguria, sospendere per un certo tempo la celebrazione della Messa col popolo. Anche in questo malaugurato caso i parroci resteranno comunque a disposizione per portare l’Eucaristia e per rispondere ai bisogni spirituali dei fedeli che ne facciano richiesta.