Un argine alla crisi del nostro tempo

Il Rosario in famiglia

di Antonio Baroncini

Certi incontri, in situazioni improvvise ed inattese, scuotono la nostra coscienza, inducendoci a riflessioni profonde ed emozionanti. Una coppia di amici, incontrandoci, mi invitò a passare da loro quando mi trovavo nelle loro vicinanze. Venne il momento e senza avvisare suonai il campanello. Mi accolsero con entusiasmo. Fatto accomodare l’amica mi disse: «Stiamo recitando il Rosario. Finisci con noi questa Corona?». «Certo! Grazie di questa inaspettata preghiera», risposi un po’ stupito, poiché mai avrei pensato a questa loro scelta. Alla conclusione, dopo il Salve Regina, l’amica disse: «Abbiamo iniziato a recitare il Rosario ogni sera in questo mese di ottobre. Ci aiuta ad essere personalmente più sereni, e come cattolici più vicini alle intenzioni del Papa, come cristiani più diretti al Signore nella preghiera». Questa testimonianza ci pone delle domande e delle attenzioni molto invadenti nella nostra vita spirituale.

Papa Francesco ci chiede «Preghiamo Maria e San Michele perché proteggano la Chiesa». Invita tutti i fedeli di tutto il mondo a pregare il Santo Rosario ogni giorno, durante l’intero mese mariano di ottobre ed a unirsi così in comunione ed in penitenza, come popolo di Dio «nel chiedere alla Santa Madre di Dio ed a San Michele Arcangelo di proteggere la Chiesa». Giovanni Paolo II, solo dopo due settimane dall’elezione alla Sede di Pietro, il 22 ottobre 1978, così si espresse: «Il Rosario è la mia preghiera prediletta. Preghiera meravigliosa! Meravigliosa nella sua semplicità e nella sua profondità. Sullo sfondo delle parole Ave Maria passano davanti gli occhi dell’anima i principali episodi della vita di Gesù Cristo». Recitare il Rosario, infatti, non è altro che contemplare con Maria il volto di Cristo. Ce lo testimoniano il beato Bartolo Longo, apostolo del Rosario e costruttore del Santuario di Pompei, San Luigi Maria Grignion de Montfort, autore di una preziosa opera sul Rosario e, più recente, padre Pio da Pietrelcina. Paolo VI ci dice: «È una preghiera spiccatamente contemplativa. Privata di questa dimensione ne uscirebbe snaturata. Senza contemplazione, il Rosario è corpo senza anima e la sua recita rischia di divenire meccanica ripetizione di formule e di contraddire all’ammonimento di Gesù: “Quando pregate non siate ciarlieri come i pagani, che credono di essere esauditi in ragione della loro loquacità. Mt 6,7). Per sua natura la recita del Rosario esige un ritmo tranquillo e quasi un indugio pensoso, che favoriscano nell’orante la meditazione dei misteri della vita del Signore, visti attraverso il Cuore di Colei che al Signore fu più vicina e ne dischiudano le insondabili ricchezze».

Hanno ragione quei due amici: il Rosario, se riscoperto nel suo pieno significato, offre una feconda opportunità spirituale e «pedagogica» per la serena contemplazione e formazione spirituale. Giovanni Paolo II ci dice ancora: «C’è bisogno di un cristianesimo che si distingua innanzitutto nell’arte della preghiera». Pregare è un’azione intima, personale, molte volte nascosta, ma quanto sarebbe gioiosa, viva se questo atto avvenisse in comunione della nostra intera famiglia, cellula della società, sempre più insidiata da forze disgregatrici a livello ideologico e pratico! «Il rilancio del Rosario nelle famiglie cristiane, nel quadro di una  larga pastorale della famiglia, si propone come aiuto efficace per arginare gli effetti devastanti di questa crisi epocale».

La famiglia che prega unita, resta unita ed il Rosario per tradizione si presta «ad essere preghiera in cui la famiglia si ritrova». Oggi non c’è tempo per recitare il Rosario; non c’è tempo per comunicare; non c’è tempo per stare insieme; la televisione od il telefono ci assorbono. Quei due amici hanno provato a riprendere in mano la Corona ed immettere nella loro vita quotidiana altre immagini, quelle del «mistero che salva». Hanno riprodotto nella loro casa il clima della povera ed umile casa di Nazareth: hanno posto Gesù al centro, condividono con lui gioie e dolori, attingendo da Lui la speranza e la forza per il cammino. Il Rosario per i giovani di oggi può apparire una preghiera poco adatta al loro gusto, alla loro vita frenetica, al loro correre. Possiamo però arricchirla nelle nostre comunità con opportuni accorgimenti simbolici e pratici, che ne favoriscono la comprensione e la valorizzazione. Forse riuscirebbero a recitarla con l’entusiasmo tipico della loro età. Oggi siamo davanti a nuove sfide, a momenti difficili per la Chiesa. «Perché non riprendere in mano la Corona, ci esorta il Papa, con la fede che ci ha preceduto?».

Quei due amici, fortemente impegnati nella vita quotidiana, hanno trovato il tempo, il desiderio, la gioia e la serenità di recitare il Rosario, ed allora perché non provare?