Memoria Liturgica

MESSALE

19 Settembre

BEATO PIO ALBERTO DEL CORONA, vescovo

Memoria facoltativa

 

Nato a Livorno il 5 luglio 1837. Entrato nell'Ordine dei Predicatori presso il Convento di San Marco in Firenze, divenne sacerdote nel 1860. Mentre era priore di quel medesimo Convento, nel 1875 Papa Pio IX lo volle vescovo della Diocesi di San Miniato. Assiduo e instancabile nelle visite pastorali, esercitò con grande frutto il ministero della predicazione e della carità fino a che, per motivi di salute, nel 1906 non dovette ritirarsi a Firenze presso il Convento delle Suore Domenicane dello Spirito Santo da lui fondate, dove morì il 15 agosto 1912.

Dal Comune dei pastori: per un vescovo.

 

COLLETTA

O Dio, Padre misericordioso, che nel beato Pio Alberto, vescovo, ci hai dato un sublime esempio di fervore nella preghiera e di perseveranza nella sofferenza in favore della tua Chiesa, concedi a noi, per sua intercessione, di rimanere unanimi nell'amore del Vangelo per superare le avversità presenti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

 

ORÁTIO

Omnípotens et miséricors Deus, qui beátum Pium Albértum, epíscopum, oratiónis zelo ac crucis perseverántia exémplum exímium pro Ecclésia tua efficísti, concéde, quǽsumus, ut, eo intercedénte, in Evangélii dilectióne unánimes manéntes, ómnia advérsa superáre valeámus. Per Dóminum nostrum Iesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.

 


LITURGIA DELLE ORE

19 Settembre

BEATO PIO ALBERTO DEL CORONA, vescovo

Memoria facoltativa

Dal Comune dei pastori: per un vescovo, eccetto quanto segue.

 

 

UFFICIO DELLE LETTURE

 

Seconda lettura

Dagli « Scritti » del beato Pio Alberto Del Corona, vescovo

(Lettera Pastorale al clero e popolo di S. Miniato per la Quaresima del 1875, S. Miniato Stamperia Vescovile 1875, pp. 15-18).

Il Vangelo, l’Eucaristia e la preghiera

 

Osservate, dilettissimi, come alla vita del corpo concorrono tre cose: la luce, il pane, il respiro. Per il fatto che noi abbiamo bisogno di abbeverarci di luce; di attrarre l’aria in noi col respiro e di pigliare dentro di noi quella sostanza che si forma dalle spighe maturate ne’ campi al raggio del nostro sole. E come abbiamo bisogno di queste tre cose per la vita del corpo, ne abbisogniamo altresì per la vita dell’anima. La luce dell’anima è la parola del Vangelo poiché ella sia una irradiazione del Verbo. San Paolo ha detto parlando de’ ministri del Vangelo: Noi specchiamo la gloria di Dio e di chiarezza in chiarezza ci trasformiamo nella medesima immagine. Il che vuol dire che il sacerdote il quale annunzia la dottrina de’ misteri piglia come una effigie e un raggio dalla faccia del Verbo e come specchio tramanda quella effigie e quel raggio. La dottrina de’ misteri si chiama gloria di Dio cioè chiarezza, per il fatto che è partecipazione della divina scienza che appelliamo splendore e luce. Dobbiamo dunque raccogliere nelle nostre orecchie il suono della divina parola o leggerla ne’ libri santi affinché l’anima s’irraggi nello splendore della divina scienza e in quell'aurea luce discerna bene le verità del mondo eterno verso il quale ella deve pellegrinare amando.

