Galleno-Pinete e Querce

Intervista a don Anthony

di Nicola Gentili

L’8 dicembre 2019 farà il suo ingresso nelle comunità parrocchiali di Galleno-Pinete e Querce, nel comune di Fucecchio (Fi), Don Anthony Padassery attualmente parroco nella chiese di Ss. Bartolomeo e Lorenzo in Treggia (Pi).

Lo abbiamo incontrato per conoscerlo meglio e fargli alcune domande affinché anche i nostri lettori si possano fare una idea di chi è Don Anthony.

Volto giovane, presenza sportiva due occhi color nocciola brillanti e un sorriso che conquista. Già questo ci dice molto. Lo avviciniamo e gli poniamo delle domande per capire che tipo è:

Perché hai scelto di diventare un Sacerdote? Quanti anni avevi quando ti sei accorto della tua vocazione? Puoi raccontarci brevemente come è nata?

Ogni vocazione è una chiamata di Dio per cui non è stata una mia scelta. Ad un certo punto della mia vita, durante e dopo la mia scuola superiore, frequentavo una comunità vicino casa mia dove, ancora oggi, esiste un orfanatrofio e una casa di accoglienza per le persone abbandonate. Quella esperienza è stata molto importante, lì ho capito il bel progetto che il Signore aveva per me. Sentivo dentro di me qualcosa di diverso, sentivo di essere vicino a Dio attraverso le persone bisognose, di trovare felicità nella mia della fede e quindi ho abbandonato tutta la mia vita, amici, ragazze e mi sono buttato in questa avventura, l’avventura della chiamata di Dio e della mia vita, perché è così che la chiamerei.

Avevo 20 anni quando sono entrato nel seminario dei Padri Rosminiani in India e ho seguito il percorso di formazione. Il percorso in seminario è stato naturale, con scelte, dubbi e studio. Sono arrivato a Roma con i Rosminiani nel 1999 e ho iniziato gli studi filosofici presso l’Università Urbaniana per un anno e poi trasferito alla Diocesi di San Miniato continuando gli studi presso il seminario di Firenze.

Hai mai avuti dubbi sulla tua scelta?

Credo che non ci sia una scelta senza dubbi, specialmente all’inizio di un nuovo percorso, però i dubbi ci aiutano sicuramente a comprendere la concretezza della scelta fatta. Più che dubbi sulla mia scelta direi domande sul mio ministero: se sono all’altezza? Ma l’incoraggiamento di San Paolo apostolo è stato sempre di grande aiuto nel mio cammino sacerdotale: “ Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza»  (2 Cor 12, 9 )

Se non avessi scelto di fare il sacerdote, cosa ti sarebbe piaciuto fare nella vita?

Da piccolo mi sarebbe piaciuto diventare un meccanico, poi crescendo invece un ingegnere informatico.

Come hanno reagito la tua famiglia e i tuoi amici quando hanno saputo della tua scelta?

La mia mamma essendo una donna di grande fede era contentissima mentre il mio babbo che aveva messo già da parte i risparmi, avrebbe desiderato che almeno io, ultimo di otto fratelli, continuassi gli studi per ingegneria informatica come era anche nel mio desiderio da ragazzo. I miei amici erano increduli della mia scelta perché non avevo mai dato segni di una decisione così forte.

Che rapporto hai con i social network? Usi Facebook?

L’informatica è sempre stata la mia passione per cui i social li utilizzo abbastanza e si sa benissimo che sono un mezzo potente e danno un’immensa opportunità anche per diffondere il messaggio cristiano.

Cosa ti piace di te e che cosa non ti piace di te?

Cerco nel mio piccolo di fare sempre il meglio per altri anche se delle volte non riesco nel mio intento. Invece quella che mi rimprovero è di essere testardo che a volte può essere anche una qualità ma altre volte è un limite per andare avanti. Potrei essere anche un po’ permaloso ma questo poi mi diranno i nuovi parrocchiani…

Prima di arrivare nella Comunità di Galleno-Pinete e Querce, tu eri a Treggiaia e Val di Cava. Ti è dispiaciuto lasciare questa comunità?

Ebbene si. Dopo una prima esperienza di un anno a Santa Croce sull’Arno e circa  4 anni a Fucecchio  come cappellano, sono approdato a Treggiaia ed a Val di Cava  9 anni fa e come parroco è stata la mia prima esperienza e devo dire molto positiva. Quanti amici, quante persone incontrate in questi anni di ministero. Questo è uno degli aspetti più belli della vita da prete: poter condividere con altre persone la fede, la propria testimonianza, mettersi in cammino con quanti sono alla ricerca del Signore. 9 anni di permanenza in queste comunità che mi hanno voluto bene, non si cancellano tanto facilmente e ringrazio tutti di Treggiaia e Val di Cava, per avermi accompagnato e fatto crescere in questi anni nel mio cammino di fede. Mi dispiace lasciarli, ma è la natura del prete: le persone a lui affidate non sono sue per sempre, ma tanto l’amicizia quella vera non si perde mai.

