ARTICOLO

La marcia per la legalità a Castelfranco di Sotto

La voce della Diocesi contro l’illegalità e i soprusi

di Antonio Baroncini
Le amministrazioni comunali di Castelfranco, San Miniato, Santa Croce e Montopoli hanno indetto, nel centro di Castelfranco, sabato 30 giugno una manifestazione popolare contro l’illegalità in favore ai diritti dei lavoratori e al lavoro onesto, leale e giusto. I motivi civili e politici, come ha illustrato il sindaco di Castelfranco, Gabriele Toti,  sono dovuti all’infiltrazione mafiosa e agli illeciti criminali tra Santa Croce Sull’Arno e Fucecchio per cui alcune concerie sono finite al centro dell’operazione anti’ndrangheta condotta dalla Dda, dai comandi provinciali  dei carabinieri e dalla Guardia di Finanza. A questo si aggiungono gli atti di violenza a danno di lavoratori senegalesi recentemente verificatisi in pieno centro a Castelfranco durante il giorno di mercato. «Questi fatti – ha denunciato il Sindaco nel suo discorso di chiusura – disonorano una comunità che per la sua disponibilità ad integrare nel proprio territorio queste persone, non si merita constatare questi ignobili atti di violenza se pur commessi da parte di un eseguo gruppetto  di pochi individui». La chiesa diocesana tutta non poteva non essere presente a questa manifestazione per «segnalare che come ha giustamente motivato il nostro vescovo Andrea, accompagnato da don Armando Zappolini e da don Ernesto Testi, in un comunicato ben preciso –  la nostra Chiesa sostiene l’impegno dei nostri imprenditori nel promuovere e sostenere uno sviluppo attento alla legalità e ai principi di solidarietà, con la determinazione di lottare contro le ingiustizie, la violenza e le eventuali infiltrazioni malavitose». Erano presenti molte organizzazioni del mondo del lavoro con i consiglieri regionali Pieroni e Nardini, per testimoniare che il lavoro è la prima necessità per l’uomo, per la sua dignità morale e civile e  per la sua esistenza libera e tranquilla. «Fa’ che il nostro lavoro – afferma una preghiera di Giovanni Paolo II – sia utile alla famiglia umana, secondo la tua volontà! Che esso risponda ai bisogni di questa famiglia sempre più numerosa, delle nazioni, della società intera! Fa’ che il nostro lavoro serva a dare a tutti una vita degna dell’uomo nella giustizia e nella pace!». Il pensiero e la testimonianza della Chiesa diocesana, sono state espresse in modo efficace da don Armando Zappolini. «Aprire spazi in un mondo sempre più sordo ai bisogni della gente meno abbiente, più sola, meno fortunata. Costruire ponti, costruire strade, affinché si creino corridoi di solidarietà, di generosità per tutti. Non importa urlare, bisogna costruire con serietà e con intelligenza nel silenzio delle nostre azioni». Nel suo intenso intervento don Armando ha richiamato tutti al proprio dovere, alle proprie responsabilità sociali: «ognuno, preti, imprenditori, lavoratori, istituzioni agiscano con lealtà, con giustizia verso i propri doveri ed i propri diritti per costruire una società, ed ancora di più, un mondo in cui tutti si sentano protagonisti ed i più deboli non succubi dei più forti, poiché di questo dovremmo rendere conto a Dio per i credenti o ad altra Divinità per gli altri, in cui credono». «Pensiamo ad un mondo aperto a tutti nella gioia di vivere. Le disuguaglianze opprimono, schiavizzano  altri esseri umani che nel linguaggio cristiano sono fratelli», ha ancora sostenuto don Armando. Senza retorica il suo è stato un intervento alto, cristiano, deciso, ma umile e saggio in termini umani. Non ha guardato in faccia a nessuno ed ha sostenuto ancora che «il lavoro è una priorità umana e pertanto è una priorità cristiana». Dalla manifestazione, oggettivamente, è uscito l’auspicio che Papa Francesco ha  più volte sottolineato senza entrare in spiccioli giudizi su idee e programmi di singoli partiti, ma solo per realizzare nella pratica l’obiettivo della Chiesa, tratto dalla Parola: «Togliere il lavoro alla gente o sfruttare la gente con lavoro indegno o malpagato è anticostituzionale e senza lavoro si può sopravvivere, ma per vivere occorre lavoro. Ribadisco l’appello a generare ed accompagnare processi che diano luogo a nuove opportunità di lavoro dignitoso».