Oltre alla luce l’anima ha bisogno pure del suo pane e Dio lo ha preparato. Il raggio del sole che matura le spighe per fornirci il pane del corpo, apparecchia anche la materia di un sacramento. Il pane che nutre il corpo, transustanziato per la parola di Gesù Cristo nutre anche l’anima. E questo pane transustanziato e fatto cibo dell’anima si chiama l’Eucaristia. Ah, dilettissimi, l’anima nostra ha fame; vuole il suo pane né bisogna rifiutarle questo vitale nutrimento, perché ella a lungo andare ne sarebbe logora e consunta. Bisogna accostarsi al convito degli angeli, pascere l’anima di una volontà celeste, darle la carne e il sangue del Figlio di Dio. Errabondi nella solitudine della terra nulla troviamo che possa arrecare punto di refrigerio all'anima affannata. Se non che l’angelo del testamento, Gesù Cristo ci fa trovare nell'orrore di cotale solitudine un pane e un vaso d’acqua che sale alla vita eterna. Non ci addormentiamo come Elia nel deserto; risvegliamoci e all'invito dell’angelo mangiamo di quel pane e beviamo a quel vaso. Noi potremo in questa maniera ristorarci e correre verso l'Oreb ove Dio svela la sua fulgida essenza e invita al banchetto della festa eterna. Con la luce della parola e col pane del sacramento noi potremo dire veramente di vivere della vita che appartiene allo spirito.

Infine vi è la spirituale respirazione che importa assai di conoscere. Sapete, dilettissimi, che cosa è la spirituale respirazione? È la preghiera cristiana. Come con il respiro corporale si attrae l’aria in noi che viene a rinfrescare e rinnovellare il sangue nel quale è la vita corporea, così con la preghiera si attrae la grazia che è il principio vivificante e quasi l’aria dell’anima. La grazia filtra in noi per mezzo della preghiera e filtrata che sia, la refrigera, la rinfranca, la rinnovella. E come cessata del tutto la respirazione del corpo, il soffio vitale si spegne in noi, così cessata del tutto la preghiera, altresì il raggio della grazia si ecclissa o spegne. Noi andiamo raminghi per una piaggia deserta ove è un’aria soffocante. Se noi la respirassimo a lungo ne resteremmo senza dubbio oppressati e spenti. Questo è il motivo per cui abbiamo bisogno di salire in alto per respirare più agevolmente. E a farci  respirare meglio spiritualmente giova assai la preghiera come quella che è una elevazione di mente a Dio. Noi siamo in basso. Una forza arcana ci curva gli omeri e con gli omeri l’anima immortale a cui costa fatica non lieve il liberarsi dalle forme corporee e innalzarsi alle celesti. La preghiera cristiana le dà impulso a levarsi, a trasvolare il fango e a tenersi ad ali spiegate nell'aria della fede quasi aquila di Dio. Nella scura e fredda regione della terra per la quale erriamo poveri amanti esiliati, noi abbiamo gran bisogno della preghiera. Noi dobbiamo sovente trarre dai nostri tesori l’incenso puro dell’anima cioè la preghiera vivificata da fede amante e allora noi faremo veracemente la festa a Dio, festa degna degli angeli e del nostro eterno Pontefice Gesù Cristo.

 

RESPONSORIO   [1 Ts 2,8; Gal 4,19]

℞. Affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita,

* perché ci siete diventati cari.

℣. Che io di nuovo partorisco nel dolore finché Cristo non sia formato in voi,

℞. perché ci siete diventati cari.

 

ORAZIONE

O Dio, Padre misericordioso, che nel beato Pio Alberto, vescovo, ci hai dato un sublime esempio di fervore nella preghiera e di perseveranza nella sofferenza in favore della tua Chiesa, concedi a noi, per sua intercessione, di rimanere unanimi nell'amore del Vangelo per superare le avversità presenti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

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Omnípotens et miséricors Deus, qui beátum Pium Albértum, epíscopum, oratiónis zelo ac crucis perseverántia exémplum exímium pro Ecclésia tua efficísti, concéde, quǽsumus, ut, eo intercedénte, in Evangélii dilectióne unánimes manéntes, ómnia advérsa superáre valeámus. Per Dóminum nostrum Iesum Christum Filium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.


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