Qual è stata la tua prima impressione quando il Vescovo ti ha chiesto di venire a Galleno-Pienete e Querce?

In un primo momento sono rimasto un po’ perplesso perché conoscendo Don Udoji che è una persona molto attiva e simpatica, mi sono chiesto se potevo essere all’altezza della sua dinamicità. Comunque in questi giorni ho avuto occasione di conoscere alcune realtà di Galleno – Pinete e Querce. E La prima impressione è stata nettamente positiva e bella, di una realtà ben formata dove le persone avvertono un solido e sano legame con la comunità.  Ci sono tre comunità vive, cresciute con Don Udoji ed io cercherò quindi di continuare ciò che lui ha creato e sviluppare ulteriormente la collaborazione nell’Unità Pastorale.

Quali iniziative hai in mente per la comunità che ti sta per accogliere e cosa vuoi dire alla gente di Galleno-Pinete e Querce? 

Innanzitutto riuscire a tenere sempre gioiosa la vita parrocchiale, continuando a condividere ciò che i miei predecessori hanno costruito e  anche organizzando gite, esperienze di spiritualità e di convivialità. Tutto questo affinché la vita della chiesa possa abbracciare più aspetti possibili della vita di ognuno. Si è cristiani non solo andando in chiesa, ma anche quando si vive insieme rispettando le regole, gli altri, le cose donate da Dio come la natura, l’ambiente. Chiedo alla gente di Galleno-Pinete e Querce di essere sempre più unita, di mettere da parte le possibili divisioni che qualche volta si affacciano nelle comunità parrocchiali. La diversità è positiva, non deve dividere, ma deve arricchire perché l’unità non è solo il simbolo della forza ma anche della pace e della gioia. Perché il mio servizio sia autentico e fecondo, ai ragazzi ed ai giovani chiedo collaborazione, agli adulti comprensione e fraterna correzione: se mi sbaglio mi “corrigerete” direbbe Papa Giovanni Paolo II°.  I preti sono uomini, possono sbagliare, non vanno subito colpevolizzati o giudicati, ma vanno sostenuti. Chiedo inoltre di mettere da parte tutte le forme di pregiudizio che possono compromettere la bellezza della vita comunitaria.

Qual è il tuo sogno per questa comunità?

Quello attuale è rendere queste comunità parrocchiali ancora più belle, più unite che mai, più attive, dove far sentire tutti a casa, a cominciare anche da quelli che in chiesa non vengono mai. Vorrei una chiesa basata sulla fede che porta alle opere, una fede attiva e non solo contemplativa. Una fede che porta all’esperienza e alla testimonianza concreta della presenza di Cristo nelle nostre famiglie e nella società intera.

Ci sono due problemi fondamentali nelle parrocchie: lo spopolamento dei giovani e dei ragazzi dopo la Cresima ormai chiamata sacramento dell’addio. Cosa ne pensi in merito?    

Questo è un problema attuale che vivono tutte le parrocchie. Le motivazioni posso essere varie e diverse. Penso che la Chiesa ha una certa difficoltà a formare la nuova generazione alla sequela di Cristo, a causa di una cultura che cambia rapidamente e che influenza i giovani di oggi. Oggi si crede che Il materialismo sia la risposta a tutti i perché della vita e invece il vero senso della vita non è ciò che hai ma ciò che sei. Perciò il compito di ognuno di noi è quello di seminare il buon seme di Cristo per poi raccogliere il frutto a suo tempo.

Perché hai scelto il Santuario della Madonna della Querce per fare il tuo ingresso nella comunità dove stai per prestare il tuo servizio pastorale quando il paese di Galleno è più grande?

Essendo l’8 dicembre la solennità dell’Immacolata ed avendo a Querce un santuario della Madonna mi è sembrato giusta la scelta per l’inizio del mio nuovo cammino sotto la Sua guida ed affidare alla sua materna protezione tutte e tre le comunità. A Galleno, tutti uniti, si svolgerà la prima parte dell’accoglienza da parte delle autorità dando inizio al mio ingresso e poi ci spostiamo a Querce per la celebrazione comunitaria della Santa Messa ai piedi della Madonna.

lo slogan di Don Anthony …

“Tutti uniti viviamo la Fede.”